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I giorni proseguivano, la serata karaoke era passata e tutto proseguiva per il meglio. I ragazzi stavano dando gli esami del primo semestre, per poi riprendere a darli dopo le vacanze. Una volta ogni tanto tornava a nevicare, riempendo la zona di Seoul di neve.

Jeongin era sdraiato nel suo letto, il libro Dream War tra le sue mani, mentre scorreva le pagine e leggeva. Il suo telefono al suo fianco si era riempito ancora di notifiche. Erano passati quattro giorni ma quel numero sconosciuto continuava a contattarlo.

-Che cazzo.- sbottò, mentre prendeva il telefono in mano, visualizzando le notifiche.

-Numero sconosciuto-

Ancora non ti scusi?

Ti penti almeno?

Non cambi mai.

Esci e affrontami. 

So dove abiti, so che sei solo in questo momento.


Un sospiro tremolante fuggì dalle sue labbra, mentre scendeva dal letto con le ciabatte ai piedi. Il telefono nella tasca e la giacca indosso. Di fretta scese le scale, indossando in seguito le scarpe, che non si curò di allacciare. Afferrò le chiavi di casa ed aprì la porta, chiudendosela alle spalle e facendo scattare la serratura.

-Oh, sei qui? Yang Jeongin.- la voce di suo padre, che non sentiva da così tanto, raggiunse le sue orecchie, mandando in black-out il suo cervello. -Sono Jeongin per te. Non porto più il tuo cognome.- rispose il più piccolo, girandosi ad osservarlo. -Fino ad ora lo farai.- rise di scherno l'uomo, mentre si girava ed iniziava ad incamminarsi fuori dal vialetto. 

-Che fai? Non vieni?- domandò l'uomo, girandosi verso il figlio minore, che lo osservava, con le mani nelle tasche e uno sguardo omicida. -Ti consiglio di farlo, se non vuoi che peggiori la situazione.- gli sorrise, un sorriso macabro secondo Jeongin.

Quest'ultimo con riluttanza lo seguì, camminando a debita distanza da lui. -Allontanati da quel ragazzo lì. O rovino la vita pure a lui.- riprese a parlare il maggiore, mentre Jeongin girava gli occhi al cielo. -Perché dovrei? Tocca a me decidere. E cosa vuoi fare?- il minore gli sputò contro quelle parole. -Molto più di quanto ti aspetti, è inutile che denunci o chiami la polizia, potrei ridurti in cenere prima che tu te ne accorga.- suggerì l'uomo, girandosi a guardarlo.

-Ti ho trovato una bella ragazza, da frequentare. Famiglia benestante e lei studiosa.- parlò ancora l'uomo, come se non si aspettasse delle risposte dal figlio. -Frequenta la tua stessa università. Frequentati con lei tutti i giorni, ti osservo. Non avvicinarti a quello.- l'uomo si avvicinò a lui e Jeongin come d'istinto si allontanò. 

-Ci manca solo questa.- sospirò Jeongin. -Non puoi fare altro. Segui quello che ti dico e tua madre e Yuna staranno bene.- gli sorrise, come se potesse veramente sorridere quell'uomo. Perché quella sembrava un'espressione macabra ed orrenda da osservare.

-Non t'azzardare ad usare la mamma e Yuna come minaccia. Sai fare solo questo? Usare altre persone per i tuoi porci comodi? Ti facevo più intelligente.- il minore lo sfotté, mentre l'altro lo trascinava per la giacca. -Ascoltami ragazzino. Fai come dico io, o per loro sarà la fine.- l'uomo estrasse il suo telefono acceso, mostrando una telecamera che seguiva sua madre e Yuna in un centro commerciale.

-Vai ora. Non provare a denunciare o mostrare quei messaggi, o ridurrò tua madre e tua sorella in cenere, per poi giungere a te e quel ragazzo. Scegli attentamente.- mollò la presa da lui, spingendolo lontano da lui e come prima, riprese a camminare, lasciando però il minore lì.

(...)

-Jeongin! Siamo a casa!- urlò Iseul, mentre aspettava che il figlio scendesse e la salutasse. -Jeongin?- domandò, mentre Yuna correva su per le scale, entrando nella stanza di suo fratello. -Non è in camera.- disse la minore, chiudendo la porta e tornando giù, sua madre intanto aveva preso il telefono in mano, contattando il figlio. Ma solo la segreteria le rispose. Il suo sguardo si accigliò. 

Dov'era andato a quell'ora? Solo prima le aveva detto che non voleva uscire a fare compere perché troppo stanco. Forse era con Chan? La donna chiamo subito dopo il ragazzo, che dopo due squilli le rispose.

-Pronto? Iseul?- domandò la voce calma di Chan. -Chan, ciao. Ti volevo chiedere se Jeongin fosse con te. Siamo tornate e non è a casa, non risponde al telefono.- la donna iniziò a mordersi l'unghia dell'indice come d'istinto.

-No, non è qui. Non mi ha neanche scritto. Non sarà uscito per rilassarsi e distrarsi dallo studio?- domandò Chan, abituato a sapere del fatto che molti universitari del primo anno lo facessero. -Non saprei, ho ansia.- mormorò la donna.

-Non preoccuparti per ora. Se entro domani a mezzo giorno non è a casa, andiamo ad esporre denuncia per sparizione. Prima delle ventiquattro ore non possiamo fare niente, proverò a contattare i miei amici e vedere se è in compagnia loro.- le suggerì.

E così dopo cinque minuti, Chan aveva chiamato i ragazzi, chiedendo loro se avessero visto il minore del gruppo. E quella richiesta alimentò ansia in tutti, che iniziarono a chiamarlo.

-Basta cazzo!- urlò Jeongin, scagliando il suo telefono contro il muro, mentre amare lacrime scendevano dai suoi occhi. Il respiro affannato e l'aria che sembrava mancargli in quella stanza di un hotel dispero in Seoul. Di peso si buttò sul letto, mentre il suo telefono dallo schermo rotto continuava a suonare. Aveva preso una decisione, quella di proteggere tutti ma non la sua felicità. 

Lo stava facendo per i suoi amici, per Yuna e sua madre, ma in primis, per Chan. Anche se non averlo vicino logorava le sue budella, ma doveva abituarsi a non avere la risata del maggiore intorno, così come il suo sguardo dolce o le sue dolci carezze. 

Niente starebbe stato più lo stesso per Yang Jeongin e Bahng Chan.


che succederà...?

𝓞𝓾𝓻 𝓓𝓻𝓮𝓪𝓶 .♔︎. 𝓜𝓲𝓷𝓢𝓾𝓷𝓰  ...𝓿𝓸𝓵𝓾𝓶𝓮 𝓣𝓦𝓞...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora