Capitolo 71

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Victoria (Helena) POV

"Allora quando insieme a Daniel eravamo sotto copertura per il controllo delle corse clandestine... se non sbaglio te ne avevo parlato, ti ricordi?" chiedo.

"Si ricordo... continua" dice.

"Beh io... io facevo il doppio gioco..."sospiro.

"Oh mio dio, ma come hai potuto..."

"Aspetta fammi spiegare prima, di trarre delle conclusioni.
Ti prego" la interrompo, la guardo sospirare ed infine annuisce.

"Quando dico che ho fatto il doppio gioco, mi riferisco al fatto che ho iniziato a far parte di quella vita...
Ricordo l'adrenalina di ogni corsa, l'odore dei soldi che giravano ogni sera, il non sentirsi diversa...
Durante una delle corse conobbi Hermán e altre persone, lui capi subito che ero un poliziotto.
Prima che diventassimo amici, mi puntò una pistola sulla tempia... credeva, che volessi sputtanato con L'FBI cosa vera, ma alla fine siamo diventati due fratelli" racconto.

"Cosa... cosa gli ha fatto cambiare idea?" chiede.

"Il fatto che non avesse mai sparato ad una donna... gli tremava la mano.
E detto tra noi, l'ho disarmato" rido ricordando la scena.

"Ti diverti vedo" si alza dal letto, irrita.

"Se quello ti avesse uccisa, hai idea di che razza di dispiacere, avresti dato ai tuoi genitori?" agita le mani come se fosse una piovra.

"In quel momento non me ne importava molto" borbotto.

"Di che cosa si occupa Hermàn?" chiede.

"Traffico d'auto, corse clandestine e..."

"Droga, armi o prostituzione?" alza la voce.

"Come? Ma che ti salta in testa... si occupa di opere d'arte, quello è legale" spiego.

"Oh si certo capisco, cose da nulla mi sembra ovvio" borbotta.

"Ora voglio delle risposte sincere... e tu risponderai che ti piaccia o no" mi punta il dico contro e io annuisco.

"Sei ancora in contatto con lui?" chiede.

"Si non ho mai smesso di esserlo" sussurro.

"Daniel sa di questa storia?" continua.

"Certo che no... avrebbe fatto la spia come un pivello." dico.

"Perché siamo qui in verità?".

"Perché Hermán ci può aiutare a non far uscire quel mostro dal carcere" borbotto.

"Hai mai ucciso una persona?" in questo caso mi fissa, in modo impassibile.

"Io... si.
Quando mi trovavo in Colombia ho ucciso quattro persone" dico mantenendo il suo sguardo.

"Mio dio sei un schifo di mostro" mi urla.

"Io sarei un mostro? Sul serio? Tu non hai idea di chi fossero..."

"Ma non ti giustifica" mi interrompe, iniziando a piangere.

"Non me ne frega un cazzo, non mi giustificare con te.
Sai perché? Perché ammazzerei quegli animali altre mille volte e non provo nessun pentimento.
Degli uomini che stuprano e ammazzano bambine più piccole di dieci anni, non meritano pentimento e perdono.
La più piccola aveva quattro anni... stuprata ripetutamente e pugnalata in punti fino allo stremo.
Così li ho drogati tutti, portati in un capannone, ho pugnalato le loro parti basse e poi dato fuoco a tutto" racconto, mentre lei mi guarda spaventata.

"Ma come hai potuto..." si allontana da me.

"Sai che c'è Haley? Mi sono proprio stancata, di dover chiedere scusa per ogni cosa.
Mi sono stancata di dovermi giustificare con te del mio passato.
Perché se non ti vado bene... quella è la porta" indico l'uscita della stanza.

"Cosa stai dicendo?" chiede allarmata.

"Quello che hai sentito, se mi accetti e accetti il mio passato e presente bene... altrimenti te ne puoi tornare a New York" esco dalla camera incazzata nera.

Cammino fino a quando non vado a sbattere contro qualcuno.

"Va beh che vuoi saltarmi addosso, ma non in questo modo" ride Hermán.

"Non sono in vena di ridere...".

"Ti va un bicchiere di vino?" chiede.

"Chianti?" sorrido.

"Ovvio, solo il meglio per me" si indica come se fosse Giulio Cesare.

Siamo seduti nel suo studio, lontano da occhi curiosi.

"È da un po' che ci vediamo, non mi hai neanche invitato al tuo matrimonio" sorride.

"Molto divertente, comunque la prossima volta lo farò... allora come vanno gli affari?" mi alzo e guardo fuori dalla finestra.

"Alla grande come sempre, te invece? La ragazzina è molto bella, ma da come avete urlato prima... deduco, che ci siano guai in paradiso" si alza anche lui.

"Le ho raccontato quello che facevamo insieme e lei non l'ha presa bene, naturalmente le ho urlato dietro anch'io".

"Credo che non lo accetterà mai... e sono stanca di essere giudicata" continuo.

"La vuoi lasciare?" mi giro a guardarlo.

"Certo che no... ma di sicuro lo vorrà fare lei" bevo tutto il vino in un sorso.

"Secondo me, non è così stupida da non capire le tue azioni, forse dovresti solo darle del tempo" suggerisce.

"Forse hai ragione" dico.

Ho camminato in riva all'oceano per qualche ora.
Il bisogno di pensare era così importante da doverlo fare senza pensarci troppo
Ripercorro la mia vita minuto per minuto, ricordo per ricordo e sensazioni per sensazione.
Penso a quanto fosse più semplice lamia vita, prima di conoscere Haley ma non vuol dire che fosse felice.
A quel tempo non avevo legami così forti in amore, che se una persona mi scivolava tra il mani... il menefreghismo era all'ordine del giorno.
Decido di tornare da Haley, apro la porta della stanza e la trovo all'interno.

"Non riuscivo a trovarti... pensavo che te ne fossi andata" corre ad abbracciarmi forte.

"No sono qui... Javier?" chiedo staccandomi dall'abbraccio.

"È fuori a giocare con i cani insieme a Hermán... ci ho parlato prima non è poi così male" accenna un sorriso.

"Haley ascolta, per prima..." mi ferma.

"No ascoltami tu... mi dispiace per prima, ti ho detto delle cose orribili.
Hai ragione... il più delle volte giudico il tuo passato, cosa che nessuno dovrebbe mai fare.
È che alle volte mi arrabbio per non essere più grande, visto che alla mia età il supporto che ti do, è minimo.
Sono stata ipocrita, perché quello che hai fatto... lo avrei fatto anch'io e chiunque fosse stato genitore o avesse avuto un minimo di giustizia" parla.

"Non è colpa tua se hai diciott'anni..."

"Sono quasi diciannove" specifica.

"E poi le penso davvero le parole che ti ho detto e poi ho due richieste" continua.

"Mmh ok sentiamo".

"La prima è che voglio conoscere le persone con cui hai fatto squadra e secondo...
Mi porti a fare un giro in macchina" mi guarda facendo l'occhiolino.

Una Professoressa Per AmanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora