Capitolo 27

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Kristiàn si dimostrò puntuale e, ora, mentre percorreva con Dianna il lungo corridoio ottuso del Massbury Insitute, sul suo viso luccicava un sorriso particolarmente compiaciuto e fermo, che si prolungò durante tutta la camminata, come se la ragione che lo causava fosse così importante che trattenersi dall'esternare la gioia era impossibile. Il ragazzo reggeva tra le braccia un piccolo blocco di appunti dal quale s'affacciavano timidamente numerosi fogli, alcuni ridotti a brandelli e altri che lottavano per rimanere intatti, mentre la giacca di rigore era stesa sull'incavo del suo braccio, nonostante le folate quasi artiche di gennaio.

La sirena, invece, sosteneva un'andatura raffinata e diligente: i suoi passi non erano mai né troppo lenti e né troppo rapidi, e dunque questo perfetto equilibrio le conferiva un atteggiamento particolarmente nobile e inconsueto. I capelli ancor profumati dall'ultima doccia e il viso imporporato fanciullescamente dai rossori del freddo invernale erano palesemente oggetto delle occhiate furtive di Kristiàn.

"Spero che non ci sia la bibliotecaria..." Il ragazzo parlò.

"Perché?"

"Insomma, perché... spesso, sai... " Kristiàn iniziò ad intrecciare le dita dietro il covo del blocco degli appunti, come se quel gesto lo aiutasse ad esprimere meglio i suoi pensieri. "Ecco... è spesso molto sudata e con la sua presenza la biblioteca si ricopre di un tanfo davvero irremovibile..."

"Oh..."

Quando giunsero dinanzi ai battenti della biblioteca -due portenti che svettavano alti e spaventosi in un soffitto a volta- Dianna notò le vetrate delle porte intaccate dai margini di macchie grigiastre oramai fossilizzate.

Deglutì.

Kristiàn spinse la mano contro i battenti e aprì la porta: guardò a destra, a sinistra ed in ogni direzione per constatare se poter tirare un sospiro di sollievo oppure no. "Ottimo, non c'è. In questo modo posso ancora avvertire il profumo dei tuoi capelli." La sua risata si fece nervosa e imbarazzata, mentre il tono di voce si affievoliva ad ogni parola.

Dianna alzò lo sguardo, altrettanto ricoperta di onta: apprezzava le sue parole, ma al contempo le trovava costrette, obbligate, come schematizzate. Ma si limitò ad osservare la biblioteca: nascosti dietro le alte e vecchie mensole di una libreria -probabilmente o quasi sicuramente risalente ad un secolo addietro- piccoli circoli di studenti si ammassavano a leggere le pagine di qualche volume sconosciuto, spintonandosi a vicenda, mentre qualche anima solitaria –prettamente femminile- stringeva sulle spalle la giacca dell'uniforme per combattere gli sbuffi di vento che provenivano da una finestra senza imposte, e dunque impossibile da richiudere. Tuttavia, la stanza era silenziosa e Dianna fu obbligata a non rompere quel silenzio esprimendosi in sussurri concisi.

Dianna indicò poi un piccolo tavolo di studio poco lontano. "Potremmo... potremmo sederci là."

Kristiàn annuì particolarmente accondiscendente e fece scivolare sul tavolo il suo blocco d'appunti. Poi rimase in piedi, indeciso -o pensante- sul da farsi. Dopodiché, ridestandosi, mentre Dianna stava percorrendo il perimetro del tavolo per sedersi, lui la precedette e con una quasi comica goffaggine le scostò la sedia. "Prego."

Dianna sbatté più volte le palpebre. "Grazie."

Kristiàn pestò in ritirata e si sedette dinanzi a lei, posando il capo sulla mano e increspando la pelle della fronte con le dita come se stesse riflettendo su un argomento della massima importanza.

La sirena sfogliò invece il suo libro di chimica, le cui pagine erano decorate dagli schizzi del caffe che Jana aveva sottratto furtivamente alle cucine e bevuto con una particolare euforia, usufruendo del libro di Dianna come sottobicchiere. Poi parlò: "L'esperimento è da presentare a Mr. Warren entro giovedì, giusto? Jana ed Elena quando hanno intenzione di svolgerlo?"

L'inevitabile attrazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora