Fifty Fifth Shade [R]

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Il vento ghiacciato ululava per le strade, frustando ogni cosa con la sua forza, e i pochi temerari che per dovere o per scelta si avventuravano all'aperto erano imbacuccati fino al naso in cappotti e sciarpe per sfuggire a quel freddo eccezionale; e qualcuno di loro, passando, notava con un misto di stupore e divertita incredulità l'uomo appollaiato sul balcone di un palazzo, molti piani più su del marciapiede, che offriva il volto a quelle sferzate gelide.

Richard stava imparando ad amare il freddo: quando la neve, il ghiaccio e le raffiche di vento tagliente lo circondavano aveva l'impressione che la sua inquietudine si smorzasse fin quasi ad addormentarsi, ed era la sensazione più vicina alla tranquillità che avesse provato da quando era partito.

Con un gesto pigro, l'uomo allentò la cravatta e slacciò i primi due bottoni della camicia; rabbrividì in modo impercettibile quando l'aria fredda impattò con la sua pelle tiepida, poi inspirò profondamente attraverso il naso, chiudendo gli occhi.

Fu riscosso poco dopo da una voce femminile vicinissima al suo orecchio.

«Dannazione, Mr. Prescott! Vuole prendersi una polmonite?» sibilò Camila.

«Oh, non preoccuparti, mia cara: starò benissimo» la rabbonì lui.

«Fatico a crederlo» brontolò la donna.

«Cosa ne pensi degli imprenditori romeni?» le chiese Richard per sviare il discorso, con un cenno verso l'ufficio alle loro spalle.

«Quest'azienda mi sembra solida» rispose. «Hanno un ottimo bilancio e dei buoni piani di sviluppo per l'immediato futuro. Anche se in realtà i loro prodotti non hanno molto a che fare con le attività in cui è già coinvolto, le suggerirei di acquistare delle azioni della società...». La voce di Camila sfumò fino a spegnersi. «Mr. Prescott!» esclamò furibonda. «Non mi sta neanche ascoltando!»

Richard si riscosse e le scoccò un'occhiata vagamente colpevole. «Ma sì che ti ascoltavo».

«Invece no!». Camila sbuffò. «Non capisco perché si ostina a voler lavorare: si vede, che non gliene importa granché! Perché non torna a casa, invece di trascinarsi da un incontro d'affari all'altro solo per starsene in disparte con aria distratta?»

«Perché a me va così!» replicò tagliente Richard. Sospirò. «Perdonami, Camila: non volevo essere brusco, ma tornare a casa per me non è un'opzione». Sorrise triste. «Non riesco nemmeno più a considerarla casa mia, Hersham».

«Lo credo: si è imposto questo esilio volontariamente!» commentò Camila. «Non pensa che dovrebbe tornare, anche solo per qualche giorno? Giusto per farsi un'idea della... di quello che prova stando lì» tentò. Stava per dire "per farsi un'idea della situazione" ma aveva il sospetto – benedetto istinto femminile – che il minimo accenno al motivo della sua partenza avrebbe soltanto reso Richard più deciso nel suo proposito di non tornare in Inghilterra. In quelle settimane passate spalla a spalla, Camila aveva imparato a conoscere un pochino il suo datore di lavoro: ne aveva riconosciuto tanto i limiti quanto le qualità, e si stava affezionando a quell'uomo bizzarro ma onesto che sembrava determinato a farsi del male da solo. Inoltre la conversazione avuta con Alan continuava a punzecchiarle la mente, ed era curiosa di sbarcare nel Regno Unito e dare una sbirciata alla misteriosa donna che era causa di tanto scompiglio... e anche un po' della sua fortuna, perché se le loro incomprensioni non avessero spinto Richard a partire, lei non l'avrebbe mai incontrato e invece di girare l'Europa facendo un lavoro che le piaceva, sarebbe stata ancora arenata in quel ristorantino ad Alicante.

«Non credo proprio» tagliò corto Richard in tono così definitivo che Camila non osò insistere.

«Faccia un po' come crede» borbottò lei, contrariata. Forse avrebbe dovuto trovare il modo di rintracciare Alan e avere qualche informazione in più: tutta quella storia quasi da romanzo cominciava a intrigarla più di quanto fosse lecito.

99 Shades of...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora