Cap 45

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Teresa mi sta letteralmente mandando in tilt il cervello. Vorrei rimanere concentrata, invece lei continua a mangiucchiarsi le dita e chiedermi se sono pronta. E' peggio di mia madre. Già. Mia madre. Cerco di non pensare che Ross è sugli spalti e mi osserva.

«Quanto mancherà?», mi chiede Teresa. Non si è resa conto che è almeno la decima volta che fa la stessa domanda.

«Cosa vinco quando arrivi a dodici?»

«Eh?», mi domanda stupita. E' talmente in crisi da non capire neanche il sarcasmo.

Monia ci fa un cenno per avvisarci che dobbiamo entrare a cambiarci.

«Oh, Santo cielo», esclama Teresa.

Lo stadio del ghiaccio è in fermento. I giudici sono già nelle loro posizioni, con i computer davanti agli occhi per captare qualsiasi segno di incertezza. Oggi c'è lo short program, e loro guarderanno ogni nostro salto come se fosse l'ultimo che facciamo nella vita. Cerco di inspirare più aria possibile e mi si blocca di nuovo il fiato. Alzo le braccia e faccio un lungo respiro, e finalmente l'ossigeno mi entra nei polmoni. Mi viene quasi da sorridere.

«Cos'è quella roba che fai?», mi chiede Teresa «Potrebbe servire anche a me»

Non ho tempo di spiegargliela. Dobbiamo cambiarci. Sbuffo.

«Respira, Teresa», rispondo, tirando fuori il mio abito dal borsone «è tutto quello che ti serve»

Lei mi lancia un'occhiataccia acida.

«Sei sempre molto simpatica prima di una gara», mi dice e finalmente va verso Martina. Così può rompere le scatole anche a lei. Sfilo la maglietta e i jeans e indosso il costume rosso, con una bella scollatura sulla schiena. Ho scelto il rosso per questa gara, perché è la più importante. E' il primo passo verso la Coppa Italia. Ho bisogno di tutta l'energia del mondo. Prisca mi raggiunge, con l'occorrente per fare lo chignon.

«Sei pronta, vero?», mi chiede

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«Sei pronta, vero?», mi chiede. Martina e Teresa ci guardano un po' male.

«Sono carica», mento.

In realtà, me la sto facendo sotto. C'è tanta gente sugli spalti e le altre ragazze sembrano tutte molto preparate. Alcune le conosco di fama. Non sarà facile fare un buon punteggio. E poi vorrei che Paolo fosse qui. Lo vorrei con tutte le mie forze. Mi manca talmente tanto che ho come l'impressione di avere una mano in meno. Che Geo non ci sia, non mi pesa così tanto. Doveva lavorare. E poi lo sento ugualmente accanto a me. Ma Paolo... Infilo i guanti bianchi, intanto che Prisca mi pettina.

«Devo nascondere la nostra treccina», dice «non sai quanto mi dispiace.

La infila dentro i capelli. Io le porgo il nastro grigio di Geo.

«Questo mettilo dove riesci», le chiedo. Lei annuisce e non mi chiede niente. Ha la divisa della Sesto Ice Skating. Non oso immaginare quanto sia dura per lei essere lì e non poter gareggiare.

«Ricordati», mi dice, mentre mi passa l'ombretto sugli occhi «le mani sono importanti. Tanto quanto il triplo toe loop. E l'atterraggio. E tutto il resto. Se dovessi cadere, nulla è perduto. Ti rialzi, e vai avanti come se niente fosse. Se un salto non ti viene, ci riprovi. Mai arrendersi»

Annuisco. Prisca è ancora più brava di Monia, nel dare consigli.

«E soprattutto, mettici l'energia che sai», continua «e sfrutta la tua capacità di sentire, più che di vedere»

Non so bene cosa intenda, ma annuisco un'altra volta. Ormai sono troppo tesa per replicare. Monia mi dà una leggera stretta e poi urla: «Ci siamo. Ci stanno chiamando. Forza ragazze, fatevi valere»

Scopro di non essere nel primo gruppo che scenderà in pista. Guardo Teresa e Martina riscaldarsi insieme ad altre tre ragazze. Sembrano tutte molto sicure. Teresa prova la trottola, Martina si lancia in un salto ed atterra con grazia sul ghiaccio. Sua madre, dagli spalti, applaude. Sospiro. Ogni volta che sto per affrontare una gara e sono costretta a vedere le esibizioni delle altre, mi chiedo perché debba essere tanto difficile questo sport. Difficile ed eccitante insieme. Non vedo l'ora che tocchi a me, in fondo. Guardo di fronte a me e vedo mia madre che sventola la mano in segno di saluto. Vorrei tanto sapere di che colore sono vestite le mie compagne. Se solo ci fosse Paolo, qui...

La prima a entrare in pista è Martina. Le si legge in faccia che è contenta. Lei ama quando il ghiaccio è intonso. Nessuna vorrebbe essere l'ultima del gruppo a esibirsi. Lì sì che il ghiaccio può essere insidioso.

Martina esegue uno short program impeccabile. Teresa mi dà una gomitata.

«Hai visto che brava? Io non sarei mai riuscita a fare di meglio», e si mangia le mani. Mi allontano da lei e inizio a togliere la felpa. Ho caldo e non vedo l'ora di potermi esibire. Guardo la campionessa del Bergamo fermarsi sul triplo toe loop. Non lo esegue e dagli spalti si sente un boato di delusione. A volte capita. Non c'è un vero motivo. Qualche volta, semplicemente, si ha paura di saltare.. Ricomincia a pattinare cercando di sorridere. La sua musica gotica è quasi una maledizione. Sbaglia anche il triplo axel. Sta buttando via mesi e mesi di allenamento. Sento crescere la tensione dentro di me. Teresa porta a termine la sua coreografia sempre più angosciante e si inchina al pubblico e ai giudici come se stesse chiedendo scusa. Quando esce dal ghiaccio, ha gli occhi lucidi. Le viene da piangere. Monia si avvicina e le porge la felpa.

«Io lo sapevo», mormora lei «me lo sentivo. Poi quel ghiaccio di merda, così rovinato...»

Mentre aspettiamo il punteggio di Teresa, passano a pulire il ghiaccio. Mi ricordo, da piccola, i sabati pomeriggio passati a fare a gara con le altre, a chi entrava per prima sul ghiaccio immacolato. Era un po' come scivolare su uno specchio bianco. Questo pensiero mi rilassa, e intanto ascolto la pessima votazione di Teresa, che finisce in ultima posizione.

Chiamano il mio nome. Entro sul ghiaccio insieme ad altre quattro pattinatrici. Per prima cosa spingo il più possibile sui pattini e mi accerto che siano allacciati alla perfezione.

Provo un angelo e una trottola

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Provo un angelo e una trottola. Ce la posso fare.Posso battere queste quattro ragazze che mi girano attorno. Provo un triplo toeloop e atterro dolcemente sul ghiaccio. Prisca non mi toglie gli occhi di dosso. Pattino un po' senza provare nulla, solo per gustarmi la sensazione delghiaccio sotto i miei piedi. Le altre sono scatenatissime. Qualcuna cade. Nonci faccio neanche caso. Ci hanno abituato a concentrarci solo su noi stesse.Finalmente dicono i nostri nomi. Sono la prima a gareggiare. Meglio chel'ultima, ma certo avrei preferito essere almeno seconda. Pattino un'ultima volta e lancio uno sguardo a Monia. Lei annuisce e mi dice: «Forza». Prisca urla il mio nome. E' pronta a dare tutta se stessa con me, in questo momento.

Nota autrice

Fatemi sapere se vedete il capitolo 44.e fate piovere  stelline per portare in alto questa storia che amate!

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