capitolo sei

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Alice.

«Alice, dobbiamo parlare»

«In che zona di Manhattan
ti trovi?»

«Se arrivo, chiariamo?»

«Lo so che stai leggendo»

«Ti prego rispondi».

Continuai a leggere e rileggere quei messaggi  con i battiti del cuore accelerati e la gola secca.
Decisi di non rispondergli e mi andai a fare la doccia.

Mentre il getto d'acqua calda, scivolava sulla mia pelle liscia; lui continuava a tormentati la mente.

2 mesi prima.

«Oggi glielo dirai?», chiese Arianne, mentre era impegnata ad applicarsi il mascara.
Ero seduta sul suo letto a gambe incrociate, senza smettere di torturarmi una ciocca di capelli; era un vizio che avevo quando mi saliva l'ansia.

Oggi pomeriggio mi sarei dovuta vedere con Michael per spiegargli meglio tutto ciò che riguardava il trasferimento; fino ad ora glielo avevo solo accennato, ma ora, che mancano poco più di due mesi, lui doveva sapere.

«Come pensi che reagirà?»
«Non lo so. . . »

Io e Michael stavamo insieme da ormai 6 anni, sono sempre stata consapevole del suo lato geloso e possessivo nei miei confronti; ma avevo sempre giustificato questa cosa, come un

"Lo fa perché ha paura di perdermi"

Nel pomeriggio mi vestii e andai da lui; avevamo appuntamento fuori alla gelateria che frequentavano ormai da anni.
Durante il tragitto continuai a pensare ad ogni sua minima reazione; mentre tenevo ben stretto il volante dell'auto, ma le mani presero a sudare obbligandomi a levarle e a passarle sui miei jeans per asciugarle.
Feci questo per tutto il tempo, e quando arrivai persi appositamente tempo per trovare parcheggio, nel frattempo pensai al discorso che avrei dovuto fare.

Mi incamminai all'interno della gelateria e subito lo vidi seduto al nostro solito tavolo, con davanti una coppa di gelato.

Mai una volta che mi aspetta.

Sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi e mi diressi da lui.

«Ciao Michael», mi chinai per dargli un bacio sulla guancia, e si sporse leggermente verso di me.
Mi sedetti difronte a lui e presi anche io la mia ordinazione: fragola e amarena.
Ormai era da quando ero piccola che prendevo solo qusti due gusti, anzi, non ricordavo di aver provato mai altro.

«Sei stata da Arianne?», fu la Prima cosa che mi chiese.
A lui non piaceva affatto che avessi Arienne come amica, perché secondo lui non era adatta a me.

Annuii fingendo di controllare l'orario dal cellulare, così da evitare la sua occhiata fulminante che mi stava bruciando la pelle.

«Quante volte ti ho detto che non vogli... »
«Non siamo venuti qui per parlare di lei», lo interruppi fulminandolo con lo sguardo.
Lui si ammutolì lasciandosi sfuggire uno sbuffo.

«Va bene, quindi? Parla.» mi invitò sorvolando.
Presi un lungo sospiro e pensai bene a come formulare ogni singola parola.

«Riguardo al trasferimento... Ho saputo che quest'uomo ha dei figli, so che una di loro è femmina»

«Il resto? Maschi?» domandò con fare interrogatorio.
Annuii intimorita e mi concentrai sul gelato che mi era arrivato da poco.

«Mh.», disse soltanto.
Alzai lo sguardo e vidi che si era stravaccato spavaldamente sulla sedia, e che si stava passando la punta della lingua tra i molari, così da levare i restanti pezzi del gelato.

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