capitolo sessantatré

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Attenzione!
Questo capitolo contiene scene forti e altamente disturbabili.
Vi prego di non leggere almeno la prima parte se siete facilmente disturbabili.

Ho trovato difficoltà io stessa a descrivere determinate scene; ma erano necessarie per comprendere al meglio la storia di Mason e gli errori che ha fatto.

Dopo questo piccolo avviso, vi lascio alla vostra lettura💕
___

Mason.

Le sue urla le sentivo rimbombare nelle orecchie, mentre sprofondavo in lei con una forza immane.
Ad ogni penetrazione, la sua fica si richiudeva in automatico. La tenevo bloccata sotto di me e in una mano racchiudevo la sua folta chioma bionda.

«T-ti prego basta! Mi fai male!», i suoi singhiozzi mi imbottivano la mente.
Ero avvolto dalla libidine, che mi offuscava la mente e mi tappava i timpani.

Un ringhiò lussurioso abbandonò le mie labbra quando le spalancai ancora di più le gambe e la penetrai fino in fondo; la sentii lacerarsi intorno al mio cazzo, mentre un urlo soffocato graffiò amaramente l'aria.

Sentii qualcosa di caldo colare lungò la mia erezione. Abbassai lo sguardo e trovai delle chiazze di sangue che si spargevano lungo il lenzuolo bianco.

Mi morsi la lingua e mi sforzai ad alzare la testa per non guardare.
Puntai a gli occhi della ragazza che avevo sotto di me.
Piangeva e continuava a dimenarsi.
Il corpo era cosparso di lividi e tagli, che io stesso le avevo procurato.

Strinsi tra le mani il seno piccolo esposto.
Misi talmente tanta pressione che le mancò il respiro.
Tremava, tanto che ormai non piangeva più.
Aveva il viso rivolto di lato pur di non guardarmi, delle lacrime continuavano a rigarle all'angolo degli occhi per poi cadere sul lenzuolo.

La sua piccola fica non voleva proprio saperne di rilassarsi e ogni volta faticavo a penetrarla.

Non sentendo le sue urla, mi stavo innervosendo.
Il pensiero che potesse piacerle, mi mandava in bestia.
Doveva soffrire, dovevo fargliela pagare a quel pezzo di merda.

Scattai con lo sguardo alla mia destra e trovai la bottiglia di birra che avevo lasciato sopra al comodino qualche minuto prima.
L'avverrai e la stappai; rovesciai la consistenza liquida sopra il ventre della biondina, che a contatto con le ferite, la fecero urlare per il bruciore crudo.

Una volta vuota uscì da lei.
Non le diedi il tempo di riprendere a respirare, che la penetrai con il collo della bottiglia.
Emisi talmente tanta pressione che si spaccò al suo interno. Altre urla si liberarono per la stanza e prese a scalciare, invano, perché la tenevo bloccata.

Il sangue si propagò ovunque, colando lungo le sue gambe e per fino sulle mie mani.
___

Aprii gli occhi con il fiato sospeso e mi misi a sedere, con il cuore a mille e in un bagno di sudore.
Mi portai i palmi tremanti difronte agli occhi e li osservai con un nodo in gola.

Le urla continuavano a torturarmi la mente e cercai di tapparle tappandomi le orecchie.
Mi lasciai ricadere contro il cuscino e presi a fissare il soffitto avvolto nell'oscurità della notte.

Sono un fottuto mostro.

Mi vergognavo di me stesso e di ciò che avevo fatto a quella povera ragazza.
Le immagini della sua fica spaccarsi contro il mio cazzo, mi martoriavano il cervello.

Dovetti alzarmi e piombai in bagno.
Aprii il rubinetto del lavandino e presi ad ingurgitare acqua, nel tentativo di affogare quello strazio.

Mi bagnai anche i polsi, poi racchiusi le mani un una conca e mi gettai l'acqua gelida sul viso; facendomi rabbrividire e svegliandomi del tutto.

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