Cap 23

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Paolo mi ha sempre aiutato a districarmi con i colori. Ma non è questo il motivo per cui è diventato il mio migliore amico. Il fatto è che lui trovava più interessante il mio mondo in bianco e nero. Spesso mi chiedeva di scegliere un oggetto, una maglietta, un telo da mare. E ogni volta che compivo la scelta lui scuoteva la testa e diceva: «Sei speciale, Laura. Prendi sempre la cosa più luminosa che ti si para davanti».

Nella nostra casa sull'albero, avevamo portato anche un servizio da the

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Nella nostra casa sull'albero, avevamo portato anche un servizio da the. Bevevamo il the delle cinque, come fanno i signori inglesi, e facevamo finta di essere sposati, e spesso litigavamo anche, come una coppia vissuta. Mi manca, in questi giorni. Ha iniziato a lavorare in nero in una falegnameria. Non potrebbe, ma dice che a casa si annoia e passa troppo tempo attorno ai fumetti. «Tu hai il pattinaggio, Laura», mi ha detto «ma io cos'ho?».

Il pattinaggio è, come ogni grande amore, la mia salvezza e la mia condanna. Lo penso mentre imito i passi di danza della nostra coreografa.

«Fate dieci minuti di stretching e poi pronte sul ghiaccio», dice l'insegnante, terminata la lezione. Martina mi guarda e sbuffa. Anche lei è stanca. Certe volte la fatica è così intensa che ogni parte del mio corpo vorrebbe ribellarsi a questi duri allenamenti. Scendiamo in pista. C'è molta meno gente del solito. Tante ragazze sono già partite per gli stage. Anche Monia mi sembra esausta. Ci ordina di iniziare con le sequenze di passi sul ghiaccio e non dice nient'altro.

Quest'anno ho meno voglia di andare ad Asiago

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Quest'anno ho meno voglia di andare ad Asiago. Mi sono sempre divertita a quegli stage, ho sempre imparato un sacco. Ma non mi va di lasciare Paolo e Geo. Preferirei continuare ad allenarmi qui, anche se questo vorrebbe dire essere scarrozzata avanti e indietro dalla mamma. Non vuole farmi prendere il treno, adesso che non c'è Prisca. I genitori non possono neanche entrare a guardare l'allenamento, perché ci sono stati dei diverbi accesi tra loro e i vari allenatori. I genitori sono convinti di sapere sempre cosa sia meglio per il proprio figlio.

Provo un triplo toe loop e cado malamente. Il ginocchio mi fa male, ma non mi fermo. Allargo le braccia come mi ha suggerito di fare Prisca. Lei mi sta dando dei consigli fantastici. Monia mi osserva e sorride. Io aggiungo qualche passetto non previsto, e Teresa mi lancia un'occhiata furibonda. Ha ragione Prisca: più sono me stessa, più faccio invidia, qui dentro.

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