Capitolo 66

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Victoria POV

Oggi è un giorno importante.
Questa mattina andiamo al distretto da mio padre e Daniel mi ha chiamato dicendomi, che hanno delle novità riguardanti le mie analisi fatte in precedenza.

"Amore a che ora dobbiamo essere al distretto?" chiedo ad Haley.

"Alle 10 se non ricordo male... stai bene si?" mi guarda.

"S-si certo, sono solo un po' nervosa... secondo te cosa avranno da dirmi?".

"Non saprei Vicky... potrebbe essere tutto o niente" dice.

"Ma se non te la senti di andare, possiamo restare a casa" aggiunge.

"No no non preoccuparti, tu piuttosto non affaticarti e..." mi interrompe baciandomi.

Ci baciamo per un tempo che sembra infinito, ma purtroppo dobbiamo staccarci.

"Forza andiamo o faremo tardi" mi schiocca un'ultimo bacio e usciamo di casa.

Arriviamo davanti al distretto e parcheggio la macchina, Haley si slaccia la cintura mentre io rimango bloccata.

"Se non ti slacci la cintura, non possiamo andare... Vichy" urla.

"Eh ho capito si si andiamo" mi slaccio la cintura e scendo dall'auto.

"Buongiorno sono Victoria Davis, mio padre è già arrivato?" chiedo impaziente.

"Si certo Victoria è nella sala riunioni insieme agli altri" ringrazio il poliziotto alla reception e raggiungiamo la sala riunioni.

Quando entriamo, troviamo mio padre, Daniel, i due detective che già conoscevamo e due agenti dell'FBI.

"Perché i federali sono qui?" chiedo agitata.

"Tranquilla non è per quello che credi te, sedetevi" ci dice Daniel.

"Allora signori vi presento mia figlia Victoria e la sua compagna Haley, loro invece sono l'agente Arnold Eight e l'agente Ray Reth si occupano di persone scomparse.
Il padre dell'agente Reth era un mio compagno di college per quello lo conosco" spiega.

"Va bene ma cosa centrano loro?" chiede Haley.

"Vichy dopo che hai fatto le analisi del dna, le hanno inviate a noi per vedere se avevamo qualche riscontro... e ne abbiamo trovato uno" racconta.

"Ok e co-cosa avet-avete scoperto?" mi tremano le mani e Haley mi afferra la mano e me la stringe.

"Beh allora... John puoi darmi una mano'" chiede Ray.

"Ehm vedi Victoria i tuoi veri genitori sono inglesi, più precisamente di Londra... loro quanto tu avevi all'incirca quattro anni, vennero a New York per un viaggio e durante una passeggiata a Central Park insieme alla tua madre biologica e tuo padre, vennero distratti e qualcuno ti portò via dal loro passeggino.

Naturalmente hanno iniziato a cercati subito e successivamente ricoverarono tuo padre, perché si sentì male ed è per questo che hanno il suo dna. Ci sei fino adesso?" annuisco, Ray apre la cartellina ed estrae una foto.

"Guarda Victoria ti ricordi di questo?" me la mostra e lo riconosco subito.

"Lui è Pinko il mio orsacchiotto, è ancora sopra al letto nella mia vecchia stanza papà" ormai mi viene da piangere, tira fuori un'altra foto e me la passa.

"Questa sono io con l'orsetto, Come avete fatto ad averla?".

"Una cosa alla volta Victoria tranquilla, posso capire che sia difficile..." sussurra.

"Fammi vedere le altre foto" quasi urlo e Haley stringe la mia mano fino a stritolarla.

"Questa raffigura i tuoi veri genitori con te in braccio e l'orsacchiotto, sembra che te lo portassi sempre in giro... e come vedi assomigli molto a tuo padre, hai i suoi stessi occhi e il suo sorriso" sorride mio padre.

"Ti dicono qualcosa?" aggiunge.

Non rispondo, perché inizio ad avere dei flashback... dove questa donna mi cantava la ninna nanna e quest'uomo mi fa fare trotta cavallino sulla schiena.

"Victoria... Victoria tutto bene?" Haley mi scuote leggermente.

"Io... io mi ricordo un po' di loro, ma non riesco a ricordarmi i loro nomi..." ormai sono in una valle di lacrime.

"Ric-ricordo lei che mi cantava la ninna nanna... e lui c-che mi faceva fa-fare trotta cavallino, oddio..." piango e singhiozzo senza tregua, mentre mio padre cerca di consolarmi.

"Si chiamano Henry William e Charlotte Dianne Woodville" esordisce Arnold Eight.

"Aspetti un attimo ha detto Woodville? I Woodville sono duchi, ed è una delle famiglie più antiche dell' Inghilterra... Victoria sei una nobile" mi guarda sbalordita Haley.

"Haley non correre magari non mi voglio o mi hanno ormai dimenticata..." sussurro.

"In verità ti hanno sempre cercata, non hanno mai smesso... una volta l'anno vengono a New York e portano dei fiori nel luogo in cui sei scomparsa e vengono da noi per sapere se abbiamo novità" questo mi fa sentire incredibilmente bene.

"Victoria vorremo contattarli e dirgli che ti abbiamo trovata, hanno il diritto di saperlo... sei d'accordo?" chiedono entrambi.

"Certo sono disposta a vederli, sempre se loro vogliano" sospiro forte.

"Perfetto, dopo ti chiameremo e ti daremo tutti i dettagli... buona giornata a tutti".

"Aspettate qual è il mio vero nome?" chiedo.

"Helena Catherine" ci salutano e se ne vanno.

Stiamo facendo una passeggiata per Central Park, Haley si è allontanata per rispondere al telefono.
Dopo aver saputo tutta la storia... il mio cuore si è letteralmente spezzato.
Chissà il dolore che hanno provato, il senso di colpa... io resisterei a malapena.

"Eccomi amore ho raccontato tutto a mio padre, mi ha detto che sei hai bisogno l'intera famiglia ti sosterrà sempre" mi bacia.

"Come ti senti Helena Catherine?" chiede usando il mio vero nome.

"Sai non è così male sentirmi chiamare con il mio vero nome... mi piace molto"sorrido.

"Ne sono felice, perché vorrei chiamarti così d'ora in poi e poi è la tua vera identità".

"Non so perché, ma è come se avessi perso venti chili... sono letteralmente svuotata" le passo il caffè caldo, preso poco prima.

"Forse perché hai finalmente messo un punto e perché i tuoi genitori sono delle persone magnifiche, ti hanno sempre cercata e specialmente amata".

"E se non accettassero il fatto, che io sai lesbica? Se mi rifiutassero?" sparo a raffica.

"Ascoltami, ti hanno appena ritrovata... credimi quando ti dico, che a loro non fregherà nulla del tuo orientamento sessuale" mi schiocca un bacio e sorride.

"É quasi ora di pranzo, visto che siamo qui dove vuoi andare a mangiare?" aggiunge.

"Che dici del giapponese? Ho voglia di sushi, ti va bene?".

"Certo e che giapponese sia" le prendo il viso e la bacio.

Una Professoressa Per AmanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora