capitolo quarantuno

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Alice.

Ora che gli è preso?

Stizzita, seguii Liam e Noah in macchina con Josh, mentre Mason, pensava a sua sorella.
Nel vederla in quelle condizioni, per poco non svenni. Ero andava a controllare come stesse e quando la trovai in bagno, mi stavo per sentire male.

Liam, pensò ad avvertire suo padre, così lui e mamma, ci raggiunsero con la macchina di Alberth.
___

«Ha solo perso i sensi, la stiamo tenendo sott'occhio» ci avvertì il dottore.
Me ne stavo seduta accanto a mamma, che si stava coprendo il viso con le mani; e Alberth, insieme ai fratelli, stavano chiacchierando con il medico.

Me ne stavo con i gomiti sulle cosce e il mento sorretto dai palmi.
Gli occhi mi bruciavano e la testa aveva iniziato a farmi male.

Chiusi gli occhi, agitando le gambe nervosamente.

Una mano si posizionò su di esse per fermarle.
Alzai lo sguardo e trovai quello chiaro di mamma.

«Tesoro mio... »

Aveva la voce rotta dal pianto. Mi poggiai con la testa sulla sua spalla, mentre lei prese ad accarezzarmi dolcemente la guancia.

«Mi sono spaventata a morte» ammisi con voce tremante

«Lo so, tesoro»

Alberth ci raggiunse. Il suo viso era infranto e preoccupato.
Io e mamma lo guardammo, aspettando che ci dicesse qualcosa.

«Non é nulla di grave, fortunatamente»

Tirai un sospiro di sollievo e mi alzai, per farlo sedere vicino a mamma.
Mi avvicinai ai ragazzi, in particolare a Noah e Liam, che sembravano veramente sconvolti.

«Vi porto un caffè?» chiesi. Dovevo uscire da quel corridoio; mi stava per venire un'attacco d'ansia.
Noah negò con la testa, invece Liam annuì.

«Liam, già ne hai presi tre, in quaranta minuti»intervenne Noah, beccandosi una fulminata dal fratello.

«Non me ne frega un cazzo», lo ammonì il biondo, portandosi le mani sul viso, sfregandolo nervosamente.
Imprecò qualcosa di incomprensibile.
Mi accasciai alla sua altezza e gli presi le mani nelle mie.

«Ascoltami»

Attirai la sua attenzione. Stava tremando e si allargava in continuazione il colletto della felpa.

Stava per avere un attacco di panico.
Lo vidi da come prese a tremare e da come si mordeva l'interno guancia.

«Vieni con me»

Lo presi per mano e lui si alzò senza opporsi.
Scendemmo le scale e uscimmo.
L'aria fredda della notte, ci colpii le braccia nude; dalla fretta ci eravamo dimenticati le giacche.

Si accese una sigaretta e si appoggiò ad un muretto, che si trovava a qualche metro lontano dall'entrata.
Indossava una felpa e aveva tirato su il cappuccio.

«E fuori pericolo», cercai di tranquillizzarlo. Aveva gli occhi gonfi e intravidi una lacrima rigargli la guancia. Gliela catturai con il pollice e gli presi in viso tra le mani.

I suoi occhi chiari si scontrarono con i miei.

Entrambi ci voltammo, quando in lontananza vedemmo arrivare Perla.

«Che è successo? Come sta Swami!?»

Alzò la voce affannata per la corsa.
Mi venne incontro ed entrambe ci scambiammo un bacio sulla guancia; poi rivolse lo sguardo a Liam, che abbassò il suo, evitandolo.

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