Agathe aveva appena chiuso la valigia con un gesto secco quando la voce sonora di Evan la fece sobbalzare.
«Papà!» esclamò, un po' arrabbiata, premendosi una mano sul petto. «Non potevi bussare, invece di farmi prendere uno spavento del genere?»
Evan, la fronte aggrottata, fece due passi nella stanza di sua figlia. «Tutto questo tuo girovagare non mi piace» dichiarò, saltando i convenevoli.
La ragazza sbuffò. «Avevi detto che potevo».
«Io avevo detto che potevi partire ogni tanto» ribatté lui. «Non mi aspettavo certo che tu diventassi una vagabonda!»
Agathe si raddrizzò dopo aver assicurato il lucchetto alla cerniera del piccolo trolley e si mise le mani sui fianchi. «Neanche partissi da sola» disse. «Il nonno mi accompagna sempre...»
«Credi che questo mi rassicuri?» la interruppe Evan. «Dio, Agathe, sei quasi morta tre settimane fa! Dovresti startene tranquilla e riposare, non saltare da un aereo all'altro...»
«Ripeto: hai detto che potevo» tagliò corto la diciottenne, le braccia ora strettamente incrociate sotto il seno. «Ti avevo detto cosa volevo fare...»
«...e il dottor Covington è dell'idea che tu debba rallentare i ritmi» proseguì Evan, ignorandola. «Fermarti del tutto sarebbe meglio».
«Se fosse per l'egregio dottor Covington, farei ancora la muffa in quel letto d'ospedale» sbuffò la ragazza. «Sospetto che sia invidioso: lui è incatenato qui per via del suo lavoro, mentre io posso andare dove mi pare!»
Evan lanciò uno sguardo truce alla valigia. «Parti di nuovo?» chiese in tono accusatore.
«Lo sai che parto» sbuffò Agathe. «Il nonno ti ha chiamato e ti ha avvertito».
«Non mi piace» brontolò suo padre.
«Dillo a Penelope» rispose la ragazza, trattenendo un sorrisetto soddisfatto: da quando era uscita dall'ospedale, Penelope teneva ben tirato il guinzaglio di Evan, così che Agathe potesse fare quello che preferiva. Era dalla sua parte in tutto e per tutto. «Sono certa che ti darà ragione...»
«Non capirò mai come tu sia riuscita a raggirare metà famiglia e far sì che si schierassero dalla tua parte!» esplose Evan.
«È una questione di equilibrio cosmico, papà» rispose placida Agathe. «Metà famiglia è assolutamente, irrimediabilmente contro di me, quindi l'altra metà mi asseconda per riequilibrare la situazione!»
«Molto divertente» scattò Evan, uscendo dalla stanza. «Ma non pensare che finisca qui!»
«Non ci ho creduto neanche per un attimo» sospirò sconsolata Agathe: conosceva suo padre e sapeva che stava architettando qualcosa contro di lei... ma forse, se si fosse mossa abbastanza in fretta, sarebbe riuscita a partire prima che mettesse in atto qualunque cosa avesse in mente.
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Richard raccolse i propri appunti e li infilò con cura nella valigetta di pelle prima di uscire dall'aula.
«Dottore? Dottor Prescott?». Era da così tanto tempo che nessuno usava il suo titolo accademico che Richard capì che si stavano rivolgendo a lui soltanto per via del cognome. Si voltò verso l'uomo sulla cinquantina che, sfidata la folla di studenti che sciamava per i corridoi, gli si era avvicinato e ora gli porgeva una mano. «Ascoltare i suoi interventi è sempre un piacere».
Richard sorrise sincero e strinse la mano che l'altro gli offriva. «Il piacere è mio, professor Loretti» rispose. «Credo di non averla ancora ringraziata a dovere per avermi offerto la possibilità di tenere queste conferenze nella sua facoltà».
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99 Shades of...
Romance[STORIA REVISIONATA] In un mondo come quello moderno, in cui l'unicità di ogni persona rappresenta un Universo a sé, le cose non sono mai o bianche o nere. Eppure, è così che appaiono Richard e Agathe: lui, ormai un uomo fatto, algido, composto, più...