Warning: Ci sarà presenza di violenza domestica in questo capitolo, se siete sensibili a tali scene vi prego di non leggerlo e se siete vittime di violenza domestica, vi prego di rivolgervi a qualcuno.-Impara a restare nel tuo posto, razza di donna ingrata.- continuò l'uomo, mentre faceva forza nella sua presa. -M-mi stai facendo male, lasciami. Ti supplico.- lo pregò la signora Yang, stringendo le sue sottili mani attorno al braccio del marito.
-T'ho detto di stare zitta!- urlò, lasciando la presa, facendole sbattere la testa contro il muro della cucina.
Jeongin, dall'altro lato della casa, all'assordante rumore, sembrò risvegliarsi. Si alzò, correndo al piano inferiore, avvistando la scena in cucina. Sua madre era stesa sul pavimento, la mano di suo padre stretta attorno al suo collo. Il sangue colava dalla testa di sua madre, mentre continuava a lottare.
-Lasciala stare!- urlò Jeongin, avvicinandosi al padre, lasciandogli un calcio sulle costole e notando la figura dell'uomo che si piegava a riccio. -Hah, vedo che sei diventato un ometto, eh?- domandò l'uomo, lasciando perdere l'attenzione da sua moglie, girandosi ad affrontare il figlio, che lo osservava minaccioso.
-Giovane Yang Jeongin.- gli sorrise, alzandosi e sferrando un pugno allo stomaco del figlio, che arretrò, finendo per sbattere la schiena contro il muro. -Che schifo, portare il tuo cognome.- replicò il minore, mentre il padre si avvicinava a lui, stringendo il pugno attorno alla sua maglia.
-Muto.- gli ordinò sferrandogli un pugno sullo zigomo destro, facendogli girare con forza la testa. -Mai.- rise Jeongin, rispondendo al pugno con una ginocchiata sullo stomaco del padre che arretrò.
-Non starò muto, puoi pure uccidermi, ma non ti libererai di me.- gli sorrise, il sangue che usciva da una gengiva spaccata, macchiando la sua intera bocca.
E tutto il trambusto aveva svegliato la piccola Yuna, che spaventata stava ascoltando il litigio e le botte, sentendosi spaventata. -Jeongin, mamma...- mormorò, mentre le lacrime attraversavano i suoi occhi. Improvvisamente, un ricordo di suo fratello, affiorì nella sua mente.
-Yuna, se sei in pericolo. Oppure io e la mamma siamo in pericolo, chiama qualcuno.- aveva detto un giovane Jeongin, mentre abbracciava la sorella. -Chi dovrei chiamare?- aveva richiesto la piccola, mentre alzava il suo volto sul fratello. -Chiama... qualcuno a chi vuoi bene.- le aveva risposto. -Ma non la polizia, non chiamare la polizia.- finì il discorso.
-Qualcuno a cui voglio bene... Chan oppa.- mormorò, mentre usciva dalla stanza dei suoi genitori, correndo nella stanza di suo fratello, il telefono ancora acceso si faceva notare sulle coperte e di corsa raggiunse il letto, osservando il telefono. Yuna aveva imparato da poco a leggere, ma dopo un po' di tentativi, riuscì a capire che il contatto che era fermo sulla schermata, era quello di Chan. -Com'è che faceva la mamma?- si domandò da sola.
-Fatto!- sorrise, quando una chiamata si avviò. Si portò il telefono all'orecchio, aspettando una risposta. -Pronto? Jeongin?- domandò la voce dolce di Chan e la minore sospirò. -Chan oppa...- mormorò lei, mentre il maggiore tratteneva il fiato.
-Yuna? Perché mi hai chiamato? Dov'è Jeongin?- le domandò il maggiore, mentre il trambusto al piano sotto continuava. -Chan... Jeongin e la mamma...- pianse la più piccola.
-Cosa? Cos'è successo a Jeongin e alla mamma?- le domandò, mentre si metteva di fretta la giacca, le chiavi della sua auto già strette in mano, mentre correva all'ingresso del suo appartamento.
-Il papà... sta picchiando Jeongin e la mamma.- pianse la piccola, mentre il fiato si bloccava in gola al maggiore. -Yuna, piccola mia. Rimani in contatto con me, ok? Rimani chiusa da qualche parte, non uscire finchè non te lo dico io.- la raccomandò il maggiore, mentre si sedeva in auto, mettendola in moto.
-Devo trovare un modo per chiamare la polizia.- mormorò Chan, stringendo il telefono, mentre usciva dal viale. -No! Chan... la polizia, no.- gli mormorò la minore, chiudendo gli occhi ai forti boati di sotto.
-Aish...va bene. Niente polizia, tra cinque minuti arrivo, rimani vigile piccola.- le mormorò il maggiore, mentre la minore annuiva freneticamente.
-Vedo che non ne hai abbastanza.- soffiò il signor Yang, la sua mano stretta sulla nuca di Jeongin, facendogli alzare il capo. -Di farti notare quanto fai schifo? No.- rise il minore, ormai non riusciva a far altro se non ridere, stava dando di matto. Sua madre era stesa sul pavimento, i capelli disordinati e il corpo bloccato, incapace di aiutare il figlio.
-Credo sia tempo, di liberarmi di te.- rise l'uomo, stendendo la mano verso il vaso sul tavolo, prendendolo per il collo, mentre il luccichio dell'arte replicata sopra esso, splendeva in cucina.
-Jeongin.- disse l'anziano, alzando la mano con il vaso, colpendo la testa del minore, che sentì il suo cervello spegnersi e il suo corpo abbandonarlo, mentre cadeva di peso per terra. Il sangue aveva iniziato a scendere dalla sua fronte, macchiando la sua pelle.
-Jeongin!- urlò la madre, mentre le lacrime appannavano la sua vista, sfocando il viso del figlio. -Per quanto riguarda te, non ho finito.- sibilò l'uomo, girandosi verso la donna.
-Yuna, scendi al piano terra, non farti vedere, aprimi la porta. So che puoi farlo.- mormorò Chan alla minore, dopo essersi fermato davanti alla porta di casa. -Sì!- replicò la minore, lasciando il telefono sul letto, scendendo cautamente le scale, mentre notava la schiena di suo padre. Il salotto era diviso dalla cucina da solo dei pannelli in legno, che lasciavano vedere attraverso.
Si accovacciò, raggiungendo cautamente l'ingresso di casa.
-Cosa pensi di fare?- tuonò la voce del padre, quando la piccola poggiò la mano sulla maniglia della porta. -Niente!- urlò lei, facendo scattare il pomello, mentre la porta veniva aperta dall'altro lato da Chan.
-Yuna..- mormorò il maggiore, mentre la piccola correva a rifugiarsi dietro di lui. -Hah! Chi hai portato, l'eroe?- domandò l'anziano, osservando il viso di Chan. -Le consiglio di uscire di casa, prima che chiami la polizia, le assicurò che non sarà un bello spettacolo.- rispose il giovane, mentre la presa di Yuna attorno alla sua gamba, si faceva più forte.
-Che coraggioso.- sibilò l'uomo, avvicinandosi. -Signor Yang, le consiglio di non fare alcuna mossa falsa. Perché non avrò pietà a spaccarle la faccia, con tutto il rispetto.- il ragazzo strinse il telefono nella sua mano, entrando cautamente dentro casa.
-La prego di uscire e di tornare più tardi.- gli suggerì il minore, sfilando il portafoglio dalla sua tasca, recuperando qualche banconota da 215723 Won.
(sono circa 150 euro)
-A lei.- gli buttò le banconote davanti, notando l'altro esitante. -Le prenda e sparisca da qui, vada a soggiornare in un hotel o giuro che in questo esatto momento chiamerò la polizia.- Chan sembrava star giocando a ping pong con il destino dell'uomo. O accettava i soldi e spariva per qualche giorno da casa, oppure sarebbe finito in galera.
L'uomo non disse niente, raccolse di fretta le banconote, afferrando la sua giacca e le sue scarpe, uscendo con velocità dalla casa. L'ultima cosa che Chan sentì fu il motore dell'auto, che si allontanava.
Respirò fortemente, fino ad un'attimo fa, pensava di star sognando.
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𝓞𝓾𝓻 𝓓𝓻𝓮𝓪𝓶 .♔︎. 𝓜𝓲𝓷𝓢𝓾𝓷𝓰 ...𝓿𝓸𝓵𝓾𝓶𝓮 𝓣𝓦𝓞...
FanfictionSi dice che quando la propria anima gemella vi sogna, cade in un coma e quando si sveglia, non ricorda niente di voi. Avrete solo l'opportunità di creare un ricordo vostro. Questo è il sequel di "Dream War", se volete leggere questa storia dovete pr...