"Come temevo..." Bentesicima inarcò un sopracciglio durante la lettura e le sue labbra si piegarono in una smorfia di disgusto. Ad ogni istante che trascorreva, le dita e le unghie si conficcavano sempre di più sulla carta antica e rinsecchita dal tempo, e i suoi occhi si ottenebravano ad ogni lettera che vi vedeva incisa ad inchiostro.
Roda osservava perplessa la sorella e, colta da un impeto di curiosità, fece per sporgersi e per leggere il contenuto della lettera che aveva tanto attirato l'attenzione di Bentesicima, ma questa allungò una mano e la tenne a distanza.
Quando ebbe finito di leggere, Bentesicima alzò lo sguardo furioso, fissò un punto indistinto in lontananza e le sue mani si abbassarono reggendo la lettera. Le sue dita si racchiusero rabbiose attorno alla carta, increspandola e triturandola in tre grandi pezzi, come se Bentesicima volesse riversare ciò che sentiva nel cuore su qualcosa di materiale.
"Che stai facendo?" Roda lesse nel suo volto una guerra silenziosa.
Solo a quel punto Bentesicima si riscosse: osservò la sorella e ammiccò a ciò che rimaneva della lettera tra le sue mani, la posò sullo scrittoio e ricompose accuratamente i lembi della carta spezzati. Poi allungò un dito e indicò un paragrafo al termine della missiva.
Roda stese il collo e lesse:
Numerose sono le profezie! Badate, siete tenuti a conoscere una: arriverà quel giorno in cui un dio perderà il senno e una tremenda battaglia capovolgerà le sorti del mondo. E per amore, poi!
Questo sentimento rende gli dei ciechi, balordi e guerrieri, ve lo assicuro.
Roda non seppe come commentare. Si ritrasse lentamente con lo sguardo ancora rivolto alla lettera, deglutendo rumorosamente: sapeva cosa saettava ora nella mente di Bentesicima, sapeva che era un pensiero sinistro, malvagio, ardente come una freccia infuocata.
Bentesicima allungò le mani verso i propri capelli, ne raccolse le ciocche e le intrecciò velocemente in una crocchia disordinata sulla nuca, e un ciuffo dorato ricadde sulla guancia improvvisamente esangue quando rialzò il mento con sussiego, senza proferire parola, silenziosa, letale.
Roda insistette: "Che cosa stai facendo?"
"A me è negato invitare a corte l'ipparco più stimato degli abissi, e mio fratello può perdere il senno per una sguattera qualsiasi? Oh, no, adesso la faremo rigare dritta." Poi Bentesicima prese a recitare: "Ah, già, farò, perché tu sei una vigliacca e ti neutralizzi in ogni situazione rischiosa: hai sempre avuto paura di affrontare le difficoltà. Ma non importa, io lavorerò da sola, come ho sempre fatto." E, rivolgendo un sorriso pragmatico e mistico alla sorella, un sorriso che nascondeva un temibile sotterfugio, Bentesicima si ricompose sulla sua coda e fece per raggiungere la porta.
Roda, però, la fermò con voce improvvisamente perentoria: "Tu non andrai da nessuna parte."
Bentesicima, dapprima, le volse le spalle bronzee, poi si girò e le sue scapole sembrarono profondersi in scatti minacciosi quando la guardò. "Tu dici?"
"Nostro fratello non ti permetterà né di alzare voce e né di sollevare un dito contro di lei. Stanne fuori e marcisci con la tua invidia e la tua gelosia, Bentesicima."
Quest'ultima aprì la bocca in un moto di stupore, trattenne il respiro e chiuse gli occhi. Poi espirò lentamente, serrò le labbra e le riaprì solamente per dire: "La sirenetta dai capelli rossi marcirà con me, allora. E svegliati, Roda!" Si diresse verso la sorella e, posandole le mani sulle spalle, la scosse violentemente, quasi volesse svegliarla da un sonno che, però, vedeva solo lei. "Dianna gli farà perdere il senno! C'è scritto lì!" Accennò con il capo alla lettera sullo scrittorio. "È una chiara profezia e tu sai bene che le profezie si avverano, altrimenti non si chiamerebbero tali. Se Tritone perderà il senno, perderà anche la guerra. E non possiamo permetterci di venire schiacciati dai Titani perché nostro fratello è stato colpito dalla freccia di Eros." Pausò per un istante. "Quindi, togliti dai piedi o seguimi."
"No." La voce di Roda era ferma ed inflessibile. Con un rapido gesto delle spalle si liberò dalla stretta di Bentesicima e osservò con sprezzo le sue mani che si allontanavano da lei. "Non sto dalla tua parte. E ora lo vedrai."
Vedendo la sorella superarla e camminare in direzione della porta, Bentesicima disse con sospetto: "Dove vuoi andare?"
"Ad avvertire Tritone che una delle sue due sorelle è la megera più infima e spregevole che gli Abissi abbiano mai conosciuto."
Bentesicima la seguì e le afferrò il braccio, costringendola a voltarsi. Nei suoi occhi, che ora si restrinsero e sembrarono rilucere di fuoco e faville, esplosero le intemperanze. Persino le sue iridi parvero assottigliarsi, donando al suo sguardo un fascino felino e truculento. "Un altro passo e ti faccio spogliare, appendere ad un palo all'ingresso della reggia e marcire sino a che di te non saranno rimaste che le ossa. Hai già attirato l'attenzione di Kassandros, ho visto come ti guardava al banchetto dell'altro giorno."
Roda arrossì, ma non rispose.
Bentesicima continuò, la voce ora più passionale, più tragica, più drammatica, più grave. "Quindi sii prudente a non attirare l'attenzione della mia vendetta." E poi staccò le grinfie dal braccio della sorella e, considerandola un istante con lo sguardo che corse lungo il suo corpo, si voltò bruscamente e la crocchia intrecciata sulla nuca si sciolse in morbide onde bionde sulla schiena. Poi sparì oltre la porta e la sua presenza mutò in un'eco lontana.
Roda rimase sola, in piedi nell'ufficio di suo padre. Sullo scrittoio e sul pavimento erano posati e aperti distrattamente i registri e alcuni documenti sfarfallavano ancora nel vuoto sotto le braccia del vento marino che si allungavano dalle imposte spalancate. Sapeva che avrebbe dovuto riordinare ciò che l'impeto di sua sorella aveva sfatto, ma sospirò: nel profondo del cuore, sapeva che suo fratello Tritone aveva bisogno di amare. E nel profondo dell'anima, era vicina a Dianna.
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Il grande emiciclo profumava di acqua, vapore, sale e di calma piatta.
Davanti alle tre grandi vasche -dove erano rispettivamente immerse Dianna, la regina Anfitrite e la principessa Roda- era stato allestito un piccolo palcoscenico sul quale era ora in atto la tragedia di Alcesti, e tutte quelle voci, quei canti e quelle parole innalzavano il valore della fedeltà.
Alle loro spalle, invece, si stendeva una larga e concava parete di pietra, colorata dal baluginio cristallino delle sfumature dell'acqua che vi si riflettevano dolcemente.
Dianna lanciò un'occhiata alla sua sinistra e notò Anfitrite -il cui corpo bianco, nudo e divino era ammirabile dalla trasparenza delle onde in superficie- reclinare il capo verso il bordo della vasca, chiudere gli occhi e gemere piacevolmente alle carezze e ai massaggi delle mani delle ancelle.
Dalla sua pelle si sollevava un profumo intenso di rose di Pieria.
Roda, alla sinistra di sua madre, sdraiava nella sua vasca, ma -nonostante il piacevole sottofondo delle voci degli attori e l'altrettanto carezzevole tocco delle ancelle- teneva il capo drizzato e lo sguardo fisso su un punto indistinto, come se la sua mente fosse esposta alle intemperie in un altro, lontano mondo.
Di tanto in tanto, Dianna la vedeva deglutire.
La sirena, invece, di tutte era la più irrigidita: avrebbe preferito trascorrere del tempo con suo padre, perché non si sentiva all'altezza e abbastanza degna per presenziare ad un bagno assieme alla madre e alla sorella di Tristan. Dunque, stringeva le braccia in grembo e non posava la schiena contro il materiale freddo della vasca, ma restava ritta e seduta, con le spalle bianche e bagnate ed il seno florido e nudo nascosto dal velo dell'acqua.
I suoi capelli erano raccolti dietro le orecchie in grandi ciocche impregnate di acqua, sali e unguenti, e sprigionavano scintille rosse ogni volta che venivano colpiti dalla luce declinante del sole.
Anfitrite fu la prima a parlare e, con il capo ancora gettato all'indietro e gli occhi chiusi, si rivolse alla figlia: "Dov'è tua sorella?"
A Roda sembrarono freddarsi le parole in gola. Schiuse le labbra e voltò il capo verso la parete opposta, nascondendo il profilo del suo viso e rispondendo sommessamente: "Io... non lo so, madre."
"È a far danno da qualche parte?"
Ora, Roda raggelò. "Non lo so, madre," ripeté. Quando si voltò, le sue guance erano paonazze e, in qualche modo, a Dianna parve di vedere aleggiata la menzogna su quel viso.
Ne seguì un attimo di silenzio e di parole indugiate.
La regina, poi, si mosse nella sua vasca e un paio di rivoli d'acqua scivolarono sulle braccia delle ancelle, quando sguazzò delicatamente per voltarsi verso Dianna. Aprì gli occhi. "Mio figlio sembra innamorato di te."
Dianna rialzò il capo e vide in Anfitrite la bellezza proibita che aveva generato un fascio di luce di meraviglia come Tristan. Annuì impercettibilmente, ma l'imbarazzo e la vergogna la portarono a tacere.
"Mio figlio non si era mai innamorato, prima d'ora. Eppure -oh!- aveva molte corteggiatrici." Anfitrite spalancò gli occhi con sincero stupore, come se stesse visionando nei suoi pensieri la vicenda che si stava apprestando a raccontare. "Ricordo un giorno di molto, molto tempo fa. Era il matrimonio di uno dei più fedeli e rispettabili generali dell'esercito di mio marito e si sarebbe tenuta una cerimonia in grande pompa, con tutti i fasti e le ricchezze che spettano all'unione tra un grand'uomo e una giovane altrettanto degna.
"All'epoca Tritone aveva diciassette anni, non aveva ancora raggiunto l'immortalità e si guadagnava il favore del padre militando nel corpo di guardia reale. Ricordo come quella mattina, avvolto da un lungo mantello rosso e da un cimiero d'oro, marciasse assieme ai suoi compagni attraverso il sentiero che avrebbe condotto lo sposo verso il teatro dove si sarebbe tenuta la cerimonia." Anfitrite sospirò. "Non vi fu neppure un capo che non si voltò verso di lui quando il corpo di guardia entrò nello spiazzo del teatro al seguito del futuro sposo. Ogni sguardo percorreva il suo volto quando Tristan entrò nell'achivolto.
"La sposa sopraggiunse poco dopo fasciata dalla sua veste nuziale, bella come Afrodite, dal viso luminoso come una stella e la pelle candida come la nebbia. Ma non si avvicinò al suo promesso. Bensì guardava mio figlio, nascosto sotto l'archivolto ombrato. Dopodiché fuggì, e quando le chiesero perché si fosse tirata indietro, rispose che Eros aveva scagliato una freccia nel suo cuore il primo istante che aveva visto quel un soldato biondo con gli occhi cristallini." Anfitrite proruppe in una risata argentina."La giovane offrì a Tritone la sua persona, assicurandogli che si sarebbe donata a lui completamente, ma egli non volle, rifiutò." La regina pausò per un istante. Osservò i drappeggi che l'acqua aveva creato sulla superficie e li accarezzò delicatamente, come se non volesse romperli. E sospirò. "Poi cambiò tutto. Tritone cambiò: da soldato a generale, e ora da generale a comandante supremo dell'esercito. Ho provato, ho provato con tutte le mie forze di donna a frenare la sua indole, a deviarlo dalle sue scelte compromettenti, ma ogni volta che lui mi supplicava con quei meravigliosi occhi cielo, il mio amore di madre vinceva sulle mie paure. Ma ora... ora le mie paure sono tornate a galla. Non si può soffocare per troppo tempo qualcosa che non siamo capaci a nascondere, qualcosa che tornerà in superficie con tutto il suo peso."
Dianna, ora, era terribilmente assorta. I suoi occhi erano limpidi e si adombravano di tanto in tanto quando percepiva nelle parole di Anfitrite macchie opache di malinconia. Poi chiese, con voce incerta. "Quali... quali paure?"
"La paura di perderlo. La paura di vederlo sdraiato sul campo di battaglia senza più vita in cuore."
A quel punto, Dianna raggelò, più fredda dell'acqua nella quale era immersa.
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Ho saputo che molte di voi non sono riuscite a visualizzare il capitolo 54. Qualora incappaste nello stesso problema in futuro, togliete e rimettete la storia alla vostra biblioteca.
Comunque, Roda è dalla nostra parte, yeeeee! Cosa avrà in mente la malvagia Bentesicima (o Bentecosa, come qualcuno di voi la chiama)?
Anfitrite, da madre, ha chiaramente paura. Ma questo suo timore può essere considerato qualcosa di reale? Si vedrà.
Questo è un capitolo di passaggio, ma spero vi sia ugualmente piaciuto.
Nel prossimo capitolo... eheheh, Tristan, Dianna ecc. incontreranno alcune persone mooolto speciali.
Fatemi sapere che ne pensate! Votate e commentate!
Grazie mille!
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L'inevitabile attrazione
FantasyUna tremenda battaglia infuria nelle profondità del mare, dove le acque giacciono meditabonde. Dianna Cox, giovane sirena dalla bellezza fiammante, è costretta a rifugiarsi in un istituto della Virginia, quando Poseidone dichiara guerra alle vecchie...