Richard osservò annoiato le persone che lo circondavano.
Negli ultimi tempi aveva trascurato il lavoro e, come conseguenza, tutto quello che aveva ignorato alla fine gli si era riversato addosso con la forza di una slavina. Ecco perché, alle sette di sera, si ritrovava ancora inchiodato nella sala riunioni dell'agenzia di assicurazioni di cui era comproprietario, ad ascoltare strategie di marketing, campagne pubblicitarie e fatturati dell'ultimo trimestre: tutte cose di cui non gli importava nulla. Se quell'attività non fosse stata così redditizia, l'avrebbe venduta senza pensarci due volte anche solo per non dover partecipare a quelle riunioni.
Marlene, la segretaria del suo socio, mise la testa nella stanza.
«Mr. Prescott?» chiamò. «C'è una persona per lei, sulla linea due».
Lo storico si accigliò. Passava così poco tempo, lì, da non avere nemmeno un ufficio tutto suo: chi poteva cercarlo proprio in quel posto?
George Bale, il suo socio, gli sorrise. «Puoi prendere la chiamata nel mio ufficio» offrì.
«Grazie, George». Con un breve cenno del capo, Richard si alzò e uscì dalla sala riunioni per infilarsi direttamente nell'ufficio di Bale, solo poche porte più giù. Senza neanche sedersi, prese il telefono e premette il pulsante della linea due.
«Richard Prescott. Chi parla?» chiese in tono professionale.
«Che voce impostata, Rick! Certo che quando sei al lavoro sembri davvero una persona seria!» trillò una voce all'altro capo.
Confuso, Richard scostò il ricevitore dall'orecchio e lo fissò, come se dal piccolo altoparlante potesse spuntare la faccia del suo interlocutore.
«Leah?» domandò debolmente, incredulo.
«Indovinato» rispose allegra lei.
«Perché hai chiamato qui?»
«Ho chiamato tutti i tuoi uffici: hai il cellulare spento e non sapevo come contattarti».
Richard si schiaffò una mano sul volto, esasperato. Se fosse stato qualcun altro, a pronunciare quella frase, si sarebbe preoccupato, temendo l'arrivo di brutte notizie: ma visto che all'altro capo c'era Leah, spensierata come sempre, non poteva trattarsi di niente di grave.
«E non hai pensato che fosse spento perché stavo lavorando?» chiese, pungente. «Era un pensiero troppo estremo per prenderlo in considerazione, suppongo».
«Non fare l'acido con me, Richard» replicò Leah, per nulla toccata dal sarcasmo dell'amico. «Ti ho chiamato perché avevi promesso di raccontarmi quello che Alan non ha ritenuto di dovermi riferire riguardo la sua vita privata. Ricordi?»
«Certo che ricordo». Richard sbuffò dal naso con forza. «Solo – e so che ti sembrerà strano, ma è così – non capisco per quale motivo tu abbia sentito il bisogno di chiamare una dozzina di numeri diversi per ricordarmelo, quando avresti potuto semplicemente aspettare il mio ritorno a casa».
«Ohhh, hai ragione, questa sarebbe stata la linea d'azione più logica» disse lei, tutta sarcasmo, «se io mi trovassi a Hersham. Invece sono a Londra e ho pensato che ci saremmo potuti vedere per cena, così da parlare con tranquillità e senza ficcanaso intorno».
Richard aggrottò la fronte: Leah aveva ragione, e la sua proposta era sensata. Una proposta sensata che arrivava da Leah? Il mondo doveva essere in procinto di capovolgersi.
«Hai ragione, è perfettamente logico» ammise. Sentì Leah sghignazzare compiaciuta e non resistette alla tentazione di infastidirla. «E l'hai pensata tutta da sola, sì? Sono colpito!»
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99 Shades of...
Romance[STORIA REVISIONATA] In un mondo come quello moderno, in cui l'unicità di ogni persona rappresenta un Universo a sé, le cose non sono mai o bianche o nere. Eppure, è così che appaiono Richard e Agathe: lui, ormai un uomo fatto, algido, composto, più...