Capitolo 35

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Haley POV

Sono distesa sul letto con Victoria vicino.
Il mio respiro si fa più regolare, come il suo...
"Non puoi capire... è stato bellissimo" sussurra dandomi un bacio sul petto
"Si molto... ci voleva proprio" dico
"Eh già. Mi mancava sentire il tuo sapore" ammicca leccandomi un capezzolo
"Oddio Vichy, sei sempre la solita" mi copro la faccia e sbuffo
"Che ore sono piuttosto?" aggiungo
"Sono le..." guarda il telefono, restando zitta
"Allora dimmi" mi alzo col busto e la osservo
"Sono quasi le due" sussurra
"Oh cristo santo" mi alzo di scatto, facendola cadere giù dal letto
"Vichy amore ti sei fatta male?" chiedo cercando di non ridere
"Non azzardarti a ridere sai" si alza con fatica
"Ahahah tesoro... vuoi un bacino sulla bua" inizio a ridere tenendomi la pancia
"Haley giuro che se non la smetti, ti prendo a sculacciate" dice puntandomi il dico contro
"Va bene... quale chiappa vuoi la destra o la sinistra?" chiedo sventolando il sedere
"Sai fortunata perché devi andare al lavoro, ma appena posso... ti faccio il culo rosso" dice con voce roca.
"Non vedo l'ora" le faccio l'occhiolino, mentre io vado in bagno a sistemami, lei va in cucina a preparare il caffè.

Sono arrivata davanti alla porta dell'azienda, arrivo nell'ufficio di Elisabeth, dopo quello che le ho detto non so di che umore sia.
"Buongiorno Elisabeth, come stai?" chiedo davanti la soglia del suo ufficio
"Oh ciao Haley, bene... sai ho saputo che tu e la tua compagna, avete preso con vuoi un bambino" mi guarda incrociando le braccia
"Beh si, è con noi da pochi giorni e..."
"Dovevi dirmelo" mi interrompe quasi urlando
"Come scusa?" chiedo
"Dovevi dirmelo, avevo il diritto di saperlo.
Dovevi sapere la mia opinione" questa è folgorata
"Sapere cosa? chi ti credi di essere?"
"Sono il tuo capo e...
"Me ne fotto se sei il mio capo... questo non ti da il diritto, di intrometterti in affari che non ti riguardano" urlo avvicinandomi a lei
"Si che mi riguardano, sei una mia dipendete... per di più, da quando ti porti in casa i bastardelli?" dopo che ha pronunciato quelle parole, non resisto e le do uno schiaffo in pieno volto.
Il mio schiaffo le fa letteralmente girare la testa
"Azzardati ancora a dire una parola del genere, sulla mia compagna o su mio figlio e giuro che te la farò pagare. Hai capito?" si accarezza la guancia e mi guarda con gli occhi lucidi
"Mi licenzio trovati un altra assistente" borbottò
"Sai potrei denunciarti per aggressione" ammicca facendo un sorriso malvagio
"Ah si? Fallo e io ti denuncio per molestie sessuali.
Sai tutti hanno capito che hai un interesse per me, sarebbe molto semplice rovinarti la carriera" sorrido anch'io ma lei cambia espressione, diventando pallida.
Esco dal suo ufficio come una furia, raccolgo tutte le mie cose e dopo aver preso un taxi arrivo a casa.

Quando apro la porta di casa, Maria spunta dalla cucina
"Haley tesoro come mai già a casa?" chiede preoccupata
"Mi sono licenziata, quella donna è una lurida zoccola" urlo spaventando Maria
"Scusami Maria non devo alzare la voce con te" le do un bacio sulla guancia e la abbraccio
"Oh tesoro, vieni in cucina che ti preparo un buon te e mi racconti tutto".

Siamo sedute una difronte all'altra, e le racconto tutto per filo e per segno
"Che stronza" dice e rimando sbalordita, lei le parolacce non le dice mai
"Scusa Haley ma quando ci vuole ci vuole" ride
"Già, non so cosa mi sia successo... quando ha detto quelle parole, non ci ho visto più" ho ancora l'adrenalina che mi scorre nelle vene
"È normale, è il tuo istinto di mamma che viene fuori" sorride prendendomi la mano
"Si deve essere quello... senti adesso devo andare in un posto"
"Certo tesoro va pure" metto le tazze nel lavello e vado in camera mia

Frugo all'interno del mio armadio alla ricerca di una scatola di color azzurro, quando la trovo mi viene un tonfo al cuore.
La apro e trovo dentro i miei guantoni da boxe e le fascette per le mani, è quasi un anno che non metto piede in palestra.
Dicevo ai miei che facevo arti marziali, quando andavo ad allenarmi con un ex Marines, mi allenavo ogni volta che potevo.
Quell'uomo mi ha insegnato la disciplina e il rispetto, se non avessi avuto lui sarei crollata.

Prendo un borsone, ci infilo gli indumenti sportivi ed esco di casa.
Prendo l'auto e guido fino ad un edificio di due piani.
Apro la porta ed entro, mi guardò attorno per capire, se qualche dettaglio sia cambiato, ma l'unica cosa che è cambiata sono gli attrezzi e il colore delle pareti.
Mi avvicino al un ragazzo alla reception.
"Ciao bellezza cosa posso fare per te?" chiede leccandosi il labbro
"Vacci piano tesoro non sono qui per te,  puoi chiamarmi Donovan Miller?" chiedo fissandolo
"Si vado subito" borbotta andandomene, mi sa di averlo offeso ops.
Dopo qualche secondo lo vedo comparire dalla porta dello studio, quando mi vede si blocca
"Guarda guarda chi c'è, Neal mi aveva detto, che una ragazzina saccente e tutto pepe mi stava cercando.
Mi sarei aspettato chiunque ma non la mia piccola pantera" dice avvicinandosi sempre di mi a me fino ad arrivare davanti a me
"Buongiorno signore" faccio il saluto militare e sorride, mentre tutti gli altri si girano a guardarci
"Forza visto che hai il borsone, vatti a cambiare e vieni al piano di sopra" detto questo vado nello spogliatoio e mi cambio.
Indosso i pantaloncini e il reggiseno sportivo con una canotta, mi metto le fascette sulle mani, prendo i guantoni e vado al piano di sopra.
Arrivata lì lo trovo all'interno del ring

"Bene piccola pantera perché sei qui?"
"Ho paura di crollare" dico semplicemente
"Si più specifica è un ordine"
"Ho conosciuto una donna più grande di me e adesso stiamo crescendo un bambino" parlo velocemente
"Wow ti lascio tranquilla quasi un anno e mi combini tutto questo" ci guardiamo negli occhi.
Il suo sguardo riesce a leggermi dentro, come nessuno riesce a fare.

Una Professoressa Per AmanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora