Annibale sta ragliando forte da almeno un quarto d'ora. Non ho fatto neanche in tempo a mettere piede dentro casa, che mi ha sentito. Appoggio la valigia in camera: ci penserò più tardi.
«Dove vai?», mi chiede Ross «sei appena tornata e già scappi?»
«Vado solo a salutare Annibale... Non senti che sta impazzendo?»
«Aspetta, allora», dice e traffica con la testa dentro al frigorifero.
Mi porge una carota. Sorride. La settimana al mare sembra averle fatto bene. La sua pelle risplende e non l'ho sentita nemmeno una volta fare quell'odioso suono con la gola.
Corro da Annibale.
«Ciao, rompiballe», dico e lui mi raglia contro. Gli sistemo la frangetta, ma lui ha già sentito l'odore della carota e si sporge in avanti per rubarmela dalla tasca.
«Sei il solito prepotente», esclamo, ridendo. Gliela porgo per farlo smettere.
«Mi sei mancato», sussurro.
«Anche tu gli sei mancata molto», dice qualcuno alle mie spalle.
Non mi giro. E' Paolo. Non ci siamo più sentiti, dopo quella sera che ha provato a chiamarmi. Volevo richiamarlo, ma non trovavo mai l'attimo giusto.
«Davvero?», rispondo. Lui si appoggia alla staccionata, vicinissimo a me. Così vicino che sento il suo odore tanto famigliare. Avrei voglia di abbracciarlo, ma le parole che mi ha detto l'ultima volta fanno ancora male. Ho paura a entrare nella casa sull'albero: e se avesse messo davvero il divisorio?
«Quando passavo a trovarlo, mi guardava sempre come dire: e lei non c'è?»
Sorrido.
«Allora gli ho spiegato che eri andata in un posto per avverare un sogno. Che stai combattendo con tutte le tue forze come una vera eroina»
Le sue parole mi fanno bene. Paolo sa sempre cosa dire per farmi felice. Mi trattengo dal buttargli le braccia al collo.
«E tu? Cosa hai fatto?»
Alza le spalle.
«Le solite cose. Ho lavorato, litigato con mia mamma, sono uscito con Ester un paio di volte»
Anche io sto uscendo con un ragazzo, eppure la cosa mi infastidisce.
«Non l'ho portata al nostro rifugio», mi rassicura.
Mi scappa un sospiro di sollievo.
«E non è successo niente, tra noi», aggiunge. Questo non mi fa stare meglio. In fondo, io ho baciato Geo. Ripenso ai nostri corpi avvinghiati sul ghiaccio. Perché non riesco a raccontarlo al mio migliore amico?
«Gli allenamenti sono andati bene?», mi chiede.
«Benissimo. E' stato tutto molto interessante»
«E adesso che farai?»
Annibale mi afferra un lembo della maglietta e lo tira.
«Annibale, lasciami!», protesto. Paolo mi aiuta a calmarlo.
«Vuoi che andiamo da noi a parlare?»
Vorrei dirgli di sì, ma sono appena tornata e devo sistemare tutta la mia roba.
«Magari più tardi», rispondo.
«Più tardi non ci sono», mi informa e abbassa lo sguardo. Esce con lei, ne sono quasi certa.
«Okay», dico «tanto adesso sono tornata»
«Se vuoi domani sono libero»
«Volevo andare ad allenarmi a Saint Moritz», lo informo «viene anche Prisca»
«Mi posso unire con Ester?»
Certo. Unitevi a noi. Tanto quella neanche sa stare sui pattini.
«Come no!»
«Vi porta la mamma di Prisca?»
«No. Ci porta Geo»
Paolo fa una smorfia e poi si volta verso Annibale. Non fa niente per mascherare il suo fastidio.
«Laura, vieni a mangiare, almeno?», urla mio padre dalla finestra.
«Vuoi mangiare con noi?», gli chiedo. So che sua madre non cucina spesso.
Paolo scuote la testa.
«Allora ci vediamo domani?»
Annuisce.
«Buon pranzo», aggiunge, e non mi guarda nemmeno, mentre si allontana.
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Shake my colors
ChickLitATTENZIONE: TROVATE QUESTA STORIA AMPLIATA E CORRETTA IN TUTTE LE LIBRERIE E SUGLI STORE ONLINE, PUBBLICATA DA Sperling & Kupfer! Laura ha diciassette anni e ama il pattinaggio più di ogni altra cosa. È solo lì, sul ghiaccio, che si sente davvero se...