capitolo venti

5.1K 115 7
                                    

Mason.

Credevo che stando chiuso dentro a quelle sbarre, il ribrezzo che provavo nei miei confronti potesse svanire, invece no... si era amplificato.
Alla fine della corsa mi vedevo sempre nella stessa maniera... una creatura orribile che non meritava alcuna pietà.

Uscii dalla doccia e avvolsi un asciugamano attorno al mio bacino.
La quantità estrema di bagnoschiuma che avevo usato, mi stava bruciando le narici.
L'odore di menta si era propagato su tutto il bagno.
Aprii la finestra per lasciar uscire i vapore, poi me ne andai in camera.
Finii di asciugarmi e indossai una semplice tuta grigia.
Oggi era sabato e domani ci sarebbe stato il fidanzamento ufficiale di mio padre con Dana.
Non l'avevo mai conosciuta prima, ne avevo solo sentito parlare; e dalla descrizioni di mio padre, mi diede l'impressione come se volesse rimpiazzarla.

Beh, mio padre non ha capito un cazzo.

Lasciai i capelli bagnati e mi andai a stendere sul letto, avevo tutti i muscoli indolenziti, oggi mi ero allenato più del solito e avevo sfinito anche Liam, che poverino era arrivato a chiedermi pietà.

«Mason...?» la voce squillante di Swami fece irruzione nella mia camera, voltai leggermente la testa nella sua direzione e la trovai sullo stipite della porta e aveva i suoi occhioni puntati sulla mia figura.

Si venne a sedere accanto a me, mi alzai con il busto e le feci spazio.
Il suo dolce profumo di fragola mi era mancato da morire, forse era l'unica cosa che mi era realmente mancato in questi sei anni.
Mi accigliai confuso quando vidi che mi stava esaminando silenziosamente il viso, senza emettere una parola.

«Che c'è?», chiesi dolcemente spostando la testa di lato.
Gli angoli delle sue labbra si inclinarono, formando un sorriso

«Mi sei mancato»

Sussurrò con foce tremante. Vidi i suoi occhi diventare lucidi e si morse il labbro inferiore, come a trattenere le lacrime.
Un nodo mi si formo in gola e non mi permetteva di parlare, così le misi un braccio dietro alla testa e la invitai ad abbracciarmi, lei non se lo fece ripetere due volte e si strinse al mio petto.

«Anche tu mi sei mancata fragolina»

'Fragolina' era il nomignolo con cui l'avevo battezzata da quando aveva pochi mesi, perché profumava veramente di fragola.

«Non te ne andare più».
Mi supplicò stringendo la mia felpa nel suo pugno, presi a districargli i capelli con le dita.
Erano cresciuti dall'ultima volta, anche lei, era cresciuta molto.
Era uguale a mamma.

«Non me ne vado più», la rassicurai e le baciai affettuosamente la testa.
Improvvisamente scattò seduta e per un attimo il mio cuore si fermò.

«Devo andare, Alice mi deve aiutare a ripassare Storia»

Alice?
Ah sì, la ragazzina con la lingua lunga.

Dio l'avrei voluta uccidere la scorsa sera con Ethan e Mike, aveva rischiato veramente grosso.

«Va bene»

Dissi solamente e la lasciai andare via.

Il mio cellulare vibrò ed io lo estrassi dalla tasca.
Era Debora, e mi chiedeva se questa sera mi riunivo con loro al Loco.
Sinceramente non ne avevo veglia, oltre ad avere altri problemi a cui pensare, ma accettai lo stesso.

Spensi il cellulare e lo lasciai sul cuscino, nel frattempo mi alzai e uscii dalla mia camera per andare in cucina.
Entrai e trovai la ragazzina che stava con il cellulare in mano, lei puntò i suoi occhioni nocciola sulla mia figura, la ignorai e andai a frugare qualcosa nel frigo.
Sentivo il suo sguardo bruciarmi le spalle.
L'avevo beccata un paio di volte a fissarmi.
Ma non avevo tempo da perdere con una ragazzina che non sapeva tenere la bocca chiusa.

Il principio di tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora