Agathe aprì gli occhi, stordita. Sentiva la testa pesante; strizzò le palpebre per mettere bene a fuoco ciò che aveva di fronte, ma non vide altro che un soffitto bianco. Questo la confuse: quello non era il soffitto della sua camera... e d'altra parte, lei non ricordava di essersi addormentata.
La luce che rischiarava la stanza era smorta, crepuscolare. La ragazza voltò con cautela la testa a destra e a sinistra per guardarsi intorno.
Era in una stanza d'ospedale: la parte bassa delle pareti era dipinta di un verde pallido, abbinato alla coperta che la riscaldava, e questo, unito alla luce del tramonto, rendeva il tutto molto deprimente. L'unica cosa a rendere più accogliente la stanza erano le persone che l'affollavano.
Moses, seduto su una seggiola accanto al letto, si era addormentato con la testa accanto alla sua mano destra, a cui si era aggrappato, e poco più in là, vicino alla porta, seduto su un'altra sedia e appoggiato a una risega del muro per non cadere, Alan sonnecchiava. A sinistra del letto suo padre dormiva in una poltroncina, il mento reclinato sul petto; dietro di lui, Jacques riposava sul secondo letto della stanza. Lentamente, Agathe sollevò un po' la testa; il gesto le strappò un lieve gemito e una violenta fitta di dolore le appannò la vista, ma questo non le impedì di scorgere Lara e Thomas in un angolo, seduti sul pavimento, che dormivano uno appoggiato all'altra.
Disturbata dal gemito di Agathe, Lara aprì gli occhi: per un attimo le due amiche si fissarono in silenzio, poi Lara si districò con dolcezza dal corpo di Thomas e corse al suo fianco.
«O mio Dio, Agathe!» disse, senza fiato. I suoi occhi si riempirono di lacrime. «Sei sveglia!». Protese le mani come per toccarla, poi sembrò ripensarci e si fermò. «Come ti senti?»
«Come se mi fosse passato sopra un treno» si lagnò l'altra sottovoce, appoggiandosi di nuovo al cuscino. «La testa mi fa male da impazzire. Che cos'è successo? Perché sono qui?»
Lara si asciugò gli occhi col dorso della mano. «Eri andata alle prove della band. Mentre tornavi a casa c'è... c'è stato un incidente. Eri in auto, e a un incrocio un'altra macchina non si è fermata al rosso: ti ha centrata in pieno. La tua macchina era... era distrutta, i Vigili del Fuoco hanno dovuto smembrarla per tirarti fuori, eri incastrata...»
Agathe si toccò la testa con la mano libera e le sue dita incontrarono una spessa fasciatura. «La mia testa?»
«Hai avuto un trauma cranico» rispose Lara. «Sei rimasta incosciente per più di tre giorni. Dio, Agathe, se avessi idea... eravamo terrorizzati, pensavamo che non ti saresti più svegliata...»
«Siete rimasti qui per tutto il tempo?» chiese debolmente l'altra. Lara annuì, poi si coprì la bocca con le mani.
«Io sto qui a chiacchierare quando avrei dovuto chiamare qualcuno!» disse, agitata. Si mosse per andare in corridoio, ma Agathe le afferrò il polso e la trattenne.
«Pescetto, ho fatto un sogno stranissimo» mormorò.
«Me lo racconterai dopo, Will» rispose Lara, cercando di liberarsi dalla sua presa senza farle male.
«Devo raccontartelo adesso» bisbigliò Agathe con urgenza.
«Ma...» protestò la sua migliore amica.
«Shhht!» la rimproverò l'altra, accennando agli altri occupanti della stanza, ancora addormentati. «Li sveglierai!»
«Io...». Lara esitò, poi si lasciò sfuggire un gesto esasperato. «E va bene, Will: racconta. In fretta, però!» sussurrò severa.
«So dov'è Prescott» disse senza alcuna logica Agathe. Notato lo sguardo allarmato dell'amica – probabilmente credeva che si trattasse di un qualche danno neurologico – sbuffò. «Cioè, credo. L'ho sognato».

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99 Shades of...
Romance[STORIA REVISIONATA] In un mondo come quello moderno, in cui l'unicità di ogni persona rappresenta un Universo a sé, le cose non sono mai o bianche o nere. Eppure, è così che appaiono Richard e Agathe: lui, ormai un uomo fatto, algido, composto, più...