Prologo

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Ci sono ricordi che rimangono stampati nella nostra testa e vengono a farci visita quando non abbiamo altro a cui aggrapparci.

Sarà per questo motivo che la mia memoria è finita da sola nell'unico, dolce ricordo che poteva venire a salvarmi.

Era la prima notte nel nostro rifugio segreto. C'era solo il divano letto, e noi ci eravamo portati le lampade e i cuscini e avevamo convinto i nostri genitori a lasciarci dormire lì. Lui aveva preso il suo portafortuna e avevamo chiacchierato fino a tarda notte. Eravamo ancora ingenui, ma ci sembrava di essere i padroni del mondo.

«Devi promettermi solennemente una cosa», aveva detto lui.

Gli avrei promesso di tutto, quella notte.

«Prometti che nessuno a parte me o te metterà mai piede in questo nostro posto»

«Nessuno nessuno?», avevo chiesto. Già pensavo di fare una piccola festa per invitare le mie amiche.

Non capita tutti i giorni di eleggere a rifugio un posto che nessun altro conosce. Per me sarebbe stato motivo di vanto. Non sono mai riuscita a vantarmi di niente in tutta la mia vita. Il solo fatto di vedere in bianco e nero, mi porta a dover lasciare l'autostima sempre fuori dalla porta.

«Se qualcuno entra qui, questo posto smetterà di essere magico, non sarà più solo nostro, capisci?»

Avevo annuito. Mi ero vista Prisca e le altre a frugare dappertutto tra le nostre cose. E avevo capito che lui diceva la verità.

«Te lo prometto. Nessuno entrerà mai nel nostro rifugio»

«Te lo prometto anche io»

Avevamo unito i mignoli, come se quel gesto infantile potesse suggellare davvero un patto che nessuno dei due avrebbe infranto, con il tempo.

«Hai brividi», aveva notato, poi.

«Fa un po' freddo», avevo ammesso.

«Tieni»

Si era sfilato la felpa e aveva lasciato che la indossassi. Era morbida e con il cappuccio. Mi stava larghissima, ma la adoravo.

Non potevo vedere il colore della sua maglietta, però sentivo il profumo di arancia della sua pelle. Qualcosa che ancora oggi mi fa sentire a casa.

Lui era la persona che leggeva i messaggi in codice dietro ai miei sorrisi tristi.

Lui era il solo che riusciva a farmi ridere anche dopo una giornata storta.

Lui mi avrebbe seguito ovunque, anche sul ghiaccio, sebbene pattinare non fosse il suo forte.

«Credi che potremo portarci qui i nostri tesori?», aveva chiesto.

«Tipo cosa?»

«Tu potresti mettere sulle mensole i trofei del pattinaggio. O i poster di Audrey Hepburn. O, non lo so, tutti i tuoi libri. Ne hai così tanti»

«E' un'idea meravigliosa», avevo commentato «e poi potremmo portare il vecchio lettore dvd e guardarci i film in bianco e nero»

«Tanto lo sai che poi io non reggo fino alla fine», aveva risposto lui.

«Non è un problema. Io di notte amo stare sveglia»

«Ah, è vero che condivido il mio rifugio con una piccola vampira»

Avevamo sorriso e poi ci eravamo addormentati l'uno addosso all'altra, perché faceva freddo e la sua felpa non bastava a tenermi caldo. Al mattino, mi ero svegliata con la sua mano sui miei capelli.

Era la prima notte che dormivamo insieme. Iniziavo a sentirmi grande. Iniziavo a sentirmi meno sola.

E adesso che tutto si è fatto confuso, adesso che il mio cuore è diviso in due, io non so se dar retta a questo ricordo oppure cercare di seppellirlo il più a fondo possibile nella mia memoria.

Come ha fatto lui.

SPAZIO AUTRICE

Benvenuti a tutti i lettori, quelli vecchi e quelli nuovi. Stasera c'è solo un breve assaggio: il prologo di quella che sarà una storia intensa. Vi terrà incollati qui per molti mesi. Spero vi appassionerà come ha appassionato me mentre l'ho scritta. Mi raccomando, stelline e commenti a go go, insieme siamo fortissimi! Vi voglio bene e vi avviso che aggiornerò una volta al giorno.

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