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-Sei sicuro che sta bene?- domandò una voce.

-Certo! T'ho detto che è solo svenuto!- rispose l'altra.

Il corpo giacente di Jisung, si rialzò di scatto, colpendo con la testa il naso di qualcuno.

-Ahia, merda!- quella che riconobbe in seguito essere la voce di Changbin, gli fece aprire gli occhi.

-Si è svegliato!- la voce gentile di Felix si aggiunse alle bestemmie sussurrate di Changbin per il dolore, mentre Jisung girava la testa.

-C..che è successo?- domandò a bassa voce Jisung, girando lo sguardo ad osservare i ragazzi attorno al letto in cui fino a prima era svenuto.

-Sei svenuto. Non ti avessi preso al volo ti saresti rotto la faccia.- la voce di Minho si aggiunse al vociare degli altri ragazzi, facendo sbucare la sua testa dietro la spalla di Changbin e sorridendo a Jisung.

-Come ho fatto... a svenire insomma?- si grattò la nuca, spostando gli occhi su tutti e tre.

-Non saprei, ti ho detto una frase e sei svenuto. Cos'è che avevo detto..? Che voi dottori insistete..- e neanche a finire la frase che un gemito di dolore lasciò le labbra di Jisung, mentre sentiva la testa girare.

-Ok ok... quindi a quanto pare questa frase ti causa urto.- ragionò Minho, osservando il viso di Jisung segnato da una smorfia di dolore.

-Hai visto magari... altro che ti ha portato a svenire?- gli domandò Felix, che ancora Jisung non si spiegava perché fosse lì e assieme a Changbin.

-Un.. un corpo. Insanguinato, che ripeteva queste cose, aveva le sembianze di un ragazzo.- scavò nel profondo della sua memoria e quella volta toccò a Minho avere un forte giramento di testa.

-Aaiishh...- mormorò poggiandosi sul muro e con una mano sulla tempia. -Hyung tutto bene?- gli domandò la voce preoccupata di Felix, facendogli aprire gli occhi.

-Mi fa strano, che ogni frase pronunciata da noi due ci procuri dolore a vicenda.- osservò Minho, facendo annuire tutti e tre gli altri ragazzi.

-Dovremmo contattare i dottori, loro sapranno dirci qualcosa.- intervenì Changbin che fino a prima era stato in silenzio.

E così un quarto d'ora dopo, erano seduti davanti al gruppo di dottori che si sono occupati del loro caso di coma, con l'aggiunta degli altri quattro ragazzi.

-Quindi Jisung mi stai dicendo che una frase pronunciata da Minho ti procura un mal di testa così forte da farti svenire?- domandò Yeonjun, spostando lo sguardo da Minho a Jisung.

-Sembra essere così, ma quando ha pronunciato quella frase, ho avuto una visione di un ragazzo che pronunciava quelle stesse parole.- sporse Jisung la sua teoria, mentre spostava lo sguardo sul viso di Minho, che silenzioso si mordicchiava le labbra.

-Ne terrò conto, forse dovremmo iniziare delle indagini su questo avvenimento. Non possiamo rimanere all'oscuro di ciò che vi succede.- affermò Yeonjun e il resto dei dottori si trovò in accordo con lui.

-D'ora in poi, qualsiasi avvenimento che può causarvi dolori, mal di testa, ricordi o altro, tenetelo a mente e riportatelo a noi. Dobbiamo trovare qualcosa che renda concreta la teoria di quella scrittrice anonima.- si aggiunse Kai, osservando i volti degli otto ragazzi.

In casa della ex signora Lee, regnava il casino, sacchi della spazzatura ovunque, vestiti sparsi sul pavimento e sugli arredi e le sue urla incessanti contro il figlio.

-Tu non sei un Lee! E non lo sarai mai! Sei un Choi! Capito?! Choi Min Joon sei, non Lee!- urlava la donna contro il giovane ragazzo, che rannicchiato sul suo letto la osservava senza fiatare.

-Non hai niente da fare, ho fatto un test del DNA e il mio cognome fino alla morte sarà Lee. Non so neanche chi sia la famiglia Choi, non ho mai visto il mio suddetto padre e ora manco ho un soldo della sua merdosa eredità.- il ragazzino non si spiegava come avesse mantenuto la calma davanti al viso corrucciato della donna, che dall'altro lato della stanza lo osservava con disprezzo.

-Hmph, della stessa pasta, tu e tuo fratello.- fece una smorfia divertita, i denti visibili poco dalle labbra secche.

-Non nominare Minho! Non ne hai diritto dopo quello che gli hai fatto passare!- sbottò all'improvviso, alzandosi dal letto e fermandosi lontano dalla madre.

-Cos'è ora? Ti ha messo in testa la sua mentalità da vittima? Lui che ha lasciato sua madre in questo stato?- domandò lei, aprendo le sottili braccia ad indicare il casino della casa e la casa in sé.

-Stai parlando di un ragazzino di 13 anni! Che all'epoca non ne sapeva niente, ci sei finita te in questo ciclo viziato, non ti ci ha messo lui dentro!- la gola bruciava e sentiva le lacrime spingere fuori dai suoi occhi, mentre la donna in modo aggressivo avanzava verso di lui.

Una mano protesa e pronta a colpirlo mentre il suo viso era dipinto dall'orrore.

Un suono improvviso, che entrambi associarono al campanello di casa, bloccò i loro respiri, mentre la donna bloccava il braccio a mezz'aria.

-Ringrazia chiunque sia dietro la porta.- sibilò a denti, abbassando il braccio e procedendo ad uscire dalla stanza, andando a vedere chi avesse suonato.

-Chi...- la sua frase si interruppe quando alla soglia si presentò suo figlio. Un taglio nuovo caratterizzava il suo viso dalla quale aveva preso la forma delle labbra e del naso, gli occhi del padre.

-Cosa ci fai qua?- il suo tono di voce diventò veleno alla vista del ragazzo, che disinvolto la osservò.

-Sono venuto a vedere Min Joo.- tagliò corto il discorso, pronto a varcare la porta.

-No. Se vieni fin qua per vederlo e basta ogni volta, puoi tornare da dove sei venuto.- la donna gli poggiò una mano sul petto, spingendolo leggermente.

-Per favore, lasciami parlare con lui dieci minuti. Devo andare tra poco ad... ad aiutare mia madre in caffetteria.- finì la frase con un nodo alla gola. Definire la sua matrigna, come madre, davanti a quella che è la donna che l'ha partorito è uno strazio.

-Tua madre, ah? E io cosa sono, una troia?- domandò con un sorriso spento in volto.

-No. Sei la donna che mi ha partorito, ma che non merita di essere definita mia madre. Con permesso ora.- e il ragazzo colse quel momento in cui la madre lo guardava con occhi persi, per sgusciare dentro casa. Correndo spedito dalla camera del fratellino.

La aprì di scatto facendo saltare in aria il minore, che rannicchiato sul letto aveva le guance rigate dalle lacrime e la coperta sulle spalle.

-Min...- mormorò il maggiore, mentre si chiudeva a chiave la porta alle spalle, correndo dal fratello, che sbucò fuori dalla coperta per farsi abbracciare da quelle braccia in cui riponeva così tanta fiducia.

-Hyung... sono tuo fratello, vero. Non sei felice? Ora potrò uscire di qui?- domandò il minore, un sorriso stanco sulle labbra, mentre alzava gli occhi sul viso del maggiore, anch'esso rigato da lacrime amare.

-Presto Min... presto sarai fuori da qui.- gli carezzò il capo, facendo combaciare le loro fronti.

voglio piangere dalla stanchezza, buon giovedì gente!!!

𝓞𝓾𝓻 𝓓𝓻𝓮𝓪𝓶 .♔︎. 𝓜𝓲𝓷𝓢𝓾𝓷𝓰  ...𝓿𝓸𝓵𝓾𝓶𝓮 𝓣𝓦𝓞...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora