Seventeenth Shade [R]

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Quel giorno stava andando tutto storto, a Richard: pur essendosi alzato piuttosto presto – a un certo punto si era stancato di rigirarsi nel letto senza riuscire a dormire – non aveva combinato nulla e, in un estremo tentativo di rendere produttiva la propria giornata e placare un poco l'inquietudine che lo accompagnava dalla sera precedente, aveva mandato un messaggio ad Alan per chiedergli di raggiungerlo.

Richard dovette aspettare parecchio ma finalmente, intorno all'una, l'amico decise di degnarlo della propria presenza: con i capelli biondi incollati alla faccia e gli occhi ancora cisposi di sonno si trascinò lungo il corridoio e si buttò su uno sgabello in cucina.

«Ho fame» si lagnò, una mano premuta sugli occhi per bloccare la luce del giorno. «Sono a digiuno da un pezzo e nessuno pensa al mio benessere!»

Lo storico scosse la testa. «La tua vena drammatica non si prosciuga mai» commentò; si armò di padelle e grembiule e si mise ai fornelli. «E neanche la tua fame» aggiunse un minuto più tardi, quando Alan abbandonò lo sgabello e iniziò a vagare per la cucina e a frugare negli armadietti alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare nell'attesa della colazione.

Alan ignorò le provocazioni dell'amico. «Scusa se ci ho messo un po' ad arrivare, ma stanotte c'era una festa a Londra a cui dovevo proprio partecipare» spiegò tra uno sbadiglio e l'altro.

«La dura vita del giornalista mondano» ridacchiò il padrone di casa. Andò al frigorifero e ripescò del bacon. «Francamente, è da quando ci siamo conosciuti che mi chiedo se sia stata la carriera da giornalista mondano, a farti diventare un simile impiccione, o se sei sempre stato peggio di una vecchia comare pettegola».

L'altro rivolse a Richard un sorrisetto divertito. «La seconda, senza dubbio: sono state queste mie caratteristiche innate, a spingermi verso questa professione!»

Richard ridacchiò di nuovo mentre ungeva una padella. «Quando si nasce con la vocazione...»

«Oh, non fare tanto lo spiritoso: tu adori la mia vena pettegola e il mio lavoro» lo rimbrottò Alan. Si cacciò in bocca un altro biscotto, lo masticò tanto rumorosamente da guadagnarsi un'occhiata incredula dell'amico e deglutì. «Se non altro, per tutte le volte in cui ti ho fornito qualche informazione che da solo non avresti mai trovato!»

«Il sonno e la fame ti rendono particolarmente spocchioso, amico mio» commentò lo storico, spadellando pancakes come se nella vita non facesse altro.

Alan mugugnò qualcosa tra sé, ma non replicò; si limitò a scrutare Richard con attenzione, scosso di tanto in tanto da qualche sbadiglio, in attesa della colazione.

Fu solo dieci minuti più tardi, quando Richard gli mise davanti un piatto colmo fino all'orlo, che il giornalista si decise a parlare.

«Allora, Rick, che vuoi sapere?» chiese mentre attaccava l'enorme pila di uova, bacon e pancakes.

Il padrone di casa alzò gli occhi al cielo. «Perché mi fai questa domanda?»

«Perché quando hai bisogno di qualche informazione, chiami sempre me» rispose Alan con semplicità. «Allora, di chi si tratta, stavolta? Qualcuno che vuoi accaparrarti come cliente? Un avversario in affari con cui sei in contrasto?». Richard esitò, incerto se parlare o meno, e lo sguardo dell'amico si accese. «Aha! Si tratta di una donna!» decretò sicuro.

Richard – ormai sinceramente pentito di averlo chiamato – lo guardò male. «Certo che no!»

«Sciocchezze» replicò Alan, agitando una mano con fare noncurante. «Se fosse stata una questione di lavoro avresti ammesso subito di avermi chiamato perché ti servivano delle informazioni, quindi si tratta di una faccenda privata e, per definizione, le faccende più riservate di un uomo sono le donne; in più hai esitato, per poi negare, quindi si tratta di una donna a cui non dovresti interessarti» proseguì con grande perspicacia.

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