Nonostante la rabbia verso se stessa e verso Richard, Agathe il pomeriggio successivo era tornata a casa dell'uomo per studiare, determinata a fingere che non fosse successo nulla, e così aveva fatto anche nei giorni seguenti: Richard ne era stato così sorpreso – e anche un po' confuso – da non avere il coraggio di affrontarla, ed era tornato a essere un fantasma in casa propria.
Questo, almeno, fino al ventitré dicembre: il Natale incombeva e Agathe decise di sospendere i pomeriggi di studio in casa Prescott per quattro o cinque giorni. Così, quel giorno, rimase a casa propria per salutare i suoi genitori, in partenza per la Francia.
«Non sono certo che partire sia una buona idea» disse Evan mentre trascinava lungo il vialetto una delle sei valigie di sua moglie.
«Dillo a Gisèle: sono certa che la prenderà bene!» rispose ironica Agathe. Suo padre le scoccò un'occhiataccia ma non replicò, troppo occupato a riempire l'auto coi tanti, troppi bagagli di Gisèle. «Starò benissimo con Lara e lo zio Damon, e comunque passerò quasi tutto il mio tempo a studiare: non c'è bisogno che restiate» insisté lei.
«Mpfh» mugugnò infine l'uomo. Per un momento pensò di insistere, ma alla fine scelse di non farlo: certo, gli scocciava l'idea che la famiglia fosse spaccata a metà proprio a Natale, ma la sua parte razionale sapeva che decidere di annullare il viaggio dai suoceri avrebbe fatto inferocire Gisèle al punto da rendergli la vita impossibile. L'ottimo rapporto che aveva con suo suocero, poi, faceva desiderare a lui stesso di partire.
Agathe capì al volo che suo padre aveva rinunciato a dare battaglia sul punto ed esultò internamente: due settimane di libertà totale dai suoi genitori erano un sogno che si avverava e anche se questo la faceva sentire un pochino in colpa nei confronti di Evan, era ancora troppo arrabbiata con lui per cambiare i propri piani..
Ci volle un'altra ora perché Evan finisse di incastrate tutti i bagagli nell'auto e Gisèle si decidesse a scendere, tirata a lucido come se ad attenderla ci fosse una serata di gala e non un semplice viaggio in aereo: marito e moglie salutarono la loro secondogenita e l'auto, con Stevens alla guida, partì in direzione Heathrow.
Ormai sola nella villa, Agathe sprofondò nel divano con un sospiro di felicità: finalmente aveva un po' di pace e avrebbe sfruttato quei giorni al massimo per dimenticare tutte le cose brutte accadute nelle ultime settimane.
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A casa Prescott c'era aria di festa: le stanze più vissute erano state addobbate con dovizia e un enorme abete magnificamente decorato svettava nel salone.
Il Natale era un rito quasi sacro nella famiglia di Richard: quando era bambino i suoi genitori avevano sempre dato il massimo per rendere speciali quei giorni e, sebbene fosse ormai un adulto e vivesse da solo, l'uomo aveva conservato il ricordo di quelle celebrazioni e il desiderio di perpetrare le tradizioni di famiglia.
Richard era stato felice quando, il giorno precedente, Agathe aveva lasciato un bigliettino sulla sua scrivania con cui gli comunicava che per alcuni giorni avrebbe studiato per conto proprio: le festività erano alle porte e lui aveva dei preparativi importanti da ultimare.
Era ormai sera, quel ventitré dicembre, quando il campanello suonò e Richard si precipitò ad aprire, felice ed emozionato.
Un uomo di quasi settant'anni varcò la soglia, infreddolito ma sorridente. Richard lo liberò subito dei bagagli mentre l'ospite lasciava giacca, sciarpa e guanti nell'ingresso prima di spostarsi nel salottino sul retro, dove un bel fuoco lo attendeva.
Dieci minuti dopo Richard lo raggiunse e i due sorseggiarono in silenzio un thè bollente.
«Sono felice che tu sia qui, papà» disse sincero Richard.
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99 Shades of...
Romance[STORIA REVISIONATA] In un mondo come quello moderno, in cui l'unicità di ogni persona rappresenta un Universo a sé, le cose non sono mai o bianche o nere. Eppure, è così che appaiono Richard e Agathe: lui, ormai un uomo fatto, algido, composto, più...