Cap 30

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«Sentiamo»

«Portami dove sei stata tutto questo tempo. Dove hai sofferto, sudato, gioito»

«Intendi... lo stadio del ghiaccio?»

«A meno che tu non sia in segreto una campionessa di ping pong»

«Va bene. Possiamo andarci anche a piedi. E' qui a due passi»

«Forse meglio spostare la moto dai paraggi...»

Mi porge il casco e mi fa l'occhiolino. E mentre salgo sulla moto penso che sono pazza, che lui è pazzo, che in sedici anni non ho mai fatto niente del genere e adesso mi sento come se avessi perennemente lo stomaco in subbuglio e il cuore in gola.

«C'è una porta sul retro che non viene mai chiusa», gli spiego, mentre parcheggia.

«Sei una donna dalle mille risorse», risponde e scuote i capelli per dargli una sistemata. Amo l'odore del suo balsamo.

Lo prendo per mano e lo guido attraverso gli spogliatoi.

«Così qui vi mettete i tutù», ridacchia.

«Non sfottere, ti ricordo che sei nel mio territorio», ribatto

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«Non sfottere, ti ricordo che sei nel mio territorio», ribatto.

Mi passa una mano su un fianco. Sento le sue dita addosso e la testa come un palloncino volante.

«Siamo arrivati», dico e la pista da ghiaccio è lì davanti ai nostri occhi.

«Meraviglia», esclama Geo, «amo il ghiaccio»

«Sai pattinare?», gli chiedo stupita.

Lui si mette a ridere. E' davvero bellissimo quando ride.

«Il ghiaccio è presente praticamente in tutti i cocktail», risponde «quindi adesso io sto vedendo questo posto come un possibile immenso gigante bicchiere pieno di ghiaccio»

«Ma sai pattinare?», insisto.

Lui mi guarda con occhi misteriosi, sorride, poi mi prende in braccio, così alla svelta che non ho quasi neanche il tempo di accorgermi.

«Mettimi giù!», strillo, «mettimi giù! Aiuto!»

Inizio a scalciare, ma lui apre il cancelletto della pista ghiaccio e mette i piedi sul ghiaccio e inizia a correre canticchiando.

«Cadiamo, adesso cadiamo!», dico ridendo e mi sento come ubriaca. Lui continua a volteggiare e canta una canzone senza parole, una specie di valzer improvvisato. La canta come se fosse sbronzo.

«Geo, ci facciamo male! Aiuto!», urlo e chiudo gli occhi, continuando a divincolarmi.

Lui gira sempre più veloce e io urlo sempre più forte. E alla fine, come avevo previsto, Geo scivola. Mi fa da materasso, e gli cado addosso.

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