Cap 36

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Ma lui mi attira a sé e mi bacia. Intanto fa scivolare qualcosa di morbido tra le mie dita. Apro gli occhi. E' un nastro.

«Per i miei capelli?», chiedo.

«So che li usi spesso per legarli durante le gare», dice Geo «ma questo è diverso. Lo userai a novembre, se vorrai. Però prima bisogna fare una cosa...»

Cerco di non pensare alla gara di novembre e di concentrarmi solo sulle parole di Geo.

«Dobbiamo caricarlo di energia. Voglio che tu senta quello che provo per te, anche in quel momento. Che tu abbia qualcosa di nostro, a darti coraggio»

Vorrei sapere di che colore è il nastro. Ma non so come fare a chiederglielo.

«Si chiama handfasting», mi spiega Geo.

«Che cosa?»

«Quello che stiamo per fare»

Prende il nastro e me lo lega intorno a una mano. Poi lo lega intorno alla sua.

«Guardami negli occhi, Laura

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«Guardami negli occhi, Laura. Io mi lego a te, fino al giorno della tua gara, con questo nastro che tu porterai nei capelli. Fino a quel giorno sarò tuo, e saprò starti vicino. Il lago è testimone di quello che dico e anche... la barca di Via col vento»

Scoppiamo a ridere.

«E dopo la gara cosa succede?», chiedo in un sussurro.

Geo sospira.

«Sapevo che sarebbe arrivata questa domanda», risponde, ma non è scocciato.

«Questo è un rito antichissimo. Una cerimonia di nozze pagana. Se ci si scambia una promessa per l'eternità, le anime dovrebbero ritrovarsi anche dopo, insomma, in un'altra vita»

«Figo», esclamo, sorpresa che Geo abbia tirato in ballo una cosa del genere.

«In questo rito ci si scambia un impegno. Può avere anche una scadenza. Non voglio prendere con te impegni che non posso mantenere. Non adesso, almeno. So che sarebbe stato più romantico un per sempre... Ma forse sarebbe stato meno sincero. Troverò un altro nastro, dopo la gara...»

«Dovrei dire qualcosa anche io?»

«Solo se ti va. Però sarebbe carino, quantomeno per non lasciarmi qui come un pirla che ha preso un impegno con una ragazza tutto da solo»

Ridiamo di nuovo. Geo riesce a rendere divertenti anche i momenti più sdolcinati.

«Mi impegno da oggi fino alla gara a... a... »

Non mi viene in mente niente. Ho la testa vuota e mi sembra di stare davanti alla prof prima di un compito in classe. Sto rovinando tutto. Mi va il cervello in pappa, e lo guardo smarrita.

«Può essere una cosa anche stupida», mi suggerisce lui.

«Mi impegno a essere sempre onesta con te», balbetto.

«Non lo sei stata, fino adesso?», mi chiede.

Come andare a cercarsi guai da soli. Sono proprio una stupida.

«Non su tutto, forse»

Lui mi stringe una mano.

«Ci sono delle cose che... ancora non ti ho detto»

Geo annuisce.

«Anche io. E' che prima vorrei essere sicuro che...»

«Cosa?»

«Niente»

«Ti puoi fidare di me, Geo»

«Davvero? E tu, lo sai che ti puoi fidare di me?»

Non ha dimenticato quel giorno a Saint Moritz. E' rimasto lì a dividerci. E un nastro non cambierà le cose per magia. Devo dirglielo. Ma non adesso. Adesso sarebbe il momento più sbagliato di tutti.

Gli prendo il viso tra le mani. E' così bello, anche quando ha quell'aria triste, che si accorda con l'autunno.

«Abbiamo tutto il tempo del mondo», gli sussurro. Lui fa una smorfia come a dire che non è vero, ma poi mi bacia e mi stringe a sé.

 Lui fa una smorfia come a dire che non è vero, ma poi mi bacia e mi stringe a sé

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«Ti voglio», mi sussurra, affondando la testa nei miei capelli.

«Andiamo a mangiare, adesso?», chiedo e reprimo un gemito.

Annuisce. Camminiamo mano nella mano senza staccare il nastro. Ci guardiamo in modo complice e sorridiamo. A un certo punto lui si ferma, io faccio un altro passo e sento il nastro che mi stringe il polso. Lui lo tira verso di sé e io gli cado di nuovo tra le braccia.

«Devo dirti una cosa, Laura... Io credo che mi sto... Sì, insomma... Penso che...»

Gli metto un dito sulle labbra.

«Non dire niente, ti prego», sussurro «se non è ancora così, se non ne sei convinto del tutto... Adesso non dire niente. Me lo dirai solo quando ne sarai certo»

Rimane lì, in silenzio, a bocca aperta, lui che stava per dichiararsi davanti al lago di Como, lui che aveva preparato tutte le cose così bene. Ma sento che non è il momento giusto. Prima deve sapere quella cosa su di me. Altrimenti non è innamorato della vera Laura, ma solo di quello che io ho voluto mostrargli. Continuiamo a camminare e non sciogliamo il nastro nemmeno quando ci sediamo al tavolino di un bar per mangiare qualcosa.

Quando dobbiamo salutarci, lui mi dice: «E' sempre più dura staccarsi da te»

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Quando dobbiamo salutarci, lui mi dice: «E' sempre più dura staccarsi da te».

«Anche per me», rispondo. E faccio scivolare il nastro sul polso.

Prisca e sua mamma mi aspettano davanti a casa.

«Sei in ritardo», mi rimprovera Prisca.

«Scusa», rispondo, poi gli chiedo: «Di che colore è questo nastro?»

Prisca allunga il collo dal sedile anteriore e lo osserva.

«Grigio», risponde. Poi lo guarda meglio.

«Anzi no», mi dice, con un sorriso «forse brilla un po' più del grigio. Direi che è color argento»

«Argento», sussurro, stupita. Allora è esattamentecome lo vedo io. Chissà perché ha scelto proprio quel colore. E me lo lego trai capelli.

NOTA DELL'AUTRICE 

E voi avete una persona speciale con cui fareste handfasting? :P

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