«Sei sicura che va tutto bene?»
La mamma deglutisce.
«Sì, Ross, te l'ho detto, è tutto a posto»
«Ma non hai dormito granché, continuavi a girarti e rigirarti nel letto...»
Sbuffo.
«Mamma, è normale! Sono solo un po' agitata, ma fidati, è una cosa perfettamente normale prima di una gara»
«lo so benissimo», borbotta «come se fosse la prima gara a cui ti accompagno».
Sorrido.
Lo stadio del ghiaccio è ancora più gremito di ieri. E il cuore mi sta già battendo all'impazzata. E' vero, non ho riposato molto. Credo di aver dormito due ore. Il resto del tempo non ho fatto che pensare alla coreografia, ribaltarmi nel letto, guardare lo schermo del cellulare. Quando sono tornata in camera, ieri sera, ho subito chiamato Geo. Volevo dirgli che il suo nastro aveva funzionato. Non mi ha risposto. Gli ho mandato un messaggio su Whatsapp, ma non l'ha visualizzato. Sono rimasta un'ora col telefono in mano, ho messaggiato con chiunque pur di far passare il tempo. Chiunque, tranne che Paolo. Mi aspettavo una sua chiamata, almeno. Invece niente. L'ho immaginato nella casa sull'albero con Ester e ho sentito una fitta alla bocca dello stomaco.
Poi Geo mi ha chiamato.
«Ciao piccola, tutto bene a Bergamo?»
«Sì, ho finito poco fa», ho risposto.
«E come è andata?»
«Alla grande direi. Per ora sono seconda»
«Fantastico. Senti, non posso stare al telefono perché qui è un casino, c'è una festa privata. Ti scrivo quando ho finito, okay?»
«Okay, ma probabilmente dormirò già», l'ho avvertito.
«Non importa, piccola. Devo scappare, a dopo»
Ho aspettato il suo messaggio, tormentando le lenzuola, ma non è arrivato. Ha effettuato l'ultimo accesso alle due e mezza, ma non mi ha scritto nulla. Non voglio pensare che si sia dimenticato. Preferisco credere che non volesse disturbarmi. Invece Paolo non ha scuse. Forse gli sono fischiate le orecchie, questa notte. Ce l'ho a morte con lui, perché mi ha lasciata da sola. E non era mai capitato. Mi sento a pezzi. La coreografia di oggi è la nostra farfalla, ci abbiamo costruito sopra tutta una storia. Non può esserselo dimenticato. Non può avermi abbandonato così.
So già di essere nell'ultimo gruppo, quindi indugio un po' di più negli spogliatoi. Mi guardo allo specchio e cerco di nascondere le occhiaie con un po' di phard.
«Che fai, ci penso io», dice Prisca, strappandomelo di mano.
«Grazie», sussurro.
«Cos'è quella faccia spenta? E' venuto a trovarti Geo, per caso?», mi chiede.
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Shake my colors
ChickLitATTENZIONE: TROVATE QUESTA STORIA AMPLIATA E CORRETTA IN TUTTE LE LIBRERIE E SUGLI STORE ONLINE, PUBBLICATA DA Sperling & Kupfer! Laura ha diciassette anni e ama il pattinaggio più di ogni altra cosa. È solo lì, sul ghiaccio, che si sente davvero se...