capitolo ventitré

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Alice.
10 settembre 2023.
Domenica.

Finalmente era giunto il giorno del fidanzamento di mamma e Alberth.
Tutte le persone che si trovavano in casa, erano in ansia.
Le uniche che sembravano più tranquille erano i ragazzi; che se ne stavano in giardino a gustarsi una bevanda, mentre c'era chi sguazzava in acqua e chi prendeva il sole.
Mamma era chiusa nella sua camera con la stilista da ore ormai e Alberth era rinchiuso nel suo ufficio.
Mentre per quanto riguarda me e Swami, ce ne stavamo in camera mia e le stavo asciugando i capelli. Risultava un impresa.
Quella chioma riccia e folta, sembrava non asciugarsi mai.
Me ne stavo con il turbante in testa da circa un ora.
Perché Swami non mi lasciava respirare un attimo.

Se ne stava seduta sul bordo del letto a testa in giù mentre io raccoglievo i suoi ricci nel diffusore.

Il suo abito a sirena, affiancava il mio sul letto.

«Non vedo l'ora!», squittì la bionda alzando la testa euforica, mi affrettai a rimproverarla perché ancora non avevo finito.

«Abbassa la testa! Non vengono bene altrimenti»

«Scusa!»

Si rimise nella stessa posizione di poco fa.
___

I capelli erano ancora un po' umidi, quando il telefono mi segnalò la batteria scarica.
Spensi il fono e me ne andai in camera, nella convinzione di trovarci il caricatore, ma non fu così.
Era sparito.

Dove l'ho messo adesso?

Andai in soggiorno, ma non c'era neanche lì

«Mamma! Il mio caricatore?!», urlai per farmi sentire.
Ma non arrivava risposta.
Sbuffai e non volendo risalire fino alla sua camera, iniziai a cercarlo.

«In cucina!»

Mi rispose Swami dalla sua camera ed io corsi dove mi aveva indicato e lo trovai poggiato sulla penisola.

Lo avevo lasciato stamattina mentre facevo colazione.
Lo agguantai e feci per uscire quando la corporatura possente di Mason, mi bloccò il passaggio e ombrò la mia figura.
Alzai la testa confusa; mi feci di lato ma lui mi spezzò nuovamente i passi, così ripetei il gesto dall'altra parte ma lo fece anche lui.

Fammi passare cretino!
Ho da fare!

Lo fulminai con lo sguardo e lui mi risposi con un sorrisino divertito.
Si portò le braccia al petto e solo a quel punto notai che si trovava in costume.
I muscoli dei suoi bicipiti sguizzavano non appena li irrigidiva.

«Fammi passare», mi imbronciai portandomi le braccia al petto.
Alzò lo sguardo sui miei capelli.

«Sono ancora bagnati»
«Infatti, se ti sposti vado ad asciugarli»

L'intelligenza non fa parte della bellezza, vero?

«E se non voglio?»

Mi provocò avanzando verso di me.
Il profumo di menta mischiato a quello del cloro mi invase.
Istintivamente smisi di respirare.

Non mi mossi dal mio posto, fece sfiorare il suo petto nudo con la mia canotta bianca

«Ti conviene», lo mi minacciai.
Feci per sorpassarlo ma me lo impedì

«Spostati», sputai stizzita dal suo atteggiamento

«Uh... e questo caratterino? Da dove esce?»

Rise divertito

«Mi istighi tu»

Se non se ne va all'istante, mi sfogo su di lui!

«Ti svelo un segreto».
Mi paralizzai seduta stante, quando si incurvò alla mia altezza e avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
La sua guancia ruvida a causa del filo di barba, mi sfiorò la tempia. Il suo profumo aveva ivaso la mia zona vitale.

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