Capitolo 58

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Victoria POV

Dopo la passeggiata al parco io e Haley siamo tornate a casa.
I suoi genitori non c'erano, perché hanno portato Javier in ludoteca per un compleanno.
Sono distesa in divano con gli occhi chiusi, quando dei passi avvicinarsi.

"Vichi stai dormendo?" chiede con voce
suadente.

"No... sto solo riposando gli occhi".

"Io se fossi in te gli aprirei... ho una bella sorpresa" sussurra.

Apro gli occhi e rimango senza parole, indossa una guêpière nera trasparente con delle calze in tinta e sandali con il cinturino.
I suoi seni sono messi in evidenza e riesco a vedere i capezzoli turgidi.

"Cos'è il gatto ti ha mangiato la lingua?" si avvicina, accarezzandosi in modo erotico le labbra.

"Sei semplicemente perfetta... una dea pronta a farsi scopare" mi alzo con il busto e la osservo meglio.

"Mmh che linguaggio volgare professoressa, le pare il modo" si accarezza le cosce salendo fino al seno.

"Ma tu adori quando ti parlo in questa maniera, ti fa bagnare" dico mettendomi a cavalcioni sul divano.

"Non questa volta, voglio condurre io i giochi... fino a farti impazzire".

Si avvicina mettendosi davanti a me, si siede sul tavolino e apre le gambe.
Indossa un perizoma striminzito, che lascia intravedere la sua figa bagnata.

"Guardati non ti ho nemmeno toccata e già sei bagnata" allungo la mano, ma chiede subito le gambe.

"Non funziona così amore, ma..." si sistema i capelli da un lato e si toglie i sandali.

"Toglimi le calze..." aggiunge eccitata.

Mi ergo su di lei e afferrò la calza con la bocca e gliela sfilo, faccio lo stesso con l'altra e bacio il suo alluce.
Lo lecco per poi prenderlo in bocca, lo succhio e butta la testa indietro gemendo.
Senza perdere tempo le apro le gambe con forza e le strappo il perizoma.
Le attacco il clitoride succhiandolo forte, lo lecco e lo mordo.

"Cazzo Vichy..." geme.

"Chiamami professoressa" ordino guadandola.
Infilo due dita dentro, mentre abbasso una spallina e le sculaccio piano il seno.
Urla e lo rifaccio ancora e ancora, muovo le dita freneticamente.

"Oh si professoressa più forte" ansima, appena sento che la sua figa inizia a contrarsi, smetto.
La faccio alzare e la trascino in camera, la butto sul letto e inizio a spogliarmi.
Salgo sul letto gattonando e la bacio con passione.

"Ti voglio..." sussurra impaziente.

"Ti piace ancora comandare?" chiedo.

"Si ma tu sei sleale, non mi hai lasciato venire"

"Credevi che..." mi interrompo, quando sento le sue dita entrare prepotentemente.

Inizio a ondeggiare e gemere, mentre lecca il seno sinistro.

"Sei così bagnata e calda" dice.

Ci mettiamo distese a sessantanove, una con la faccia sulla figa dell'altra.
Ci infiliamo le dita fino a venire più di una volta.

"Dio è stato fantastico" dico baciandole la fronte.

"Oh si dovremmo farlo sempre" ride.

"Ti amo amore"

"Ti amo anch'io Haley" ci baciamo e facciamo ancora l'amore.

Sono passate due settimane e le nostre vite proseguono tranquilla, forse troppo.
Continuiamo sempre a controllare Elisabeth, ma si comporta in modo normale.
Tutte le mattine accompagno Javier all'asilo e dei poliziotti in borghese si assicurano, che non succeda nulla.
Haley si è chiarita con Donovan e ha anche conosciuto il nostro piccolo.
Siamo uniti come una grande famiglia allargata, ma ho paura che possa cambiare.

Parcheggio davanti all'ospedale perché ho un appuntamento col dottor Brown. Ebbene sì oggi è la prima seduta che faccio e sono molto nervosa.
Arrivo al piano e una infermiera mi accoglie.

"Buongiorno cosa posso fare per lei" sorride.

"Salve ho un appuntamento con il dottor Brown, sono Victoria Davis" dico.

"Certo vada pure la sta aspettando" mi comincia.

Busso alla porta e sento un avanti, la apro e vedi il dottor Brown seduto alla scrivania.

"Accomodati Victoria, é un piacere averti qua" mi fa accomodare.

"Grazie di avermi ricevuta" sono molto nervosa, mi tremano addirittura le mani.

"So che sei nervosa è normale... per cui faremo tutto con calma.
Prenderò degli appunti, naturalmente li vedrò solo io...
Victoria raccontami perché sei qui"

Prendo un bel respiro profondo.

"Sono qui perché mi trovo a un bivio e ho paura di sbagliare...
Certe volte di notte faccio fatica a dormire, perché i ricordi si fanno sempre più vividi" racconto.

"Ho capito, Haley sa che del tuo disagio?"

"No non voglio farla preoccupare... ha già sofferto abbastanza in questo periodo" sospiro.

"Victoria sbagliare e avere paura sono cose normali e fanno parte dell'essere umano.
Non troverai nessuna persona perfetta, perché non fa parte del nostro essere" spiega.

"Ma non può essere una scusante, si insomma una persona non può sbagliare sempre" gesticolo.

"Ok aspetta calma, fa un bel respiro.
Ti senti in colpa per qualcosa?" chiede e io mi fermo a guardarlo.

"Io...io dissi di essere gay ai miei genitori quando avevo diciott'anni.
Loro la presero nel peggiore dei modo, nei loro occhi vedevo il ribrezzo... non potrò mai dimenticare le loro parole e tutto il resto.
Ho lasciato solo il mio fratellino, lui era piccolo e io..." mi passo le mani su viso, per cercare di nascondere le lacrime.

"Io non l'ho più visto, gli diedi il mio numero di telefono.
Purtroppo ho dovuto cambiarlo... ma provai a contattare una mia zia e quando le dissi chi fossi, mi disse che ero sporca e che per lei ero morta" le mie lacrime escono incontrollate, così il dottore mi passa dei fazzoletti.

"Mi dispiace molto..." dice semplicemente e continua ad ascoltarmi.

"E io mi sono sempre chiesta e se avessi aspettato? Avrei visto crescere il mio fratellino e magari..." non riesco a continuare perché sono in una valle di lacrime.

"Meglio fermarsi qui Victoria, non voglio che tu stia male" mi offre dell'acqua e poi mi calma.

Tornata a casa mi spoglio e mi stendo sul letto, mi sento emotivamente svuotata.
Non ho mai amato la terapia, ma devo dire che mi ha fatto bene.
I miei pensieri vengono interrotti dalla soneria del mio telefono.

"Pronto Santiago cosa succede?" chiedo preoccupata.

"Vichy l'ho trovato" in questo momento il mio cuore perde un battito.

Una Professoressa Per AmanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora