Capitolo 12

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Haley POV

È stato il momento migliore della mia vita, ancora non posso crederci a quello che è appena successo. Sono qui nel suo letto cercando di riprendere fiato..

"Allora come di senti?" Si gira verso di me per carpire quello che penso
"Bene.. anzi più che bene"
"Sono felice di sentirtelo dire, vedendoti così silenziosa credevo di..di aver fatto qualcosa" sussurra
"Non dirlo nemmeno per scherzo" la attiro a per per darle un soffice bacio, ma ben presto si trasforma in qualcosa di più voglioso.
Le mordo le labbra e inizia a gemere, appena apre la bocca, le ficco la lingua dentro. Il suo sapore mi manda fuori, è un misto tra menta e vodka semplicemente magnifico.
Con le mani le afferro entrambi i semi ma inaspettatamente mi ferma..

"Haley ti prego fermati" mi prende le mani fissandomi
"Perché n-non mi v-vuoi?"
"Cosa? no tesoro non è questo. Ecco.. abbiamo passato una bellissima serata, non mettiamoci fretta e gustiamoci ogni momento. Non voglio fare errori con te ok?"

Non sapevo cosa dire, la sua confessione mi ha lasciato senza parole, sotto questa corazza dura si nasconde una donna dolce, che nessuno ha mai amato per quello che è.

"Certo hai ragione" le sorrido dolcemente baciandole l'angolo sinistro della bocca, noto subito che si rilassa

"Allora visto che non faremo niente, ti va se parliamo un po'?" aggiunsi mettendomi distesa vicino a lei
"Ok, raccontami di te" dice coprendosi con il lenzuolo
"Cosa vuoi sapere?"
"Tutto, non tralasciare nulla"
"Bene, mi chiamo Haley Salvatore ho diciott'anni, sono nata a New York anche se i miei genitori sono italiani, mio padre si chiama James e fa il cardiologo mentre mia madre si chiama Kate ed è uno chef. Lei mi ha insegnato tutto sulla cucina e mio padre mi ha tramandato la passione per la medicina.
Pratico le arti marziali da quando avevo 13 quando..." ricordare quel particolare della mia vita mi faceva male, non ne parlo con le persone, semplicemente per non lo sanno
"Quando cosa Haley?" inizia a toccarmi la mano sinistra per incitarmi a parlare

"Stavo tornando da scuola quando due ragazzi mi seguirono e portarono in un vicolo.
Uno mi teneva per le braccia intanto l'altro cercava di togliermi i pantaloni, così iniziai a urlare con tutto il fiato che avevo in corpo è uno dei due mi puntò una pistola contro insultandomi, una pattuglia ci sentì e accorse in soccorso.
Entrambi furono accusati di tentato stupro e omicidio e gli anni dato quindici anni a entrambi anche per i precedenti che avevano come droga, riciclaggio, scommesse ecc.."
le lacrime iniziarono a scendere silenziose. Le immagini iniziarono a farsi vivide nella mia mente, metto le mie mani sugli occhi per coprirmi, odio farmi vedere debole se non con i miei genitori

"Ssh tesoro non piangere, ti prego" mi abbraccia facendomi mettere il volto vicino al cuore, il solo sentirlo mi rilassa, adoro sentirlo è il suono più naturale del mondo
"Scusa non volevo farti sentire a disagio"
"Non sentirti così, sono contenta che tu ti sia aperta con me"
"E mi fa incazzare che qualcuno abbia osato toccarti" aggiunse visibilmente arrabbiata

"E a te invece che hanno fatto?" dico senza rendermene conto e pentendomi subito di quello che ho detto...

Victoria POV

"E a te invece che hanno fatto?"

Quella frase mi fece accapponare la pelle, continuavo a fissarla senza proferire parola più che altro non sapevo cosa dire..

"Victoria ascolta... dalla prima volta che ti ho visto, ho capito subito che in te c'è qualcosa che ti tormenta o ti ha tormentato in passato, per cui ho fatto fare delle ricerche a Adam visto che lui ha il ragazzo che lavora al FBI e io... "
La fermai alzando la mano, non la volevo sentire o meglio avevo paura di sentire quello che ha da dire, che se ne vada senta tornare

"Che cosa sai?" chiedo incazzata nera
"Io.. io"
"Te lo ripeto che cosa cazzo sai?" le urlo dietro, facendola spaventate
"I-io so s-solo che Davis non è il tuo vero cog-gnome" balbetta spaventata

Esco dalla camera senza proferire parola, sono così incazzata, non con lei sia chiaro ma con me stessa.

Si dice che il passato resta passato ed è una cazzata assurda. Il passato ritorna a presentarti il conto come una cameriera a fine cena in un ristorante.
Apro il frigo e prendo una bottiglietta di acqua tonica e la bevo fino all'ultima goccia.
Passato il momento di smarrimento ritorno in camera e la trovo che si sta rivestendo..

"Haley ma che hai?"
"Meglio che me ne vada, ti chiedo scusa non dovevo permettermi di fare una cosa del genere io..."
"Fermati ti prego ti racconterò tutto" mi fissa e si siete sul letto
"Ti ascolto"
Mi siedo anch'io e inizio a raccontare
"Sono andata via di casa quando avevo diciotto anni, i miei veri genitori erano delle belle persone fino a quando non gli raccontai della mia omosessualità.
Inutile dirti che mi insultarono nei modi peggiori, non sembravano neanche le persone che mi avevano cresciuto.
Mi ricordo le lacrime di mio fratello Christopher che allora aveva dieci anni e che non ho più rivisto, gli dissi di venirmi a cercare quando avrebbe compiuto diciott'anni ma non lo ha fatto e ho paura che gli sia successo qualcosa.

Arrivata a New York ho iniziato a bere e a mettermi nei guai finché non sono finita alla centrale di polizia, e li ho incontrato il tenente John Davis.
Da lui ho preso il cognome, si è sempre comportato da padre insieme a sua moglie Maria.
Entrambi non potevano avere figli quindi erano contenti di avere me, lavorai per il dipartimento durante l'università.
Li ringrazierò per tutta la vita per avermi salvato dal oblìo e il mio vero nome è Victoria Hale"

Finto il racconto mi giro dall'altra parte per non guardarla e qualche lacrima scende silenziosa,
"Vichy guardami" sussurra
Sospiro e dopo un po' mi giro, mi prende il viso tra le mani e dice

"Non pensare neanche un secondo che quello che mi hai detto possa farmi cambiare idea su di te, non sei più sola ci sono io e da domani inizieremo a cercare tuo fratello ok?" sussurra dandomi un tenero bacio.

Una Professoressa Per AmanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora