capitolo quarantaquattro

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Alice.

Indietreggiai per non essere colpita dalla porta, che si aprii bruscamente.

«Ma che ci fai qua!? È il bagno delle donne!» urlai, quando la figura alta e pompata di Mason mi si parò davanti.
Sussultai quando mi afferrò bruscamente per il polso e mi fece rientrare in bagno; che fortunatamente era isolato.
Chiuse a chiave la porta e mi trascino con lui.

«Ma che stai facendo!? Lasciami! Sei impazzito!?»

Stavo sclerando e l'idea di essere chiusa dentro ad un bagno, sola con lui, mi preoccupava.
Mi fece sbattere contro il lavandino e per attutire la botta, dovetti aggrapparmi con le mani.
Lo osservai con la fronte corrucciata.
Indossava solo un paio di pantaloni della tuta. Il suo profumo mi inebrio completamente.
Si era fatto la doccia anche lui.

«Puoi ripetere quello che hai detto prima?»

Ringhiò, facendo aderire il suo corpo al mio, coperto solo da un asciugamano.

«Che stavi facendo e se eri impazzito, ma questo che c'entra?»

Lo guardai sconcertata.
Lo vidi sogghignare e negare con la testa.

«No no. L'ultima cosa che hai detto prima di andartene»

Sorrisi vittoriosa.
Avevo fatto centro.

«Che mi avevi dato un idea su quello che mi aveva fatto la radiografia al culo. Tra l'atro si chiama Logan. Perché? Non ti sta bene?»

Sussultai quando mi afferrò per la vita, mi sollevò e mi fece sedere sul lavandino.
Mi aggrappai ad esso per non cadere.

«Ma che fai!?»
«Ah, si chiama Logan? Interessante»

Con una mano mi allargò le gambe e si mise tra di loro.
Trattenni il respiro e le mie guance presero ad avvampare, insieme a tutto il mio corpo.

«È interessante anche lui, sai?», continuai nel farlo incazzare. Ultimamente era diventato il mio hobbie preferito.

Ma mi ammutolì del tutto quando posizionò entrambe le mani dietro al mio sedere e mi fece in avanti, fino a farmi scontrare con lui.
Mi aggrappai alle sue spalle larghe e allenate.

«Davvero?»

Il suo viso era particolarmente vicino al mio e i nostri profumi si stavano mescolando tra di loro.
Il fiato mi mancò quando prese ad accarezzarmi la coscia nuda. Le sue dita andarono oltre l'asciugamano, e il mio cuore perse non so quanti battiti.

La carne mi prese fuoco sotto al suo tocco a tratti possessivo.

«Davvero» confermai.
Piantai la mano sulla sua per fermarla, visto che stava viaggiando un po' troppo per la mia salute mentale.

«Perché? Ti ha infastidito?»

Alzai un sopracciglio e sogghignai. Mi prese il mento tra il pollice e l'indice e mi obbligò a guardarlo.
Le due lune erano scure, quasi nere, non si vedeva neanche più il grigio che disolito le ricopriva.
Andai in apnea quando annullò la poca distanza che ci divideva. La mia intimità nuda colpì la sua, coperta dai pantaloni e la sua mano mi sostenne la schiena ancora bagnata.

Non rispose.
Mi prese entrambi i polsi, portandoli dietro al suo collo, facendomi aggrappare a lui; poi mi sollevò ed io gli circondai le gambe intorno al suo bacino.

«Mettimi giù», ordinai ad un palmo dal suo viso.
Mi sorresse piantando entrambe le mani sui miei glutei sodi per l'allenamento subito.
Lo vidi sogghignare e si incamminò alla nostra destra...

No! Le docce!

Cercai di dimenarmi, ma non mi diede via di scampo.
Entrò in una box e aprii l'acqua, tra l'altro ghiacciata; mi colpii bruscamente bagnandomi nuovamente.

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