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Le giornate passavano, e il signor Lee, assieme al signor Han, stavano decidendo in che mese avrebbero tenuto il colloquio esigente per i documenti di Min Joo, assieme a sua madre.

Il telefono del padre di Minho iniziò a squillare, il contatto di sua moglie risplendeva sullo sfondo nero.

Lo prese sotto mano scusandosi con l'altro uomo, rispondendo alla chiamata. -Jieun? Dimmi cara.- le rispose, mentre la donna era in silenzio.

-Caro, ti sto disturbando. Però... per caso, Minho ti ha detto che sarebbe andato a prendere Min Joo?- domandò la donna, la preoccupazione rimbombava nella sua voce.

-No... non mi ha né chiamato, né messaggiato... perché?- domandò e l'unica risposta che ricevette fu un "merda", sussurrato dalla donna.

Pochi quarti d'ora prima...

-È pronto...- Mi-Cha interruppe la frase, quando aprendo la porta della camera del figlio, non lo trovò dentro seduto, a disegnare o a ballare su qualche coreografia di pattinaggio artistico.

Non c'era traccia di suo figlio. E il panico si impossessò del suo corpo.

-Min Joo!- esclamava mentre si affacciava sul piccolo balcone che dava sul parco centrale delle palazzine, ma traccia del ragazzino che giocava non c'era.

Erano solo le 12 del mattino e lei era tornata un'ora prima dal lavoro per preparare il pranzo e la persona ad aprirle la porta non era nessun altro se lui.

Di fretta indossò le scarpe, la giacca e prese le chiavi assieme al telefono sottomano. Uscì di casa sbattendo la porta violentemente.

Le sue mani sudavano mentre cercava di chiamare Minho, che solitamente rifiutava di risponderle.

E infatti solo dopo cinque chiamate perse, il ragazzo le rispose controvoglia. -Cosa c'è?- domandò scocciato il ragazzo.

-Minho. Tuo fratello non è a casa. In un'ora di tempo è sparito.- la donna aveva il respiro bloccato mentre correva.

-Cosa?- il ragazzo si alzò di scatto dal tavolo della caffetteria, rischiando di rovesciare il suo succo sul libro di testo di Changbin, che lo osservò torvo.

-Merda! Sono in università, finisco le lezioni tra un'ora, dove cazzo si sarà cacciato!- una mano vagava nei suoi capelli con l'intento di calmarsi, ma niente da fare.

-Sto venendo a casa tu... vostra. Proverò a chiedere a Jieun aiuto..- la donna mormorò, non sicura di come l'avrebbe presa il figlio.

-Va bene. Fate attenzione...per favore. Non sgridarlo quando lo ritrovate.- il ragazzo prendeva profondi respiri e prima di attaccare sentì sua madre mormorare:-Te lo prometto.-

...

-Lee Jieun!- urlò Mi-Cha mentre bussava alla porta della villetta in cui abitava la donna, il suo ex marito e il figlio.

Attimi dopo essa venne aperta dalla donna, i capelli tirati su in una coda, una borsa tote con l'insegna della sua pasticceria.

-Mi-Cha? Cara cosa ci fai qua?- le domandò Jieun, aprendo maggiormente la porta di casa, invitando silenziosamente l'altra ad entrare.

-Min Joo... Min Joo non è a casa. È sparito nel lasso di un'ora...- la donna prendeva lunghi sospiri mentre teneva le mani sui fianchi.

-Cosa?! In un'ora è uscito di casa ed è andato chissà dove?- domandò all'altra, mentre frugava nella sua borsa per cercare il telefono.

-Aspetta, calmiamoci un attimo. Chiamo Dong-Min e gli chiedo se ne sa qualcosa.- le sorrise leggermente e notando che l'altra non era ancora entrata in casa, la trascinò dentro per il braccio, chiudendosi la porta alle spalle e facendosi seguire in cucina.

-Caro, ti sto disturbando. Però... per caso, Minho ti ha detto che sarebbe andato a prendere Min Joo?- domandò la donna, la preoccupazione rimbombava nella sua voce, mentre alle sue spalle Mi-Cha la osservava.

-Merda!- un attimo dopo aveva detto ad alta voce la fine, chiudendo la chiamata e girandosi ad osservare la donna davanti a lei.

-Non c'è con Lee, Minho non sa dove sia. Dove si sarà cacciato!- iniziò a tastare nuovamente il telefono.

-Chi vuoi chiamare?!- domandò la ormai bionda tinta, pensando che sarebbe intervenuta la polizia.

-La mia amica, non la polizia, quei coglioni possono intervenire dopo 24 ore dalla sparizione.- disse a denti stretti, mentre si portava nuovamente il telefono all'orecchio.

-Signora Han, ciao. Ho bisogno di un'enorme favore, il fratello di Minho è sparito, suo padre e suo fratello non sanno dove sia e la mia auto è in riparazione.- spiegò in parole povere l'accaduto.

-Ho capito, non finire. Dammi cinque minuti e sono da te.- rispose la donna, facendo sorridere l'amica.

-Grazie, ti devo un aperitivo.- sorrise, chiudendo la chiamata e girandosi da Mi-Cha.

-Preparati, cinque minuti e andiamo a cercarlo. Conosci posti in cui sarebbe potuto fuggire? O rifugiarsi? Un parco che gli piace?- le domandò Jieun, sorridendole.

E solo Dio sa quanto Mi-Cha invidiasse il sorriso brillante di quella donna, la stessa donna che si è presa cura del cuore di suo marito quando l'aveva tradito, la stessa che ha custodito Minho sotto la sua ala, nonostante quel bambino di 8 anni aveva una madre, che però ha deciso di escluderlo dalla sua vita.

Quella donna con quei capelli color nocciola raccolti in una coda ed ondulati, la sua pelle liscia comparabile a quella di qualche dea dell'Iliade, la sua voce soave che mantiene la calma anche nelle peggiori situazioni.

Mi-Cha voleva davvero provare ad amare quella donna per ciò che ha fatto, per aver salvato suo marito, per aver custodito come un diamante suo figlio, ma no.

Non poteva far altro che odiarla.

...

Jisung quel mercoledì scolastico non era andato a scuola, come sua madre e suo padre già sapevano. Un giorno, a scelta del ragazzo, doveva essere dedicato interamente al suo hobby preferito, il pattinaggio artistico. I genitori di Jisung sapevano che il ragazzo non era tanto multitasking, non sarebbe riuscito a gestire l'università e uno sport senza farsi prendere dall'ansia e magari fallire in entrambi.

Ed ora eccolo lì con il suo borsone grigio e il suo cappello da pescatore per ripararsi dal freddo.

Con una forte spinta fu capace di aprire il portone d'ingresso della sala allenamenti, percorrendo il lungo corridoio che sfilava in diversi altri corridoi che dividevano gli spogliatoi. Si diresse a passi veloci verso lo spogliatoio che era solito usare, aprì la porta in leggera e poggiò il suo borsone sulla panca, procedendo a togliersi il pesante giubbotto che indossava. E dopo neanche quindici minuti era bello sistemato, i pattini alle mani che avrebbe indossato una volta sulla pista e il suo cappello per coprirsi le orecchie dal freddo.

A passi contenti entrò in pista, notando stranamente un ragazzino oltre a lui allenarsi.

Il mercoledì nessuno si presentava alla sala allenamenti, lo ricorda perché è il suo giorno preferito in cui avere la pista interamente per sé.

Notava i suoi movimenti impacciati mentre si stava legando le scarpe e prima di entrare in pista lo vide cadere goffamente.

Un sorriso gli sfuggì, sembrava una vecchia versione di sé, quando la prima volta il giorno del compleanno di sua madre, andarono alla pista di pattinaggio con lei e le innumerevoli volte in cui era caduto Jisung, scoppiando a piangere.

Eppure quel bambino, dopo essersi seduto, si rialzò e con un verso di frustrazione iniziò a pattinare. Jisung dopo poco scorse il suo volto, era Min Joo, il fratello minore di Minho.

Quando lo riconobbe, un'espressione confusa fece capolino sul suo viso.

-Min Joo?- domandò e quando il minore si girò, rimasero a fissarsi negli occhi.


hi there(^∀^●)ノシ

sono tornata, peggio di prima, scherzo no

allora? vi è mancata sta storia scritta con i piedi di un coniglio?

𝓞𝓾𝓻 𝓓𝓻𝓮𝓪𝓶 .♔︎. 𝓜𝓲𝓷𝓢𝓾𝓷𝓰  ...𝓿𝓸𝓵𝓾𝓶𝓮 𝓣𝓦𝓞...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora