Cap 20

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L'ultimo giorno di scuola è sempre quello che preferisco. I professori ti danno i compiti, consapevoli che saranno l'ultima cosa a cui penserai durante l'estate, e qualcuno organizza pure una festicciola in classe, con tanto di prodotti tipici. La nostra prof di inglese ha fatto la torta, ma noi stiamo solo aspettando che suoni la campanella, per assaporare il gusto della libertà. Tre mesi di niente, di vacanze e relax. Per me non sarà proprio così. Monia ha parlato con Prisca e insieme stanno progettando un programma di allenamento per farmi diventare la pattinatrice perfetta. In più, dovrò andare almeno una settimana ad Asiago, allo stage. Tutta questa storia mi sta mettendo un sacco di adrenalina in circolo. E' quello che voglio, riuscire a farcela, ma mi sento tanta responsabilità addosso e non vorrei deluderle.

Ester si avvicina a Paolo e gli sorride.

«Che farai quest'estate?». Lui ricambia il suo sguardo con un'occhiata intensa. Sembra se la stia mangiando con gli occhi. Lei indossa un paio di shorts cortissimi, che il preside se non sbaglio aveva vietato a inizio anno.

«Niente di speciale. Ma mi piacerebbe andare al mare»

«Anche a me», dice lei, ignorandomi «e mi piacerebbe vederlo con te»

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«Anche a me», dice lei, ignorandomi «e mi piacerebbe vederlo con te»

Sbuffo. Ester si volta nella mia direzione, ma io non ho alcuna intenzione di spostarmi. Paolo mi guarda e ridacchia.

«Si potrebbe organizzare un weekend tutti insieme, da qualche parte», esclama.

Odio il sole d'estate. Mi acceca gli occhi. Posso ripararmi dietro alle mie spesse lenti, ma le pupille sono infastidite lo stesso. Forse è colpa dell'acqua, che riflette troppo la luce. Odio che le giornate durino un sacco di più e la mia agonia si prolunga.

«Magari...», sussurro, senza troppa convinzione.

«A te dove piacerebbe andare, Laura?», mi chiede Paolo.

In un posto dove c'è solo buio. Buio ventiquattrore al giorno. Così vedrei meglio i tuoi occhi, in mezzo all'oscurità.

«Riccione», risponde Ester per me «e poi la sera a ballare alla Baia»

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«Riccione», risponde Ester per me «e poi la sera a ballare alla Baia»

Paolo le sorride, ma mi sembra più un sorriso di cortesia. Invece lei lo prende come un invito e gli si siede sulle ginocchia. Non ce la faccio più. Devo spostarmi da lì. Ester gli sussurra qualcosa all'orecchio.

La prof. di italiano mi si avvicina.

«Laura, posso parlarti due secondi?»

Annuisco.

«Forse ti sembrerà scortese, ma ho letto questo libro e mi sentirei di consigliartelo»

Mi allunga tra le mani un volume stropicciato. Il mondo dei senza colore, di Oliver Sacks.

Annuisco.

«L'hai già letto?», mi chiede.

Sento la risata di Ester insinuarsi nelle mie orecchie.

«No. Ma ne ho sentito parlare. Sono iscritta su Facebook a un gruppo di acromatopsici e loro ne parlano spesso»

«Ti andrebbe di leggerlo durante l'estate?»

«Certo», rispondo «grazie mille, prof»

Lei mi guarda per un attimo, come se cercasse qualcosa nei miei occhi.

«Buona estate, Laura», mi sussurra.

Sfoglio un po' il libro, soffermandomi sulla cartina stampata sulle prime pagine. Pare che ci sia un gruppetto di isole, nel Pacifico, dove un'intera popolazione vede il mondo come lo vedo io. La cosa mi disturba e mi affascina allo stesso tempo. Ma leggerò quel libro. E' da tempo che voleva farlo.
La campanella suona. Mi precipito fuori in mezzo alle urla dei compagni, senza badare a Paolo che cerca di attirare la mia attenzione.

Sto per prendere la via di casa, quando una voce famigliare e bellissima mi chiama

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Sto per prendere la via di casa, quando una voce famigliare e bellissima mi chiama.

«Laura!». Mi volto e accecata dal sole all'inizio non lo vedo. Geo fa rombare la sua moto.

 Geo fa rombare la sua moto

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