Erano passati già tre giorni dalla partita di polo, ma né Moses né Agathe erano impazienti di farsi vedere in giro: il primo si era dato malato al lavoro e non aveva più messo il naso fuori di casa, mentre la seconda aveva escogitato nuovi e più strani percorsi per andare e venire dalla scuola senza passare nei pressi di Villa Prescott.
In quel giovedì pomeriggio, cauta e silenziosa, Agathe sgattaiolò lungo il muro di cinta del giardino di casa Pearson stando attenta a non farsi notare: aveva visto Noah uscire dal cancello sulla sua potente auto sportiva e quindi sapeva che la strada era sgombra, ma preferiva comunque non correre rischi.
Una volta sul retro, aprì il cancello e la porta di servizio con il duplicato delle chiavi che Moses le aveva dato un paio di giorni dopo quell'incontro al bar così che lei potesse andare e venire liberamente, e salì i gradini a due a due per poi dirigersi sicura verso una porta indistinguibile dalle altre.
Lo sguardo spento di Moses la raggiunse dal letto; per un attimo gli occhi dell'uomo si illuminarono, ma quella scintilla si spense quasi subito.
«Ehi» salutò con dolcezza Agathe mentre posava una scatola e un grosso bicchiere di carta sul comodino. «Ti ho portato qualche dolcetto e una cioccolata calda». Sedette sul letto e passò una mano sulla fronte di Moses. «Come ti senti?»
«Come sempre» rispose malinconico lui.
Gli occhi di Agathe si addolcirono, se possibile, ancora di più. «Oh, Moses, non fare così» lo pregò. Si chinò a sfiorargli la guancia con un bacio, poi si sfilò scarpe e giacca e si infilò nel letto insieme a lui. «Deprimersi non serve a nulla, e neanche passare le giornate a letto».
Moses chiuse gli occhi per qualche istante. «Se solo tu potessi capire...» disse amaro.
Agathe non riuscì a trattenere una lacrima. Allungò le braccia verso l'uomo prostrato da tanta tristezza e se lo strinse al cuore. «Non fare così» ripeté, un nodo di pianto che le bloccava la gola. «Ci sono io qui con te. Ci sono io... insieme sistemeremo ogni cosa». Il suo pensiero corse a Richard e il grumo incastrato nella sua gola si fece più duro e pesante. «Quasi ogni cosa» si corresse sottovoce, sfiorando la fronte dell'uomo con un bacio.
Sorpreso da quel tono tanto da dimenticare i propri problemi, Moses puntò sul suo volto uno sguardo confuso che divenne quasi subito allarmato.
«Agathe, tesoro... stai piangendo!» esclamò, incredulo. Agathe si toccò le guance e si rese conto che erano inondate di lacrime: non si era neanche resa conto di aver iniziato a piangere fino a quando Moses non glielo aveva fatto notare. Tentò di arginare quello scoppio emotivo, ma riuscì solo a singhiozzare rauca. «Oh no, tesoro, ti prego... ti prego, non piangere!» la supplicò Moses, costernato: scattò a sedere e se la tirò in grembo, stringendola tra le braccia e cullandola affinché si calmasse. Nessuno dei due avrebbe saputo dire come fosse avvenuto quel capovolgimento di ruoli: un momento prima era Agathe che tentava di risollevare il morale di Moses, e l'attimo dopo Moses era diventato la spalla solida e paziente su cui Agathe stava riversando un fiume di lacrime.
«Perdonami, Moses» disse la ragazza non appena riuscì a smettere di piangere ed ebbe ripreso fiato. «Sei già così triste... non hai bisogno di sorbirti anche le mie stupide reazioni».
«Non c'è mai niente di stupido nelle lacrime» decretò Moses. Le rivolse un'occhiata fugace. «A quanto pare non sono l'unico angosciato, qui. Vuoi dirmi il perché di questo pianto disperato?»
Agathe si sforzò di sorridere, ma non riuscì a incrociare il suo sguardo. «Nulla di cui valga la pena parlare» disse con voce tremula.
«Non c'entrerà per caso mio fratello!» proruppe Moses con voce terribile: Noah era implacabile nel suo tentativo di avere Agathe e Moses temeva con tutto se stesso il momento in cui il ventenne l'avrebbe importunata di nuovo. Ma Agathe scosse violentemente la testa. «E allora di che si tratta?» chiese, accigliato. «Cosa può giustificare così tante lacrime?». L'uomo si interruppe; le sopracciglia si sollevarono, gli occhi si sgranarono, la bocca si socchiuse. «Oh... oh, tesoro, tu sei innamorata!»
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99 Shades of...
Romans[STORIA REVISIONATA] In un mondo come quello moderno, in cui l'unicità di ogni persona rappresenta un Universo a sé, le cose non sono mai o bianche o nere. Eppure, è così che appaiono Richard e Agathe: lui, ormai un uomo fatto, algido, composto, più...