Mr. Valentine chiese a gran voce chi volesse aver l'onore di iniziare il combattimento corpo a corpo.
Quella semplice domanda durò solamente un attimo, eppure nella mente di Dianna -che era ben consapevole di ciò che sarebbe accaduto- essa sembrò prolungarsi in eterno.
Dopodiché, come legati da una fune che univa i loro corpi, Tristan ed Eryx mossero un passo in avanti, gli occhi di uno fissi in quelli dell'altro. Da una parte, il volto superbo di Eryx, macchiato di aberrazioni fisiche che rendevano i tratti del suo viso quasi raccapriccianti -come il naso irregolare, dalle narici allargate- e dall'altra il volto di Tristan, sicuro, indisciplinato, indomito e troneggiante, che gli conferiva una sorta di atteggiamento carismatico che si presentò affascinante agli occhi di Dianna, il cui sguardo ispezionava attentamente la scena.
"Inizio io," disse Eryx, "contro Waves."
Mr. Valentine alternò lo sguardo da Tristan ad Eryx. "Il signor Waves è d'accordo?"
"Tremendamente d'accordo," rispose Tristan, la voce di un generale che non vuole farsi intimorire da un semplice soldato.
Dopo aver annuito, Mr. Valentine arretrò, portando una mano al fischietto e lanciando occhiate alle sue spalle per constatare dove stesse mettendo i piedi.
Gli studenti si radunarono sullo sfondo in una schiera di corpi fiacchi, incrociando le braccia al petto e vagando con gli sguardi ancora assonnati sulle due figure che ora si muovevano in circolo sull'erba: quelle di Eryx e Tritone.
Essi, infatti, presero a fissarsi furiosamente, iniziando a camminare su un ipotetico cerchio inciso sul terreno, come se ognuno evitasse il corpo dell'altro.
Tristan, come era solito fare, avvolse le maniche della maglietta sulle spalle, lasciando scoperta non solo una sottile peluria color bronzo, ma anche la linea scolpita dei bicipiti curvilinei.
Eryx fu il primo ad attaccare: si mosse veloce come un puma, correndo in direzione di Tristan e allungando le braccia verso il suo petto, ma non fu abbastanza rapido per impedire all'altro di replicare prontamente: Tritone, infatti, arrestò l'avanzata di Eryx posando le mani sulle sue spalle, in una sfida di forza.
Dianna notò i muscoli di Tritone rilevarsi come cavi d'acciaio.
Anche Eryx posò le mani sulle spalle di Tristan, tentando di spingerlo e farlo capitombolare sul terreno, ma ogni suo sforzo si rivelò vano, perché Tritone manteneva un portamento composto, intaccato solamente da uno sguardo crudele e maligno che, con l'immaginazione, osava ferire i tratti del volto dell'avversario.
Continuarono a camminare in circolo, ognuno sporto verso il corpo dell'avversario, le fronti che si toccavano, gli sguardi furenti che si allacciavano.
Oltre i loro corpi, però, si assistevano a scene di tutt'altra natura: gli spettatori ridevano, inclinavano i capi per esaminare minuziosamente ogni azione e si sporgevano verso i compagni, commentando con un vivo senso critico -o con spirito di ammirazione- ogni mossa dei due ragazzi.
Solamente Dianna era consapevole della realtà che si celava dietro quello che poteva apparire come un banale e scolastico scontro corpo a corpo: si nascondeva un odio protratto per anni, secoli, millenni; si nascondevano traumi, litigi, rivalità, sfide; si nascondevano due animi che, sin dalla nascita, erano stati allenati alla competizione reciproca.
Ma nessuno sembrava comprenderlo.
Dianna, in lontananza, nonostante non avesse altra scelta se non quella di ascoltare con orecchio assente il monologo di Jana -che creava un monotono sottofondo- riservava occhiate molto attente alla scena dinanzi a sé, e ciò rientrava nella più completa normalità.
La domanda a cui la sirena non riusciva a trovare risposta, però, era perché il suo cuore palpitava tanto convulsamente ogni qualvolta notava Eryx spingere con rabbia contro il corpo di Tristan.
"Quindi, hai capito quello che ti sto dicendo?" La voce di Jana, ora, proruppe più viva che mai.
Dianna tentò di riavvolgere il nesso logico del discorso, come un filo in una matassa. "Sì... certo, continua," rispose distrattamente.
"Non mi stai ascoltando."
"Sì, lo sto facendo." Dianna mentì.
Jana rimase in silenzio per un istante e Dianna la vide incrociare le braccia al petto, testarda. "Allora sapresti dirmi cosa ho detto sino ad ora?"
La sirena si costrinse a voltare lo sguardo verso l'amica, per non mostrarsi eccessivamente distratta e intrappolata dal giogo della presenza di Tristan. "Sì, insomma... hai detto di... di Byron, di sua madre..."
Jana chiuse gli occhi, consumò un gran sospiro, arricciò le labbra e respinse la rabbia nei meandri più bui del suo corpo. Poi riaprì gli occhi. "Non è vero! Tu non mi ascolti! Fingi di ascoltarmi, ma la tua mente è altrove, e io non ho bisogno di un interlocutore muto." La voce di Jana espresse una rabbia sottile unita ad una grande offesa. Infatti voltò il capo e guardò oltre il cortile, lo sguardo fermo, ma gli occhi che si muovevano furtivamente verso Dianna, nella speranza che quest'ultima notasse il suo risentimento e le rivolgesse parola.
E Jana ottenne ciò che voleva.
Dianna si voltò fulminea e la sua capigliatura fiamma fendette l'aria. Raccolse tra le proprie le mani di Jana e, quando l'amica voltò lo sguardo particolarmente soddisfatta, le disse: "Hai ragione. Ero distratta. Ma ora dimmi..."
Il rancore precedente di Jana sembrò annullarsi, come il tratto di una matita su un foglio che viene poi cancellato rapidamente da una gomma. Jana si schiarì la gola. "Ciò che stavo tentando di dirti è che non mi dispiacerebbe se al prossimo turno qualcuno mettesse a terra Byron."
"Questo è sadico."
"No, questa è vendetta." Gli occhi di Jana si spalancarono e, dopo aver lanciato una breve occhiata in direzione di Byron e dopo aver inumidito le proprie labbra senza accorgersene, mormorò: "Così potrebbe comprendere il dolore che mi ha provocato."
Un urlo rabbioso imperversò prima che Dianna potesse replicare. Lo sguardo della sirena fu nuovamente ipnotizzato dalla visione dei corpi di Eryx e Tristan furiosamente allacciati.
Eryx barcollò: Tristan aveva allacciato le braccia al suo collo, aveva stretto la morsa attorno alla sua gola e, ora, lo rovesciò a terra con maestria, come fosse una fune da sbattere al suolo con rabbia. Ciò a cui Tristan non aveva badato, però, erano le mani di Eryx aggrappate alla sua maglietta, dunque, cadendo, Eryx trascinò Tritone con sé.
I due corpi sembrarono fondersi: le gambe di Eryx si avvolsero attorno alla vita di Tristan, intrappolandolo, mentre le sue braccia premettero contro le spalle dello stesso, tentando di allontanarlo e di rovesciarlo sotto il suo corpo.
Ma Tristan, sin dalla più tenera infanzia, aveva ricevuto un ferreo addestramento: sapeva combattere. E- Dianna ne era certa- in quel momento non era spinto solamente dalla furia maschile, dalla vendetta, dal desiderio di supremazia: le sue mosse erano dettate dall'esperienza, dall'agonismo. Dianna provò a figurarlo nella sua mente: un bambino dall'intricata capigliatura dorata, vestito di una lunga clamide bianca, che s'affannava a seguire le istruzioni del suo maestro, gli occhi socchiusi, la pelle inzaccherata di sabbia, i muscoli del collo irrigiditi, le braccia già robuste e le gambe doloranti per le percosse ricevute; poi immaginò l'espressione vittoriosa di quel bambino quando, alzatosi dal campo di battaglia, poteva alzare un braccio al cielo con trionfo, notando il nemico steso lascivamente a terra, senza sensi.
E questo era ciò che Dianna vedeva in quel momento: un Tritone maturo, che però imprimeva più forza sul proprio corpo per sbaragliare l'avversario, gli occhi accesi di una sfida ancora più acerba, la pelle ora sporca dei residui verdognoli di erba, i capelli disfatti e le sopracciglia incurvate sopra lo sguardo traforante.
Vedeva un Tritone che attendeva con bramosia la vittoria.
Tristan allacciò le mani attorno ai polsi di Eryx, premendogli le braccia ai lati del capo per impedirgli ogni movimento, mentre tentava di fare leva con le ginocchia sul terreno per alzarsi.
Il palpitare spasmodico del cuore di Dianna accelerava il proprio ritmo ad ogni spinta, ad ogni calcio, ad ogni colpo.
La folla di studenti alle loro spalle s'infervorò in un clamore tendenzioso: una grande maggioranza lanciava grida di incoraggiamento a Tristan, riconoscendo la sua forza, mentre una ristretta minoranza, forse mossa da un sentimento di compassione, parteggiava per Eryx.
Solo dopo qualche istante Dianna si accorse che stringeva le dita attorno al tessuto della propria gonna, strizzandolo terrorizzata.
Ma la voce di Jana risalì in cima più tonante che mai: "Come credi debba agire, allora?"
La sirena, che si era nuovamente eclissata dalla conversazione e che non aveva quindi seguito il flusso delle sue parole, bofonchiò: "Che cosa?" Tuttavia, il suo sguardo era ancora rivolto su Tristan.
Jana sembrò essere delusa e con voce querula disse: "Cosa credi debba fare con Byron?"
Dianna tentò di obbligarsi a voltare il capo in direzione di Jana, ma, ogni volta, le sue intenzioni parevano maledette: infatti il suo sguardo era sempre trattenuto lì, sulla stessa scena. Rispose con voce distratta: "Dovresti... affrontare la situazione... sai... Byron ha baciato Ashley quando è stato colto da un momento di irrazionalità... non ragionava... è stato spinto dalla debolezza..."
Jana sembrò impaziente di trovare una risposta più soddisfacente. "Quindi?"
Nel contempo, Dianna vide Mr. Valentine farfugliare qualcosa di incomprensibile tra le labbra e muovere veloci passi verso i due avversari quando comprese che il combattimento stava assumendo una piega più che seria.
Eryx spinse Tristan sotto di lui. Lo graffiò sulle labbra e sul mento.
"Quindi..." Dianna prese tempo.
"Quindi?" insistette Jana.
"Quindi dovresti organizzare qualcosa... dimostrargli che sai essere un buon partito su cui confidare... che sei un'amica..."
L'espressione prima fiduciosa di Jana si tramutò in frustrazione e indignazione. "Un'... amica? Amica?"
"... devi distrarlo..."
Jana soppesò le parole di Dianna, raccolse le mani in grembo e fissò un punto in lontananza, più precisamente uno stelo d'erba che seguiva un'altra inclinazione rispetto ai suoi simili, come se quello sguardo fisso le donasse la giusta concentrazione per esprimere un parere obiettivo sul consiglio di Dianna.
Quest'ultima non poté far altro che essere lieta di quell'improvviso silenzio: ora poteva pattugliare con più perizia la scena dinanzi a sé.
Mr. Valentine avanzò con il fischietto ciondolante sulla camicia sudata e si sporse verso le figure di Eryx e Tristan. "Può essere abbastanza. Avanti i prossimi."
Ma i due non accennarono ad alzarsi: in realtà, ognuno intensificò la presa sul corpo dell'altro. Eryx prese tra le mani i capelli di Tristan e li tirò con forza; l'altro serrò la mascella, mugolò iroso, strinse le mani attorno al collo di Eryx, piegò il ginocchio contro il suo petto e, in un unico movimento ratto, lo spinse via.
Eryx rimbalzò a terra più volte, come un sasso lanciato in acqua, poi fece per schermarsi il viso dall'impatto con il suolo, ma non fu abbastanza rapido: la sua guancia fu sfregiata dal colpo e le sue tempie sembrarono gemere silenziosamente. Dopodiché si alzò con titubanza, le gambe tremanti e l'equilibrio instabile, e sollevò lo sguardo su Tristan. Quest'ultimo si era già alzato e dalle sue labbra pendeva un rigagnolo di sangue scuro, che scivolò lungo il suo collo. Tritone fregò il dorso della mano sulle labbra e, quella che prima era una semplice goccia di sangue, ora diventò una chiazza vermiglio che imbrattò la sua guancia sinistra.
Senza avere il coraggio di ammetterlo, Dianna pensò che quel viso sporco di sangue nascondesse qualcosa di estremamente affascinante ed irresistibile.
Eryx, contagiato dall'ebbrezza delle urla degli studenti in suo favore, una volta riacquistata parte della forza, corse in tutta fretta verso Tristan.
Probabilmente contava sulla speranza di spingerlo nuovamente a terra.
Ma ciò che ricevette in risposta fu solo un colpo alla mandibola che lo fece cadere al suolo più straziato di prima. Tristan, infatti, mosse il braccio in avanti e il suo pugno chiuso si fracassò contrò il viso di Eryx.
Il pubblico trattenne il respiro.
Il vento sembrò cessare di ululare per un istante.
Il sole sembrò spegnere la propria luce.
Ogni corpo parve congelarsi.
Le dita arrossate di Tristan pulsarono quando Eryx sprofondò sull'erba come un corpo esanime. Il colpo alla mandibola lo aveva frastornato in maniera irreversibile.
Tritone rimase lì, in piedi, per un istante, a fissare quel corpo indebolito, quasi frantumato, scheggiato. E sorrise con una sinistra soddisfazione.
Dianna immaginò il suo silenzioso urlo di vittoria, il suo braccio alzato al cielo.
Ma Tristan non alzò nessun braccio in segno di trionfo: bensì si avvicinò al corpo di Eryx -che stava tentando di riavvolgere le forze per aprire gli occhi- e lo squadrò con occhio sprezzante. Sopra di lui, Tritone si stagliava rigido come uno stendardo, come un fucile, una presenza suprema: le spalle robuste, il petto sudicio, la maglietta sporca, i capelli scarmigliati, il volto sanguinante.
Ma era abbastanza in forze per piegarsi su Eryx e sputare sopra il suo corpo con fregio.
Incurante dei richiami severi del professore alle sue spalle e dei commenti allibiti e critici dei compagni, Tristan si dileguò e la sua schiena disegnò una sagoma robusta in lontananza, la camminata disinvolta ma dura.
Eryx, con una fatica immane si voltò verso l'avversario lontano e, dopo aver rischiarato la voce di piombo, urlò: "Te la farò pagare, bastardo! E sai bene che so dove colpire!"
Gli sguardi di Eryx e Tristan si mossero in simultanea in direzione di Dianna: il primo la osservava con occhio minaccioso e perverso, il secondo con apprensione, agitazione, elogio.
E amore.
Dianna avrebbe voluto studiare ancora per un istante lo sguardo che Tristan rivolgeva nella sua direzione, ma le sue intenzioni furono interrotte dall'intervento di Jana, che disse con euforia: "Dici che Byron ha bisogno di distrazione? Bene, ottima osservazione. Allora domani si parte per Miami."
********************
Tristan ha steso Eryx, muahahaha, il nostro piccolo (mica tanto) guerriero biondo!
E ha infierito sul suo corpo! *gioisce*
Povera Jana però... tenta sempre di allacciare una conversazione, ma Dianna è presa da lui, dal biondone! *voce da cronista*
Che ne pensate del combattimento?
E cosa credete succederà a Miami tra i 6 ragazzi? Ne vedremo delle belle!
Passate nella mia pagina Facebook dedicata a questa storia, "Alexandra-writes on Wattpad" e votate e commentate!
Grazie mille a tutti!
STAI LEGGENDO
L'inevitabile attrazione
FantasyUna tremenda battaglia infuria nelle profondità del mare, dove le acque giacciono meditabonde. Dianna Cox, giovane sirena dalla bellezza fiammante, è costretta a rifugiarsi in un istituto della Virginia, quando Poseidone dichiara guerra alle vecchie...