Capitolo 53

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Haley POV

Avete presente quel dolore al petto, che non vi permette di respirare bene, ma non è un infarto?
Io lo avevo provato in passato, ma non era mai stato così forte...

Sono seduta in una panchina a Central Park, nella parte un po' più isolata. Dopo quello che è successo, ho solo bisogno di riflettere... In lontananza sento dei ragazzi ridere e scherzare.

"Sapevo che ti avrei trovata qui..." sento una voce alle mie spalle.

"Ciao Adam cosa ci fai qui?" chiedo e lui si sistema vicino a me.

"Sai di essere isolata qua vero? Se trovi qualche malintenzionato cosa fai?" sospira guardandosi attorno.

"Credimi se trovassi qualcuno, che volesse farmi del male, sfogherei su di lui tutta la mia rabbia...".

"Daniel ti ha raccontato cosa è succedo?" aggiungo.

"Si... come stai? Anche se lo so..." prende la mia mano e la stringe.

"Mi sento emotivamente svuotata... e ho avuto così paura, non per me ma perché in quel momento c'era il mio bambino.
Dio perché non mi ha detto niente?" mi passo una mano tra i capelli.

"Mi dai il permesso di prenderla a botte quando la vedo?" dice facendomi ridere

"Si se riesci a starle dietro...".

"Inizio ad avere freddo, ti va un caffè?" annuisco e ci dirigiamo verso un chiosco, che vende dolciumi oltre al caffè, così prendo un bombolone alla crema.

"Tu hai un amore viscerale per i dolci" mi guarda scioccato mangiare il bombolone.

"Si non riesco a rinunciarci, mi piacciono troppo" mi lecco le labbra per pulirmi della crema.

"Ti va di venire a casa mia? Così Javier sarà felice di vederti..." sussurro.

"Certo andiamo" sorride.

Arrivati casa Javier mi viene in contro, si stringe forte al mio petto e mi scende una lacrima, che faccio scomparire subito.

"Piccolo guarda chi è venuto a trovarti" guarda dietro di me e i suoi occhi si illuminano.

"Adam" urla saltandogli letteralmente in braccio.

"Ehi ometto sai, diventi sempre più grande ogni volta che ti vedo" non mi ero mai accorta di quanto Adam fosse paterno.

Dalla cucina compaiono Maria e i miei genitori che mi guardano con delle facce tristi, odio quelle espressioni... la pena con cui mi guardano mi fa soltanto provare rabbia.

"Non guardatemi in quel modo" urlo facendogli prendere paura compreso mio figlio.

Mi giro verso di lui, gli bacio la testa e gli sussurro un piccolo scusa per poi sparire nella mia stanza.
Apro il mio armadio e inizio a infilare i si vestiti dentro ad una valigia.

"Senti Haley noi... che stai facendo?" chiede mia madre.

"Sto preparando delle cose di Victoria, questa notte non dorm..." il suono del mio telefono mi distrae, il messaggio è di Victoria lo leggo velocemente e poi butto il telefono sul letto.

"Haley tesoro io posso capire come ti senti , ma..."

"Come fai a capire? Tu e papà vi dite tutto, siete due pettegole..." borbotto senza guardarla.

"Prima di tutto non siamo pettegoli al massimo è tuo padre il chiacchierone" dice gesticolando per poi sedersi sul letto.

"Mamma non sai quanta paura ho avuto oggi..." mi siedo anch'io e lei subito pronta ad abbracciarmi.

"Lo so e so anche dove te ne andavi dopo scuola, quando eri alle superiori..." sussurra.

"Ma come..." la guardo.

"Un giorno mi hai insospettita e ti ho seguita fino alla palestra di quel militare, ho visto il modo in cui ti allenavi e quanto ti facesse stare bene. Tuo padre ovviamente lo sa, ma non abbiamo detto niente" racconta.

"Mi dispiace mamma, non volevo che ti preoccupassi..." mi copro il viso con le mani.

"Che ti piaccia o no, è il ruolo dei genitori preoccuparsi per i propri figli" mi bacia la fronte e mi lascia da sola.

Un tempo amavo la solitudine, stare sola con i miei pensieri e non avere nessuno che ti opprime. Non avevo paura di stare da sola, non sono quel tipo di persone che pur di non stare da sole, si mettono con il primo che capita.

Ma ora è tutto diverso... il solo starle lontana o litigarci mi fa star malissimo, non mi piace in qualche modo essere dipendente dalle persone.
Mi sembra di essere una drogata alla continua ricerca della sua dose quotidiana.                
Con questi pensieri mi addormento profondamente.

"Mami... mami svegliati" sento delle manine toccarmi il viso.

"Ometto cosa succede?" chiedo preoccupata.

"Mamma non è ancora tornata, quando arriva?" fa il broncio e mi sento tremendamente in colpa.

"Ehm purtroppo la mamma non tornerà questa sera perché... perché deve lavorare amore" mento cercando di sorridere.

"Va bene..." mi prende la mano e andiamo in cucina per la cena.

Dopo aver cenato e fatto portare i vestiti casa dei genitori di Victoria, accompagno il piccolo a farsi i bagno e poi lo metto a letto
Si addormenta in poco tempo, doveva essere davvero cotto.

Vado in camera mia per cambiarmi, quando il mio telefono si illumina mostrando un messaggio di Vichy.

Haley vita mia...

Da quando sei entrata nella mia vita ho iniziato a respirare... prima ero rinchiusa in una bolla di sapone, lontana da tutti e da tutto.

L'averti accanto mi ha fatto capire, l'importanza delle cose più piccole e i tuoi baci, carezze e risate sono la cosa che mi fa sentire viva... viva dal più piccolo vaso sanguigno all'arteria, che mi mantiene in vita.

Mi hai insegnato cosa vuol dire amare una persona... non significa essere deboli, ma significa avere qualcuno che ti accompagna per mano sia nei momenti belli e buoi della vita, senza lasciarti cadere nel oblio.

Perdonami per le volte in cui ti ho fatto soffrire e per tutte quelle in cui lo farò... tu insieme a nostro figlio siete la mia linfa vitale e senza di vuoi, inizierei a cambiare colore e a cadere con le foglie al loro picco in autunno.

Ti amo sempre qualunque decisione prenderai...

Dopo averlo letto più volte e sentire le mie lacrime scendere lentamente, la chiamo senza perdere un minuto.

Una Professoressa Per AmanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora