Eighty Ninth Shade [R]

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Era quasi ora di cena, ma Agathe non dava segno di volersi muovere.

La scrivania era ingombra di libri aperti e quaderni fitti di appunti, e le mani macchiate d'inchiostro della ragazza si muovevano veloci sulle pagine intonse, riempiendole rapidamente: nonostante i segni di stanchezza nelle occhiaie scure, però, un sorriso genuino le danzava sul volto alla vista della faccia esaltata di Leah che riempiva lo schermo del suo portatile.

«È stato strepitoso: stre-pi-to-so!» cinguettò la voce dell'altra donna attraverso il collegamento Skype. «La faccia che Richard ha fatto quando ha visto Eliza andargli incontro era impagabile: quanto avrei voluto potergli scattare una foto ricordo!»

Agathe ridacchiò divertita. «Ricordati di farti raccontare da Lara di quella volta che la King gli è saltata al collo nella biblioteca, davanti a un mare di studenti: quello sì che avresti dovuto vederlo!»

«Dici sul serio?». Anche attraverso i pixel dello schermo, la ragazza poté vedere come gli occhi di Leah brillassero. «Diamine! Perché sono stata nel Pacifico tutto questo tempo?»

«Perché ti piaceva, no?» rispose distratta l'altra, prendendo l'ennesimo appunto.

«Mi piaceva, sì, da morire» confermò Leah, improvvisamente malinconica. «Ma mai quanto stare qui: nessun posto è come casa».

«Be', adesso sei tornata» sorrise Agathe. «E noi siamo ancora tutti qui. Quindi che farai? Ripartirai per iniziare delle nuove ricerche, o resterai a Hersham?»

«Credo proprio che resterò» la sorprese Leah. «Forse Rick ha ragione, è ora che io metta radici...»

«Con qualcuno in particolare?» la stuzzicò la più giovane. «Magari qualcuno che ti è già molto vicino...?»

Le sopracciglia dell'altra si corrugarono all'istante. «Non fare queste insinuazioni».

«Perché? Perché ho colto nel segno e non vuoi ammetterlo?» sghignazzò Agathe.

«Sei davvero diabolica: ora capisco perché Alan non fa che ripeterlo e come mai il lato oscuro di Lara si stia sviluppando così tanto...» ribatté Leah. Tacque per qualche istante, meditabonda. «A proposito di lati oscuri e atteggiamenti diabolici, devo parlare con il mio caro, vecchio amico, Richard Prescott... a meno che tu non voglia rispondere a un paio di domande al posto suo».

Le ultime parole catturarono per intero l'attenzione di Agathe, che incollò gli occhi allo schermo. «Io? E come potrei mai rispondere io a qualcosa al posto di Prescott?»

«Perché in un certo senso vi riguarda entrambi» spiegò Leah: nel sentire quella semplice frase, Agathe iniziò a sudare freddo. «Quando ho parlato con Damon e gli ho detto che sei stata tu a raccontarmi del piano di Alan e Richard, lui ha dato per scontato che tu sapessi tutto perché fosse stato Rick a parlartene. E da qui l'inevitabile domanda: per quale motivo Richard Prescott avrebbe dovuto raccontarti quello che lui e Alan stavano tramando?»

«Scommetto che l'hai chiesto anche allo zio Damon» considerò Agathe, riportando gli occhi sui libri. «Che ti ha detto?»

«Di chiedere a Richard» sbuffò Leah.

«Ed è quello che ti dico anch'io» sogghignò la ragazza. «Se vuoi delle risposte, va' da Prescott e fagli le tue domande».

«Oh, andiamo, anche tu no!» gnaulò disperata Leah. «Richard non mi risponderà mai, è peggio di un maledettissimo muro di gomma!»

«E perché mai io e lo zio dovremmo essere da meno?» domandò Agathe.

«Perché siete buoni e gentili?» tentò l'altra donna in tono accattivante.

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