Capitolo 40

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Dianna vedeva ancora il terrore sul viso di Jana. Quest'ultima -dopo aver sbarrato per un'ultima volta gli occhi e dopo aver addentato e molestato il proprio labbro inferiore, il volto rigato da una profonda linea apprensiva che correva lungo la sua fronte- si voltò e tornò a ricomporsi sul proprio sedile. Dopodiché, braccando con lo sguardo i controllori che si muovevano di sedile in sedile, si sporse verso Byron. Dianna la sentì dire: "Fingi di dormire."
"Che cosa?" rispose sbalordito Byron, il tono più indignato che perplesso.
"Ti ho detto di fingere di dormire."
Byron cercò le parole in un balbettio confuso. "Ma perch..." E non fece in tempo a terminare la frase che la mano di Jana era già scattata in un sonoro schiaffo sul suo viso, facendogli gettare la testa contro il finestrino, mettendolo a tacere. Con le sue tempie, anche i suoi sensi sembravano essere stati sbattuti al vento, perché Byron non osò pronunciare una sola parola. Rimaneva piuttosto lì, pietrificato sul sedile, la testa reclinata contro il finestrino, gli occhi chiusi e la mandibola tesa.
Dianna si chiese se respirasse.
Anche Jana gettò il capo all'indietro, chiuse gli occhi e finse un sonno improvviso. Poi si sporse leggermente verso Byron e gli mormorò all'orecchio: "Russa, se necessario."
Intanto i tre agenti in divisa andavano avvicinandosi, calcando di tanto in tanto il cappello sulla fronte e rassettando sulla giacca scura lo stemma di pubblico ufficiale, forse sperando in tal modo di acquisire un certo onore. Quando uno dei controllori si fece vicino a Jana e Byron, allungò una mano, in attesa, ma i due ragazzi mantenevano gli occhi chiusi.
A quel punto, l'agente li richiamò con un veloce colpo di tosse. Inutile. Posò una mano su un fianco, la pazienza che scemava. Poi estrasse da una tasca interna della giacca un blocco di fogli rosa e rigirò tra le mani una vecchia penna dall'inchiostro quasi esaurito. La sua espressione si tese per un istante quando iniziò ad appuntare qualcosa su uno dei fogli. Dianna vide Jana aprire curiosamente e furtivamente un occhio, ma quando notò l'agente con la penna in mano, si affrettò a richiuderlo. Byron, invece, a stento conteneva un sorriso divertito, che celava fingendo uno spasmo incontrollato durante il sonno che lo portava a mordersi l'interno guancia.
La sirena scambiò un'occhiata con Tristan, ma egli appariva tranquillo, sicuro, disinvolto, certo della sua influenza.
Alla prima sosta dell'autobus, quando le porte si aprirono, Jana aprì gli occhi. Si voltò e osservò intensamente Dianna, Tristan e Kristiàn ed Elena poco lontani. Ammiccò alle porte aperte. Poi, veloce come la scia che una rondine disegna nel cielo quando perfora le nuvole, afferrò la mano di Byron e si precipitò fuori. Gli altri la seguirono. Anche Tristan, schizzando via, stringeva la mano di Dianna.
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Avevano corso circa due miglia per raggiungere il Patricia and Phillip Frost Museum of Science di Miami. L'edificio era uno dei più illustri prodigi dell'architettura moderna: le sue pareti color latte si affacciavano su un ampio parco desolato e freddato dalle gelide e serali folate invernali. La struttura esterna dell'edificio rendeva il museo simile ad un'enorme nave agganciata ad un porto, oppure ad una trireme in procinto di salpare. L'euforia di Kristiàn aveva spinto il resto del gruppo a dover confrontarsi con stelle, pianeti, galassie di natura artificiosa proiettati sulle pareti di enormi stanze grazie a qualche strano e complesso marchingegno.
Ogni qualvolta le stanze del museo -dapprima illuminate- cedevano il palcoscenico ad un buio denso che potesse far brillare la meticolosa riproduzione della volta celeste, Kristiàn aveva tirato un sospiro febbricitante, incassando l'aria nei polmoni e liberandola solamente per esprimere a parole la magnificenza di quanto stava osservando. Per una volta, Kristiàn non aveva avuto bisogno di un binocolo per vivere la propria passione, perché il suo lodato firmamento si stendeva dinanzi ai suoi occhi come un lenzuolo ricoperto di polvere di stelle.
Del resto della compagnia non si può descrivere il medesimo interesse: Jana aveva camminato per il museo con passo strascicato, alternando occhiate dalle sue unghie scheggiate alla schiena di Byron. Dianna aveva ipotizzato Jana avesse deciso di prestare attenzione alle proprie mani per evitare di avere lo sguardo eternamente incollato su Byron, perché -la sirena ne era certa- Jana, nel profondo del suo cuore, si odiava per aver permesso all'amore verso Byron di farle dimenticare che anche lei era importante.
Eleva aveva seguito Kristiàn per osservare come il volto di questi si contraesse dalla gioia; Byron aveva camminato con andatura sofferente, farfugliando tra i denti frasi sconnesse ad ogni passo; Tristan, invece, aveva tallonato la sirena e aveva osservato il planetario con occhio distaccato, come se fosse qualcosa che già conosceva.
Quando, in tarda serata, avevano abbandonato il museo, il volto di Kristiàn era apparso profondamente segnato da una mancanza, come se la lontananza da quell'edificio avesse contribuito alla denutrizione del suo spirito. Infatti, non aveva proferito parola durante tutto il tragitto verso la costa, limitandosi a fissare con sguardo vitreo i propri passi e a stringere al petto con possessività e bisogno l'oramai inutile biglietto di entrata al planetario. Solamente quando giunsero alla spiaggia deserta e infestata da un alone tetro e misterioso, Kristiàn si adoperò per riacquistare i sensi.
Il mare era una scura tavola lontana che braccava la riva con insistenza, colpendola un momento e ritirandosi un altro, sussurrando per un istante con una sommessa voce cospiratrice e tacendo il seguente. Sarebbe sembrata una distesa impenetrabile, nera ed infernale, se i bagliori della luna e delle stelle non si fossero riflessi sulla sua superficie, sprigionando luccicanti faville luminose, che lampeggiavano come piccole lucciole. La luna era lì, ferma, a fissare il mondo sempre con gli stessi occhi, con la stessa faccia e con lo stesso sorriso indecifrabile che la rendeva qualcosa di ancora più irraggiungibile. Non era come il sole, non era un cerchio di fuoco che emanava energia: era piuttosto un alone dorato, freddo, indolente, un trofeo immobile che sanciva la calma dopo la tempesta. Chiunque avesse deciso di rimanere lì a contemplarla, avrebbe nutrito il proprio cuore solamente di una triste malinconia. Però Miami cantava e brillava in sottofondo, lontana, creando un arco luminoso all'orizzonte. I sei amici si voltarono a guardarla per ricordare a se stessi che c'era ancora vita da qualche parte. Dopodiché, sedettero in cerchio sulla sabbia a gambe incrociate e allacciarono le mani alle caviglie. Kristiàn rivolse una breve occhiata al ventaglio di stelle nel cielo, e poi si voltò verso il resto del gruppo per dire: "Sapete che i pianeti influiscono sui segni zodiacali?"
Jana mugolò silenziosamente, portando le mani alle tempie e scuotendo il capo con sofferenza. "Ti prego, Kristiàn, basta."
"E ne crea di compatibili," continuò il gemello. "Ad esempio, il segno del Leone è compatibile con l'Acquario."
Jana alzò lo sguardo con una nuova vivacità. "Segni compatibili, dici?" sembrò soppesare la questione. Poi si voltò verso Byron. "Tu di che segno sei?"
"Toro."
Jana tornò a guardare il fratello e sussurrò, indicando prima se stessa e poi Kristiàn. "E noi?"
"Vergine," rispose il gemello.
Jana lanciò un'occhiata furtiva verso Byron, si assicurò egli fosse distratto, poi portò una mano di fianco al viso per schermare la propria bocca e la luce della luna illuminò le sue labbra che si schiusero per chiedere: "Grado di compatibilità con il segno del Toro?"
"Vergine e Toro?" Kristiàn riflesse per un istante, lo sguardo esperto. "Sono due segni molto affini."
Jana sbarrò gli occhi luccicanti.
Kristiàn spiegò: "Sono entrambi due segni di Terra, pratici, concreti, razionali. La Vergine subisce l'influenza di Mercurio, tende ad analizzare ogni dettaglio, ad esaminare le situazioni con freddezza e segno critico, ad avere il controllo su tutto, è un segno flessibile, prende in considerazione le nuove proposte della vita e... insomma, è un segno elastico. Il Toro no."
Jana deglutì e si accarezzò la guancia infuocata. "Continua."
"Il Toro è inflessibile nelle sue prese di posizione. Nessuno riuscirebbe a fare un lavaggio del cervello ad un Toro..."
Dianna alzò un sopracciglio, confusa da quell'espressione.
Kristiàn continuò: "... se crede in qualcosa crede in quello e basta. Preferirebbe ucciderti o farsi uccidere piuttosto che darti la soddisfazione di aver cambiato idea. È testardo."
Jana si espresse in un mugolio di apprezzamento e chiuse gli occhi, in estasi. "Adoro le persone testarde..."
"I Toro hanno un grande senso dell'amicizia, farebbero davvero tutto per un amico, però se vengono a scoprire di essere stati traditi o strumentalizzati diventano pericolosi. Sotto questo aspetto nutrono un grande senso di vendetta."
"Letali..." La voce di Jana sostava in bilico tra il sogno e la realtà.
Byron tornò in ascolto e incrociò le braccia al petto. "Sai che hai ragione? Mi sento denudato."
Kristiàn spalancò gli occhi e prese a gesticolare: alzò le braccia al cielo e indicò il vuoto. "So che ho ragione. Le stelle parlano, Byron."
Jana mise a tacere il fratello con un istintivo gesto della mano. "Continua. Voglio sapere di più sul segno del Toro."
Kristiàn si schiarì la gola. "Sono passionali, si lasciano trasportare dai sentimenti. Sono istintivi e impulsivi, difficilmente si perdono in lunghe riflessioni. Agiscono in base a quello che dice il loro cuore, capisci? Per loro il cervello passa in secondo piano. Non sono come i Gemelli, che riflettono e riflettono a lungo, i Toro agiscono e basta. E guai a te se critichi un Toro per le sue azioni! Sebbene sia consapevole dei propri errori, non ti permetterà mai di giudicarli, non ti confesserà mai di aver errato. Detesta le critiche. E non è superbia, è orgoglio. È molto permaloso; con un Toro bisogna essere cauti perché legge tra le righe, e una parola sbagliata potrebbe compromettere un'amicizia. Non torna sui propri passi."
"Tutto questo è così sensuale..." Il commento di Jana si perse nel borbottio del mare.
"E per la sua determinazione spesso esercita un certo magnetismo fisico sul gentil sesso..."
Jana annuì con vigore, consenziente. "Concordo."
Kristiàn pausò per un istante, raccolse le mani in grembo e fissò le sue dita, come se fosse in preghiera. In realtà, i suoi pensieri erano in elaborazione. Continuò il suo sproloquio dicendo: "Ma hanno due grandissimi difetti."
Jana levò lo sguardo, tremendamente attenta.
"La gelosia e la possessività," spiegò Kristiàn. "Il Toro sa dare calore ed amore a chi gli sta vicino, ma è altrettanto geloso delle stesse persone. È il segno più possessivo dello Zodiaco."
Jana grugnì e il sottofondo delle sue parole ruppe l'atmosfera quieta della sera. Appoggiò il gomito sul ginocchio e il mento sulla mano. Poi chiuse gli occhi. "Adoro le persone gelose. C'è qualcosa di tremendamente affascinante in loro."
Gli occhi di Dianna corsero su Tristan, al suo fianco. Ne scorse solamente il profilo illuminato dalla falce lunare. L'altro era in penombra, ma la sirena era certa vi fosse impresso un sorriso sarcastico. Con rinnovata audacia, Dianna aprì la mano sulla sabbia, vi fece leva e si slanciò verso l'orecchio di Tritone. Gli sussurrò con voce delicata: "Anche tu sei nato sotto il segno del Toro, per caso?"
Dianna sentì Tristan soffocare una risata e chinare il capo per incontrare la sua guancia. Anche lui si avvicinò al suo orecchio, ma la sua voce non era delicata: era prepotente, calda: "Forse è il mio ascendente."
Alla sirena sfuggì istintivamente un sorriso. Poi si affrettò a nasconderlo, non per timore qualcuno potesse scorgerlo -d'altronde, il buio imperversava come una roccaforte protettiva attorno a loro- ma per orgoglio: non voleva che Tristan fosse la causa del suo sorriso.
Dopo aver osservato Byron per un lungo minuto e dopo aver analizzato con più cura l'eco delle parole del fratello che ancora pulsava nella sua testa, Jana sciolse l'intreccio delle sue gambe e s'inginocchiò sulla sabbia, posando le mani sulle cosce. Sospirò e parlò, la voce pacata: "I segni zodiacali -se si è fortunati- possono rivelare qualcosa su di noi. Ma io credo che il rapporto che noi abbiamo con gli altri non dipenda dalle stelle," iniziò, poi aggiunse: "Scusami, gemello."
Kristiàn alzò le spalle con rassegnazione.
Jana continuò: "Credo che dipenda da come ci presentiamo davanti agli altri. Ognuno di noi è diverso e per questa ragione è speciale. So che può apparire come una frase troppo conosciuta e banale, ma è così: speciale significa non comune. E non c'è specialità senza distinzione."
Byron si stese sulla sabbia e si resse sui gomiti; dopodiché alzò una mano e gesticolò davanti al viso: "Oh, come sei profonda! Tipico di una Vergine, giusto, Kristiàn?"
Jana gli lanciò un'occhiata carica di irritazione.
Kristiàn parlò alla sorella indicando Byron e provando a giustificarlo: "I Toro hanno un'ironia sottile."
Jana portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e continuò, dondolando sui talloni: "Propongo un gioco: ognuno di noi deve descrivere ogni compagno e delinearne i pregi in almeno tre aggettivi." E si sporse verso il fratello, lo sguardo acceso di un'acerrima sfida. "E ti assicuro, Kristiàn, che nessun aggettivo sarà ripetuto, perché tutti siamo diversi dall'altro.
Scommettiamo?"
"Non voglio scommettere."
"Cosa?"
Kristiàn lanciò un'occhiata in direzione di Dianna, poi tornò a guardare la sorella: "Chi tra me e te vincerà potrà baciare la persona che ama."
Non fu un effetto ottico, non fu un'illusione, non fu il chiarore della luna: Jana impallidì pericolosamente. "Non puoi chiedermi questo."
"Allora," Kristiàn tamburellò con atteggiamento beffardo sulla spalla della sorella. "Accetti?"
"Certo." Jana si armò di orgoglio e squadrò il gemello con occhio sprezzante, e tornò a sedersi. "Non arretro davanti alle sfide." E mosse il capo verso Elena. "Page, inizia tu."
Elena, che stava osservando con sguardo inquirente la scena, trasalì un istante nel sentirsi interpellata. Dopodiché, raccolse le dita tremanti in grembo e alzò lo sguardo verso la compagna. "Credo che Jana sia..." si interruppe, "ribelle, decisa... spregiu-dicata."
La parola passò a Kristiàn. "Mia sorella è... onesta..." Aprì la mano per contare. Alzò il pollice. "eloquente... particolare."
Tristan evidenziò la propria apatia allacciando le braccia alle ginocchia e parlando tra sospiri annoiati. "Jana... domanda difficile. Credo sia... disinvolta." Alzò un sopracciglio. "Determinata e osservatrice."
Dianna sorrise timidamente e osservò il mare poco lontano per trovare ispirazione. "Jana è sincera, amichevole e divertente."
Jana si era mostrata grata e quasi commossa ad ogni aggettivo positivo a lei rivolto, e si era limitata a ringraziare rispettivamente con un sorriso Elena, Kristiàn, Tristan e Dianna. Ma quando la parola passò a Byron i suoi occhi si elettrizzarono.
Dianna pensò di scorgervi scintille.
"Jana è..." Byron si mostrò tentennante, ma allo sguardo supplichevole di Jana si affrettò a continuare: "fidata, passionale e... e ha un grande senso della dignità e della riservatezza. Non l'ho mai vista piangere."
Jana sorrise sinceramente: gli era riconoscente per aver espresso il suo pensiero in una frase e non in tre concisi aggettivi. Tuttavia il suo sorriso sparì con la stessa velocità con cui era affiorato.
Il tempo passò così: Elena fu descritta, in parole povere, misteriosa, silenziosa, pacata ed intelligente; Kristiàn fu rappresentato come un giovane calmo ma risoluto, appassionato e romantico, con l'eccezione di Tristan che lo descrisse come un codardo; Byron fu considerato estroverso e allegro, ma Jana sussurrò di trovarlo anche seducente; Tristan fu descritto enigmatico, colto e saggio, ma Dianna parlò con queste parole: "Tristan è... combattivo, tenace e..." Riflesse per un momento, prima di trovare l'ultimo aggettivo: "protettivo."
Tristan osservò le labbra di Dianna, incantato dal loro dolce schiudersi e altrettanto ammaliato dalle loro sfumature rosse che tanto si intonavano a quelle dei suoi capelli. Poi il suo sguardo risalì sul suo viso, delineando la morbidezza delle guance e degli zigomi, sino a posarsi sui suoi occhi mare. Vi lesse dentro l'infinito e pensò che anche ciò che provava nel guardarla era infinito. Ma era ancora indecifrabile.
Dianna, senza tentare di frenare i suoi istinti, gli restituì il sorriso. La sirena fu l'ultima ad essere descritta. Con l'eccezione di Kristiàn -che la descrisse semplicemente come una ragazza sensibile perché Tristan lo aveva minacciato con un'occhiata cupa- il resto del gruppo la definì altruista, imperscrutabile e ascoltatrice. Tritone, però, vide altro in lei. La fissò per un istante, inclinò il capo per soppesare il suo bel viso, si umettò le labbra e disse: "Delicata, dolcemente scontrosa e... amabile."
La sicurezza di Dianna si sgretolò a quelle parole. Se la notte non avesse racchiuso la spiaggia in una grande bolla, la luce del giorno avrebbe rivelato le sue guance fuoco, solleticate dalla strana e istintiva reazione che ingranò i battiti del suo cuore. Tristan e Dianna si guardarono per un istante.
La sirena leggeva sincerità nell'eco delle sue parole. Poi sorrise, ancora una volta, ma distolse lo sguardo, intrecciando le dita in grembo.
La conversazione continuò, ma Dianna non l'ascoltò veramente: era solamente un sottofondo monotono. La sua mente si accese nuovamente quando Jana disse: "Posso parlare in privato con Byron?"
A quel punto, lanciando frecciate con lo sguardo e ammiccando maliziosamente in direzione di Jana, Dianna, Tristan, Elena e Kristiàn si alzarono, disperdendosi lungo il sentiero di sabbia che serpeggiava accanto alla riva. Dianna camminò verso il mare. Aveva freddo e il vento irrequieto di febbraio le gelava le membra. Deglutì, ma anche la sua gola le parve ghiacciarsi. Avvertiva la scia intensa di salsedine perforarle le narici. Alcuni granuli di sabbia s'insidiarono dentro le sue scarpe, altri le macchiarono le calze. Ad ogni passo, la sirena sentiva il canto del mare avvicinarsi e cullare i suoi pensieri. Eppure, il suo era un riposo mentale temporaneo: sapeva che le continue domande che le disturbavano il giorno sarebbero ben presto riaffiorate. Sotto lo sguardo ispettore della luna, Dianna si sedette sulla sabbia. Tentò di incrociare le gambe e di piegarle sotto la gonna, ma il freddo le intaccava irremovibilmente la pelle. Pensò che il mare fosse seducente, avvolto nella sua ombra. La spuma non si distingueva più, aveva perso il suo candore. E pensò anche il soffio luminoso che rasentava la superficie dell'acqua fosse come una corazza contro le insidie del mondo. "Guardi il cielo?" Una voce alle sue spalle la fece voltare. Tristan aveva le mani infilate nelle tasche, la camminata lenta e lo sguardo che seguiva quello della sirena. "Sì."
Poi Tritone si sedette al suo fianco e, per un breve istante, Dianna pensò che il freddo si fosse attenuato, ma si adoperò con foga per rifuggire da quel pensiero. Egli piegò leggermente le gambe e abbracciò le ginocchia. Si chinò un poco e la camicia di rigore abbandonò la presa sul suo petto: ora, la luce della luna vibrava passionale sul suo sterno. Calore e gelo lottavano per il predominio. "Quelle sono stelle." La voce di Tristan si mescolò allo sciaguattio delle onde. "Le vere stelle sono quelle che vedi in cielo, non sui manuali di scienze. Nelle pagine dei libri sembrano denudate, spoglie, analizzate, non conservano più l'alone di mistero che tanto le caratterizza. Perché, infondo, ciò che è lontano, irraggiungibile, segreto e indecifrabile è più bello. Spesso la bellezza risiede dietro una maschera, e se lasci cadere questa, il fascino svanisce."
Dianna si voltò verso di lui, ad una spanna dal suo viso. Il suo profilo era baciato dalla luce di quelle stelle che aveva tanto elogiato le quali, ora, elogiavano lui. La sirena annuì, silenziosa.
Dopodiché, Tristan si mosse e si sfilò la giacca. La sistemò sulle spalle di Dianna e, quando la sirena lo guardò con occhio interrogativo, sfoggiò un debole sorriso e disse: "Mi sembra di aver capito che ti piacciono le persone protettive."
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Questo capitolo è moooolto lungo, se siete arrivati fino alla fine meritate una statua in vostro onore!
Come vi avevo anticipato, in questo capitolo sono avvenuti più fatti.
Jana che sbatte la testa di Byron contro il finestrino mi fa ridere, sinceramente, e Kristiàn versione Paolo Fox anche.
Ma passiamo a Tristaaaaan, che dolce! Le sue parole hanno fatto finalmente breccia nel cuore di Dianna.
E che ne pensate gesto del nostro Tritoncino alla fine del capitolo?
Attenzione, piccolo spoiler: dal prossimo capitolo cambierà TUTTO. Inizierà la vera storia.
Votate e commentate!
Grazie infinite!

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