Cap 26

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Finalmente scosta il foulard. Mi mostra soddisfatta un groviglio di fili di cotone. Ne afferro uno con le dita e non so bene cosa dirle.

«Come sai, ho un sacco di tempo libero», mi spiega Prisca, vedendo la mia faccia perplessa «allora mi sono cimentata con alcuni tutorial e ho deciso di imparare a fare le treccine con i fili colorati».

«E' una bellissima idea», mormoro. Però non posso fare a meno di pensare che per me questi fili non significano niente. Non riesco a distinguere i colori. Come ha fatto a dimenticarsene?

«Lo so che per te sono tutti uguali», mi dice Prisca, come se mi stesse leggendo nel pensiero «ma so anche che tu sei un'esperta in materia

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«Lo so che per te sono tutti uguali», mi dice Prisca, come se mi stesse leggendo nel pensiero «ma so anche che tu sei un'esperta in materia. Sai tutto sui colori, no? Vorrei che avessimo una treccina uguale. Con tre colori. Li scegli tu e mi dici perché li hai scelti»

«Prisca», mormoro, sorpresa.

Lei si allarma.

«Pensavo ti facesse piacere», esclama, «ma io non so niente della tua malattia, quindi se ho commesso una stronzata scusami, sappi che era in buona fede»

Raduna i fili di cotone. La blocco con una mano.

«Hai avuto un'idea fantastica», la rassicuro «e che non mi aspettavo proprio»

Lei sembra tranquillizzarsi.

«Davvero?»

«Io non sono malata», continuo «forse i miei occhi lo sono, o meglio, ai miei occhi manca qualcosa. Un filtro per vedere il mondo come lo vede la maggior parte delle persone. Però io amo i colori, Prisca. Su questo non ti sbagli. Impari ad amare quello che ti manca, a conoscerlo meglio degli altri, a sforzarti di saperne di più. Perché non potrò mai vedere l'aurora boreale, ma posso sentire le vibrazioni delle persone a me accanto che la guardano. E so che i colori sono emozione. Solo che tutti se ne dimenticano sempre. Non ci danno importanza»

 Non ci danno importanza»

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Prisca annuisce.

«Un po' come quando pattini. Ti dimentichi di avere due gambe sane. Pretendi da loro più di quello che possono darti. E non ci fai caso. Poi succede che te ne funziona solo una... e inizi ad amare quell'altra con tutte le tue forze», dice lei.

Afferro uno dei fili di cotone.

«Questo di che colore è?»

«Viola»

«E questo?»

«Rosso»

Lo metto da parte.

Continuiamo così fino a che seleziono i tre colori che voglio.

«Verde, rosso e blu», commenta Prisca «mi spieghi o mi devo fidare?»

«Siamo entrambe alle prese con due situazioni difficili. Il verde ci aiuta a sperare. Tu speri di tornare al più presto a pattinare. Io spero di farcela. Di dimostrare che per una volta posso vincere. Senza il rosso non andremmo da nessuna parte. Il rosso è passione, impegno, forza. Ne abbiamo bisogno entrambe»

«Fantastico», dice Prisca affascinata «e il blu?»

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«Fantastico», dice Prisca affascinata «e il blu?»

«Il blu ci ricorda che nei momenti peggiori non bisogna mai perdere le staffe, ma fare un bel respiro e fermarsi. Ascoltare»

Prisca scuote la testa e sorride.

«Che c'è?», le chiedo.

«Sei davvero sorprendente, Laura. E mi spiace di averti sempre considerata un po' male»

Alzo le spalle.

«Anche io non ho mai fatto niente per piacerti», rispondo.

Mi afferra una ciocca di capelli e lega il resto della chioma con un mollettone.

«Sei sicura di quello che stai facendo, vero?», scherzo.

«Sicurissima», afferma, decisa.

Sento un po' male, ma non le dico niente. La sbircio attraverso lo specchio: è tutta concentrata a intrecciare i fili sui miei capelli.

«Quanto dura questa roba?», le chiedo.

«Almeno tre mesi», mi risponde.

«La prima gara è a novembre», mi lamento «non resisterà così tanto»

«Chissà», risponde Prisca «forse ora di novembre avremo bisogno di altri colori...»

«Hai quasi finito?», le chiedo dopo un quarto d'ora. Inizia a farmi male il collo.

«Sì. Manca solo la perlina di chiusura. Di che colore la vuoi?»

«Nero», rispondo, senza pensarci.

Prisca sembra esitare.

«Il nero è un colore particolare. Non ha solo un significato negativo. Ma in questo caso mi aiuta a ricordare dov'è la treccina», le spiego «perché lo vedo meglio degli altri, in mezzo ai capelli»

«Va bene, metterò il nero anch'io. Aggiungiamo un tocco dark alla composizione»

Quando Prisca ha finito, mi guardo allo specchio. La treccina mi arriva fin sotto al seno. Mi piace tantissimo.

«Adesso tocca a te», le dico «vieni qui, ti aiuto»

I capelli di Prisca sono talmente lunghi che la sua treccina le arriva quasi fino al sedere.

I capelli di Prisca sono talmente lunghi che la sua treccina le arriva quasi fino al sedere

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«Sei bellissima», sussurro, «e vorrei essere come te»

Prisca inarca un sopracciglio e fa quella smorfia di disappunto che ormai conosco bene.

«Quando avrai imparato a voler essere te stessa con tutte le tue forze, Laura, allora potrai vincere».

Ci stringiamo le mani. Mi mancherà un sacco. Lei, più di chiunque altro.

NOTA DELL'AUTRICE

LE VOSTRE STELLINE MI AIUTANO A CRESCERE.  NON DIMENTICATELO.  E VOI AVETE MAI AVUTO UN'AMICA COME PRISCA?

Shake my colorsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora