Quelle parole toccarono il punto più nevralgico della sensibilità di Dianna: la scossero profondamente e innescarono nella sua testa una sfilza di dubbi e domande a cui però era impossibile trovare una risposta.
La sirena sapeva solamente -e con certezza- che un sorriso era affiorato sulle sue labbra a quella rivelazione, quasi la aspettasse inconsciamente da tempo. Dunque aveva posato la mano incerottata sul petto di Tristan e aveva alzato debolmente lo sguardo sorpreso, per leggere negli occhi di lui un timore così intenso che i tratti del suo viso si deformarono per un istante.
Tritone mosse lo sguardo in ogni dove fuorché su Dianna, sino a quando quest'ultima non decise di abbattere quel grande muro che divideva i loro cuori prendendogli il mento tra le mani e costringendolo a guardarla, per fargli notare il brillamento che le infervorava lo sguardo tacito. Dopodiché, nella più ispida tempesta di silenzio, la sirena aveva posato il capo sulla spalla di Tristan e aveva chiuso gli occhi, addormentandosi con il ricordo -che, tuttavia, si faceva sempre più fioco e scemava lentamente- delle mani di lui strette attorno alla sua vita.
Quando riaprì gli occhi, il cielo era sul fare dell'alba.
I colori s'avvicendavano brillanti all'orizzonte, come screziati dalle sfumature delle pietre preziose più rare: un delizioso rubino sfiorava le vette dei monti del Piedmont in lontananza, descrivendone i contorni e baciando le loro pendici, mentre un energico color ambra macchiava le sagome della coltre di nubi affossata nel cielo, imbracciandola come la cornice di un grande quadro.
Tristan era alla guida e Dianna era ancora abbracciata a lui. Quando lo sguardo della sirena si fece più nitido, osservò con perizia i rilievi muscolosi del suo braccio steso verso il volante, ma si donò anche qualche istante per levare l'attenzione sul profilo del suo volto, analizzando la linea perfetta del suo naso regolare. Dai vetri traslucidi del finestrino filtrava una colonna di luce dorata che si riflesse sugli occhi di Tristan.
Il ghiaccio miscelato a quel color miele sembrava la ricetta dell'ambrosia.
Dianna osservò la curva folta delle sue lunghe ciglia e il modo in cui le sue palpebre tremavano convulsamente per un fugace attimo quando la luce rimbalzava sul parabrezza e lo abbagliava improvvisamente.
Mentre la sua mente era occupata a domandarsi con quale abilità Tritone riuscisse a destreggiarsi tra la guida e l'infonderle calore, Dianna strinse le braccia attorno al suo collo e Tristan ne dedusse che era sveglia. Le lanciò un'occhiata veloce, gli occhi imperscrutabili e -forse- appositamente imperscrutabili.
La sirena gemette e si sistemò tra le sue braccia, gli occhi che ripresero il loro continuo e curioso sbattere. "Dove siamo? Siamo arrivati?"
"Sì, siamo a Jacksonville, ma non è la cittadina che ci interessa. Dobbiamo raggiungere la costa," rispose Tristan, le mani che accarezzarono il volante per deviare la direzione della Chevy e imboccare una profonda curva che lambiva un tratto boscoso affiancato ad un vasta campagna trascurata. "Siamo appena usciti dalla US-17 Business. Il litorale è poco lontano e dobbiamo raggiungerlo il prima possibile. Se il mare non è in tempesta, ci immergeremo subito. O meglio, questo è ciò che mi auguro, ma dubito che il fato vorrà esaudire i miei desideri." Tristan mosse leggermente il capo e si sporse per osservare le grinfie incombenti del cielo attraverso il parabrezza opaco. "Il clima della Carolina del Nord è generalmente molto umido, soprattutto in inverno, e sarebbe un azzardo immergerci in un oceano di cui le onde sono sfumate dalla foschia." Accelerò un poco e, superando in una corsa sfrenata qualche carico speciale che barcollava tra la corsia di destra e quella di sinistra, s'immise nella carreggiata rettilinea di un ponte che sovrastava un largo fiume pigro e flemmatico, la cui acqua sbatteva torpida contro le sponde fangose per poi tornare a riappacificarsi dormiente.
Un largo viale a senso unico -delimitato da un grande cancello in ferro battuto poco lontano- si aprì dinanzi ai loro occhi, sgusciando tra qualche fila di alti palazzi dove le prime persiane iniziavano a spalancarsi con cigolii sonnolenti. Dopodiché, Tritone svoltò verso il grande parcheggio vuoto di un piccolo supermercato dalle serrande arrugginite e scribacchiate e, con una sgommata, si affacciò su una stretta via alberata. Si sporse oltre Dianna per constatare che la corsia fosse sgombra e vi condusse la Chevy.
Dianna era rimasta a fissarlo, chiedendosi se i suoi occhi sagaci si fossero accorti del suo sguardo. Con voce timida, espresse una domanda sottintesa. "Sembri conoscere molto bene questa cittadina."
Un lieve sorriso errò sulle labbra di Tristan. "Anche la conoscenza degli ambienti stradali s'intensifica dopo circa duemila anni di vita."
Attraversarono un modesto centro abitato, dove il ciglio della carreggiata confinava con marciapiedi dissestati e con qualche spiazzo erboso dove giacevano un paio di biciclette dimenticate, le cui ruote giravano sotto la spinta di una leggera brezza mattutina. Dopodiché, Tristan s'inoltrò in una lunga via che sarebbe stata interamente deserta, se non fosse stato per l'incombere funereo di una sfilza di robusti pioppi i cui rami si ergevano verso l'alto, aprendosi poi a ventaglio per lasciar intravedere sullo sfondo un cielo che stava riacquistando la luce della vita dopo il sonno buio della notte.
Dianna fu quasi soppressa dalla tentazione di chiudere nuovamente gli occhi e di lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo, ma il secco stridore di un finestrino che si abbassava la ridestò.
La sirena riuscì ad udire lo scroscio del mare che si stendeva verso la riva. Allungò il collo di un poco e sogguardò con occhio sorpreso i drappi delle onde che s'intrecciavano, s'inerpicavano una sopra l'altra, ambendo al predominio, per poi strisciare insieme verso l'arco ghiaioso sulla sabbia. L'orizzonte, però, pareva uno spettro indistinto, sfumato.
Accanto al ciglio sinistro della carreggiata correva uno strano marchingegno in ferro battuto. Dianna increspò la fronte. "Che cos'è?"
"È il binario di un treno."
"Un..." La sirena provò a rimembrare le parole di Tristan, "treno?"
"Sì, è un mezzo di trasporto più veloce dell'automobile."
"Oh."
La fiorente luce del giorno, accampata dietro qualche nuvola solitaria, batteva sui parapetti in legno e sulle crepe che strisciavano sull'asfalto, le quali -talvolta- si biforcavano come lunghe dita scheletriche.
Le ruote della Chevy calpestavano di tanto in tanto qualche rivolo di ghiaia a bordo strada, lasciando schizzare sui finestrini alcuni granuli di sabbia.
Tristan percorse l'infinito rettilineo, sino a che un paio di baite solitarie e scardinate non si sostituirono ad un villaggio rustico.
Poco dopo, Tritone frenò la corsa e la Chevy prese a camminare languidamente. Le mani del ragazzo strisciarono veloci sul volante e lo mossero verso sinistra. L'automobile inchiodò a bordo strada con un rauco uggiolio e Tristan sfilò le chiavi dal blocchetto d'accensione, stringendole nel palmo della mano. Dopodiché aprì la portiera e strinse i fianchi di Dianna. "Scendi."
La sirena smontò dal sedile e rassettò sulle gambe la gonna del lungo vestito, il cui tessuto le sferzava la pelle sotto gli schiaffi del vento.
L'alba sembrava aver portato con sé una brezza gelida, succhiata dai monti ghiacciati del Nord, ma Dianna non aveva freddo, perché il pizzicore che la lana lasciava sulla sua pelle sembrava bruciarle ogni percezione. Quindi attraversò a grandi falcate la strada deserta, avvertendo sotto le suole degli stivali la breccia dell'asfalto sgretolarsi, e portò le braccia attorno alle spalle, mentre la treccia le sbatteva sulla guancia.
Salì una piccola gradinata in basoli, ricoperta da qualche ceppo di erbaccia mista a sabbia e si appoggiò con i gomiti al parapetto ancora bagnato dall'evidente pioggia che era lacrimata dal cielo la notte precedente, mentre -alle sue spalle- Tristan apriva il baule della Chevy e vi estraeva un paio di grandi buste aggiuntive che caricava sulla spalla.
Dopo aver chiuso per un istante gli occhi, Dianna guardò il panorama dinanzi a sé: per splendere, l'alba doveva lottare con i dardi plumbei delle nuvole che striavano il cielo, mentre il mare stramazzava con le sue sfumature opaline dietro una vasta spiaggia concava dalla sabbia bianca come la cera. A Oriente, dentro un modesto promontorio boscoso, scosceso e roccioso, era scavata una piccola grotta buia, mentre ad Occidente la strada si allungava per altre miglia verso cittadine sconosciute.
La sirena volse lo sguardo a sinistra e notò una piccola baita dalle ringhiere e dalle scale in legno che scendevano verso la spiaggia. Dianna si chiese se qualcuno vi abitasse o se quel pezzo di mondo sarebbe stato vigilato solamente da lei e Tristan per qualche tempo.
Nell'aria dormiva una tranquillità profonda, che la mente stanca di Dianna descrisse però come solitudine.
Silenziosamente, sperò che ciò che aveva lasciato alle spalle non si cancellasse: voleva Jana, Elena, Byron e Kristiàn nel suo futuro. Avrebbe sentito la mancanza delle sensazionali scoperte astronomiche di Kristiàn, della sottile ironia di Byron, del silenzio e della profonda intricata immaginazione di Elena e della libertà e della profondità di pensiero che spirava dalla personalità di Jana.
Sostando sul ricordo di quest'ultima, Dianna ripensò alle sue parole.
Ricorda che l'unico modo per resistere alle tentazioni, è cedervi. Così diceva Oscar Wilde.
A quel punto, la sirena si voltò e scorse Tritone alle sue spalle, le mani occupate a reggere alcune buste, mentre un largo sacco pendeva dalla sua spalla.
E disse: "Baciami, Tristan."
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Scommetto che non vi sareste aspettate che sarebbe stata Dianna a fare il primo passo! MA FINALMENTEEEE! Chiaramente termino il capitolo qui, perché sono bastarda @.@
Non vi sentirò più chiedere: "Quando arriva il bacio?!", ma vi sentirò chiedere: "Quando arriva QUEL momento?" (Capitemi)
Ora gustatevi il bacio per il quale vi ho fatto sudare 45 -anzi, 46- capitoli, e a quel momento penseremo dopo *pervy*
Che ne pensate? Tristan la bacerà? Se sì, come avverrà?
Scusate se il capitolo è un po' più corto degli altri.
Fatemi sapere che ne pensate! Votate e commentate!
Grazie mille come sempre!
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L'inevitabile attrazione
FantasyUna tremenda battaglia infuria nelle profondità del mare, dove le acque giacciono meditabonde. Dianna Cox, giovane sirena dalla bellezza fiammante, è costretta a rifugiarsi in un istituto della Virginia, quando Poseidone dichiara guerra alle vecchie...