La mamma di Prisca guida malissimo. Non che la mia guidi bene, ma ogni volta che è lei a portarci a Sesto San Giovanni, allo stadio del ghiaccio, arrivo sempre con lo stomaco in subbuglio. Mi succederà anche oggi. Sarà che Prisca è più in forma del solito. Sarà che io non ho praticamente dormito. Ho continuato a ripensare a quel ragazzo e l'ho fatto anche per tutte le cinque ore di scuola. Paolo mi ha lanciato un bigliettino durante l'ora di geografia.
Come è andata dallo strizza?
Ho risposto: Sono corsa via dopo un quarto d'ora.
Era così terribile?
In effetti no. Enrico non era terribile. Ero io che non volevo parlare. La mamma, poi, mi ha detto che secondo Enrico io soffro di quella che si chiama "depressione mascherata". Quando me l'ha detto, mi sono messa a ridere e ho risposto: «Non basta l'acromatopsia? Mi dovete affibbiare un'altra ridicola etichetta?»
Questa depressione mascherata non mi interessa molto. Oggi voglio solo concentrarmi sull'allenamento e per farlo devo ignorare Prisca. E' un'impresa quasi impossibile. Ci alleniamo insieme da che abbiamo messo piede sul ghiaccio.
Lei era uno scricciolo, allora. Io ero più alta. La nostra prima insegnante era una donna russa, possente e decisa. Ricordo che mia mamma stava sugli spalti e le urlava di fare attenzione a me.
«Signora», le aveva risposto in modo sgarbato lei «sul ghiaccio non si ha bisogno di vedere, ma di sentire».
«Abbiamo provato la sequenza per le selezioni regionali», mi informa Prisca, senza voltarsi. E' seduta davanti, ma i suoi capelli invadono anche il mio spazio dietro. Sanno sempre di vaniglia.
«E' difficile?»
«Dipende», dice Prisca «se hai seguito bene le lezioni no»
Colpo basso. Sa che ne ho perse due. Sa anche che le mie probabilità di qualificarmi per le regionali sono praticamente nulle. Lei ha già vinto un sacco di competizioni. Io mi sono sempre piazzata bene, ma mai abbastanza.
Quando entriamo in pista, le altre si stanno già allenando. Noi siamo in quattro con la stessa allenatrice, ma dentro questo stadio si allenano molte più ragazze. Spesso sento i rimproveri degli altri allenatori. Monia, la mia allenatrice, mi urla «Bentornata, signorina», e mi sembra una minaccia. Dovrò dare il massimo, oggi.
«Esercizi obbligatori», ci incita Monia, dopo cinque minuti di riscaldamento. Le prime trottole mi escono malissimo. Prisca mi sfreccia davanti ed esegue alla perfezione il primo salto.
STAI LEGGENDO
Shake my colors
ChickLitATTENZIONE: TROVATE QUESTA STORIA AMPLIATA E CORRETTA IN TUTTE LE LIBRERIE E SUGLI STORE ONLINE, PUBBLICATA DA Sperling & Kupfer! Laura ha diciassette anni e ama il pattinaggio più di ogni altra cosa. È solo lì, sul ghiaccio, che si sente davvero se...