Eighteenth Shade [R]

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Richard era sulle spine.

Dall'ultima visita di Agathe era passata quasi una settimana e lui non l'aveva più vista. Certo, l'aveva osservata entrare e uscire da casa grazie al suo fedele binocolo, ma a parte questo la ragazza non aveva fatto nessun tentativo di avvicinarlo.

Probabilmente si è resa conto di quanto sia stato folle sfidarmi e adesso ha paura di farsi vedere, ragionò Richard tra sé. In quell'istante, un movimento improvviso lo costrinse ad alzare gli occhi e scrutare Villa Williams col binocolo: Agathe era al primo piano, sul balcone che dava sul prato rotondo che separava le loro case, e agitava la mano in segno di saluto, guardando dritto nella sua direzione con un sorrisetto di scherno stampato sul volto.

Richard abbassò di scatto il binocolo e diede le spalle alla finestra, furioso con se stesso e con Agathe. Come osava quell'impertinente ragazzina prendersi gioco di lui in quel modo... e soprattutto, come aveva potuto essere così incauto da farsi scoprire? Da quanto tempo Agathe sapeva che la spiava?

Sempre impegnato in questi pensieri, l'uomo puntò di nuovo il binocolo sulla villa di fronte alla sua solo per scoprire che Agathe era sparita. Per alcuni minuti frugò con lo sguardo le altre finestre di casa Williams, poi la porzione di giardino che riusciva a vedere e la strada, ma la ragazza non era da nessuna parte. Richard sbuffò, mise via il binocolo e si avvicinò un po' di più al vetro, gli occhi ancora fissi sulla strada.

«Perso qualcosa?»

Richard si voltò di scatto, col cuore in gola e la mano che già cercava qualche oggetto contundente con cui difendersi, quando scoprì che l'intruso era nientemeno che il motivo per cui stava alla finestra col binocolo incollato alla faccia: Agathe era appollaiata sulla sua scrivania e dondolava i piedi mentre lo osservava con espressione compiaciuta.

«Come ha fatto a entrare?» sibilò Richard, incredulo, una mano premuta sul petto come se questo potesse gestire il battito cardiaco impazzito.

Lei si strinse nelle spalle. «La porta sul retro era aperta».

«Non il cancello» ribatté l'uomo.

«Ma lei ha già appurato le mie abilità di scalatrice, quindi di cosa si stupisce?» concluse Agathe.

Richard incrociò le braccia. «Che ci fa qui?»

Agathe sgranò gli occhi, l'immagine dell'innocenza. «Credevo le avrebbe fatto piacere. Insomma, ho avuto l'impressione che non facesse che spiarmi, con quel suo incantevole binocolo, e ho pensato che tanto valeva farmi vedere dal vivo» rispose in tono malizioso, saltando giù dalla scrivania prima di fare un giro su se stessa con le braccia spalancate.

L'uomo socchiuse appena gli occhi ma non rispose. Trionfante, Agathe saltò di nuovo a sedere sulla scrivania e si guardò intorno.

«Così, questa è la sua famosa biblioteca» disse; sembrava incantata. «Quanti libri ha, si può sapere?»

«Più di quanti lei possa immaginare» rispose Richard, che era intento a misurarla con lo sguardo. «Miss Williams, proprio non ci riesce, a indossare un paio di pantaloni?»

«Questi sono pantaloni» replicò lei in tono sorpreso. «E poi cos'ha contro il mio abbigliamento? Sto così male?»

Richard osservò con espressione eloquente i morbidi pantaloncini dal taglio classico che le arrivavano a metà coscia, abbinati alla giacca grigio scuro, l'aderente camicia bianca con i primi bottoni slacciati, le gambe fasciate dalle calze nere e i piedi infilati in un paio di comodi stivaletti bassi.

«Non riesce a indossare nulla che le copra le gambe?» chiese in tono di disapprovazione.

Agathe abbassò lo sguardo, improvvisamente insicura, e percorse una delle proprie gambe con la punta di un dito. «Non credevo fossero così brutte da dover essere nascoste» mormorò: le sue gambe non erano sottili e lunghe come quelle di sua zia, al contrario, erano un po' più tornite e da un paio d'anni Séline la esortava a mettersi a dieta e fare qualcosa per rimediare, ma a lei non erano mai sembrate tanto malmesse da dover essere coperte in ogni situazione.

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