Geo mi aspetta, appoggiato alla sua Triumph. Ha i capelli sciolti e la sigaretta in bocca. Quando mi vede arrivare, la butta via e mi porge il casco.
«Ho una sorpresa per te», esclama «ti devo portare in un posto»
«Ma... Vorrei parlarti... e non ho tanto tempo»
Mi prende il viso tra le mani.
«Ti fidi di me?»
Annuisco.
«Allora riusciremo a dirci tutto, vedrai. Ma adesso monta in sella. O non arriviamo in tempo»
Sospiro e salgo sulla moto. Avrei preferito sedermi da qualche parte a parlare. Quello che ho da dirgli non è esattamente la cosa più semplice del mondo. Mi stringo a lui e cerco di rallentare il respiro. E' notte e l'oscurità mi fa bene. Posso togliere gli occhiali e sentirmi meglio. Geo sfreccia in direzione di Perledo e io mi godo le luci dei lampioni, le luci delle case, le luci delle macchine che passano. Di notte, il paesaggio diventa più bello. Più vivace. Oserei dire più colorato, nel senso che mi appartiene, almeno.
«Da qui dobbiamo andare a piedi», mi spiega Geo, fermandosi davanti a un cancello.
«Il castello di Vezio», mormoro «perché mi hai portato qui?»
Geo fa un sorrisino.
«Niente spiriti, questa sera. Non preoccuparti. Il falconiere è un mio amico. Mi ha detto che questa sera farà volare i rapaci in notturna... E volevo che fossi presente anche tu»
Spalanco la bocca e non posso fare a meno di battere le mani per l'entusiasmo.
Il castello di Vezio è un posto che sin da piccola mi ha sempre affascinato un sacco. Da un po' di anni, al suo interno, c'è una falconeria. I rapaci vengono addestrati e poi fatti volare sul lago, liberi. In estate questo posto si riempie di turisti, come tutta Varenna. Sono stata a vedere il falconiere all'opera, ma mai da sola e soprattutto mai di notte.
Nicola ci aspetta all'ingresso. Ha un viso dai lineamenti un po' duri, che ricordano quelli di un falco.
«Ciao Geo, ciao Laura», dice, venendoci incontro. Tiene in mano una torcia.
«Ciao», lo saluto e il suo volto mi pare luminosissimo.
«Mi raccomando, niente movimenti bruschi e state dietro di me», ordina, con un sorriso.
Ci avviamo in silenzio verso le gabbie dei volatili. A metà strada mi fermo a salutare Artù, un gufo reale che è stato salvato da Nicola e che purtroppo non può volare. Il padrone di prima lo trattava male e avendolo sempre tenuto in gabbia, Artù non è più addestrabile.
Mi fa un po' pena, questo pennuto in gabbia. Mi guarda arrabbiatissimo e gira la testa dall'altra parte.
Geo scoppi a ridere.
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Shake my colors
ChickLitATTENZIONE: TROVATE QUESTA STORIA AMPLIATA E CORRETTA IN TUTTE LE LIBRERIE E SUGLI STORE ONLINE, PUBBLICATA DA Sperling & Kupfer! Laura ha diciassette anni e ama il pattinaggio più di ogni altra cosa. È solo lì, sul ghiaccio, che si sente davvero se...