capitolo trentatré

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Mason.

Uscii dalla doccia e avvolsi il bacino con un asciugamano, ignorai l'acqua che gocciolava e me ne andai in camera.
Indossai un jeans nero e una camicia bianca, che fasciava il mio torace e faceva intravedere i muscoli pompati, Negli ultimi mesi, avevo aumentato gli allenamenti, e i risultati erano ben visibili.

Asciugai i capelli ed infine spruzzai il profumo alla menta.

I miei fratelli già erano partiti, perché dovevano passare a prendere le ragazze, invece per Marika e Debora, ci pensava Ian.

Ma il mio pensiero fisso, andava alla ragazzina che si trovava nella camera accanto alla mia.

Chissà che cazzò si sarà messa, speriamo nulla di troppo appariscente, Ethan è sempre pronto a colpirla, in qualsiasi punto possibile.

La mia curiosità mi stava uccidendo, così mi lasciai trasportare dal mio cuoricino.

Che in teoria non sbaglia mai, ma il mio a quanto pare è rotto.

E uscii dalla camera, andando spedito verso la sua.
Senza degnarmi neanche di bussare, entrai.

Mi sopresi quando non la trovai, l'unica cosa che vidi erano una vasta scelta di vestiti sparsi sul letto, ma di lei nessuna traccia.
Poi quando sentii l'acqua scorrere da dentro il suo bagno, capii che si stava facendo la doccia.
Nell'attesa che finisse, iniziai a perquisire gli abiti scelti.

Tutti molto appariscenti.

«Cazzo, facevi sul serio allora quando hai detto 'Nessuna pietà '», le dissi quando finalmente uscii da quel bagno, che emanava vapore.
Nel vedermi emise un urlo e si strinse l'asciugamano che le avvolgeva il corpo, ancora bagnato e incredibilmente profumato; l'odore di zucchero a velo si era accentuato, fino a riempire tutta la stanza.

«Che ci fai qui!? Esci subito!» mi rimproverò raggiungendomi per poi strapparmi dalle mani un abito che le avevo rubato.

«Pensi davvero di indossare uno di questi?», ignorai i suoi scleri e andai dritto al punto. Lei, ormai rossa dall'imbarazzo, non riusciva neanche a pronunciare una parola senza un'imprecazione.

«Sì, ora esci, sono nuda!»

«No, hai un asciugamano, non sei nuda. Perché devi sempre esagerare?»

Mi voleva morto e per poco non le uscii pure il fumo dalle orecchie per la rabbia.

La ignorai nuovamente e presi un altro vestito.
Anzi, una tutina elasticizzata.

«Mason! Dai!», fece per riprendersela, ma la schivai.

«Questa ti fa vedere anche i peccati più profondi. Bocciata»

l'avevo vista indossare a molte ragazze ed eccitava da morire. Aderiva perfettamente ad ogni curva, senza ignorarle mezza.

«A me piace, forse metto proprio questa» mi provocò sedendosi sul letto e prendendo ogni vestito per esaminarlo.
L'asciugamano le se era alzato, scoprendogli gran parte della coscia, ma lei non ci fece caso.
Mi pentii di essere entrato, perché il mio amico iniziò a farsi sentire.

«Vuoi che cavi gli occhi a quel bastardo? Dimmelo e lo faccio», la guardai truce, per capire se fosse seria; e ahimè lo sembrava sul serio.
Non mi veniva difficile immaginarla con quella tutina addosso, e dio, dentro alla mia testa era illegale.

«Se esci, mi vesto e vedo cosa indossare»

Mi cacciò ed io persi le speranze.
Così me ne ritornai in camera.
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