Cap 51

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«E questa è la mia tana», dice Geo, aprendo la porta di casa sua.

Entro in quella che è insieme cucina e soggiorno. Un po' di fogli sparsi in giro, pentole da lavare, un tavolo enorme, qualche vestito sul divano. Un puff gigante davanti al televisore. Sulla destra c'è una porta che dà sicuramente sulla stanza. Geo va verso la portafinestra e la spalanca. C'è un piccolo terrazzino, che guarda sul castello di Vezio.

«E questo cos'è?», chiedo e indico un quadernetto sul tavolo, da cui escono un sacco di pagine in più. Sembra liso e consumato. Mi sporgo a leggere sulla copertina. Appunti di un aspirante barman.

«Una scemenza», si schermisce Geo, e si affretta a metterlo via

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«Una scemenza», si schermisce Geo, e si affretta a metterlo via.

«Qualcosa di cui ti vergogni?»

«No, o forse sì. In ogni caso meglio che tu non legga le follie nella mia testa»

Sorrido, ma sono tesa e imbarazzata. So già cosa sta per succedere. Ne ho parlato a lungo con Prisca, proprio ieri. Le ho raccontato cosa abbiamo fatto con Geo la sera che sono andata a trovarlo alla Tana dell'Orso.

«Vuole fare l'amore con te», ha commentato lei, assumendo un'aria da donna vissuta.

«Be', non so se sono pronta», ho ribattuto.

«Lo ami?»

«Qualcosa del genere», ho risposto.

«Allora sei pronta», ha concluso. Poi è rimasta un attimo assorta nei suoi pensieri e non ho potuto fare a meno di chiederle come fosse andata la sua prima volta.

Prisca mi ha guardato. Forse era indecisa se raccontarmi o meno la verità. Poi ha detto: «La mia prima volta è stato un vero disastro»

Vedendo la mia faccia terrorizzata ha aggiunto: «Ma noi non ci amavamo. O meglio, lui non amava me»

«E allora perché hai sprecato la tua prima volta con lui?»

Prisca mi osserva di nuovo, questa volta con distacco.

«Io ero innamoratissima di quel ragazzo. Anche lui era più grande. Anche lui era già esperto. Ma non voleva fare l'amore con me»

«Perché?»

Prisca fa una smorfia infastidita. «Diceva che la prima volta non va sprecata con qualcuno che non ti ama. Allora io gli chiedevo se lui almeno un po' di bene me ne voleva e lui rispondeva di sì. Una sera sono riuscita a trovarmi nello stesso locale che frequentava lui. Mi ero messa i tacchi alti e avevo raccolto i capelli. Sembravo molto più grande. Lui era lì con un amico e avevano già puntato due ragazze. Io ho iniziato a ballare nella loro direzione e lui mi ha notata subito. Mi ha sorriso. Ha capito che non mi sarei scollata da lui neanche se mi avesse preso a schiaffi»

 Ha capito che non mi sarei scollata da lui neanche se mi avesse preso a schiaffi»

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«Eri proprio fuori, eh?»

«Ero solo ossessionata»

«A un certo punto lui ha mollato tutti ed è venuto verso di me. Era un po' alticcio, il suo alito sapeva di birra. Mi ha presa per mano e mi ha portato sulla sua macchina. Mi ha chiesto se ero ancora dell'idea di fare l'amore con lui. Ho risposto di sì, che non volevo altri che lui. Allora si è sbottonato i pantaloni e mi ha fatto sedere sulle sue gambe. Mi ha detto: muoviti un po', prima. Intanto che mi muovevo lui ha scartato un preservativo...»

Ho sgranato gli occhi.

«E poi?»

Geo mi passa una mano sul collo.

«Vuoi qualcosa da bere? Posso farti qualsiasi cocktail desideri, anche qui»

Sono tentata di chiedergli un Mojito, ma voglio essere lucida se deve succedere oggi.

Gli chiedo un'aranciata.

Lo osservo mentre apre il frigorifero. Le braccia muscolose, il codino un po' spettinato, la barba incolta. Lo voglio, sì. Ma ho paura. Adesso ho davvero paura.

Mi porge il bicchiere.

«Vuoi sederti sul divano?», chiede «scusa, c'è un po' di disordine»

Mi accarezza i capelli e sento che sto già iniziando a sciogliermi. Bevo un sorso di aranciata. Lui me la beve dalle labbra.

«Sei così bella...», sussurra.

Mi prende in braccio. D'improvviso mi vengono ancora in mente le parole di Prisca.

Muoviti un po', prima...

«E poi mi ha fatto spogliare. Non tutta. Solo la parte sotto», mi ha detto Prisca e mentre raccontava si vedeva che ci stava ancora male. «Si è infilato il preservativo e ha provato a penetrarmi. Ma la posizione era scomoda e lui era nervoso, non aveva pazienza, non mi accarezzava, non mi toccava. Mi ha detto: quanto sei frigida. E mi è venuto da piangere. Allora ho spinto io e ho sentito un gran male. E l'ho riempito di sangue»

«E poi?»

«E poi me ne sono andata, Laura. Piena di vergogna e di senso di colpa. Lui non ha neanche provato a seguirmi. Ho perso la mia verginità così. Ma ho fatto l'amore davvero solo l'anno dopo. Con un ragazzo che mi voleva bene sul serio. Avrei voluto che le due cose coincidessero. Invece per me non è stato possibile. Se vuoi un consiglio, Laura, non avere fretta. Che tanto prima o poi quello giusto arriva»

«Vorrei che quello giusto fosse Geo», ho replicato.

Lei mi ha preso la nostra treccina.

«Non ho mai detto a nessuno questa cosa, Laura. Me ne vergognavo troppo»

 Me ne vergognavo troppo»

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Ho preso la sua treccina.

«E nessuno lo saprà mai, amica mia»

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