Cap 18

1.1K 161 33
                                    

Quando a casa mia si mangia in questo silenzio monacale, c'è sempre qualcosa che non va. Non che facciamo mai grandi discussioni, insieme, ma di solito si chiacchiera del più e del meno. Invece questa sera la mamma sorseggia un bicchiere di vino e pilucca il suo riso senza guardarmi in faccia. Mio papà tenta una mezza battutina, ma il clima è tagliente. So che appena dirò una mezza frase sbagliata capitolerà tutto, quindi cerco di farmi piccola e invisibile.

«Come è andata agli allenamenti oggi?», mi chiede Mario.

«Bene», rispondo, grata che abbia chiesto una cosa qualunque e certa che non vorrà sentirmi raccontare il programma dell'allenamento di oggi con Monia.

«Come va con i salti?»

Ecco. Questo è strano. Mio papà sta al pattinaggio artistico come un gatto nell'acqua. Non ce ne capisce niente e non ne ha mai neanche voluto capire niente. La patita che sa tutto sui punteggi dei giudici e sui regolamenti di gara è mia mamma. Sento sempre di più puzza di sfuriata. Sarà che ho la coda di paglia. Io e Paolo, ieri sera, siamo rientrati tardissimo e questa mattina a scuola sembravamo due zombie. Ci sono le ultime interrogazioni e sembra che mi stia impegnando per abbassare la media.

«I salti

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«I salti...», mormoro e il mio cellulare trilla. Guardo lo schermo. E' Geo. Allungo la mano per rifiutare la chiamata, ma mia mamma intercetta il telefono prima, con uno scatto felino.

«Ferma lì, Laura», sibila «questo lo tengo io, fino a che siamo a tavola»

Inizio a innervosirmi, ma continuo a mangiare in silenzio.

Mario e Rossella si scambiano una delle loro occhiate di intesa. Loro comunicano col pensiero, io ne sono sempre più sicura. Altrimenti non mi spiego come mai siano sempre in sintonia sulla punizione da infliggermi.

«Va bene, siccome tuo padre pensa che tocchi a me, parlerò io. Come sempre, del resto»

Mio papà apre la bocca per replicare, ma viene zittito da un'occhiata inviperita della mamma.

«Dov'eri ieri sera, signorina?»

Non mi aspettavo questa domanda diretta. Ci penso bene e decido di rispondere usando la versione accordata con Paolo.

«Nella casa sull'albero»

«Non mentire», ringhia la mamma. Sembra un mastino inferocito, adesso. Lo sapevo che quella quiete non portava a nulla di buono.

«Siamo stati lì per un po' e poi abbiamo fatto un giro alla tana dell'Orso e...»

«che è chiusa»

«Cosa?»

«Il giovedì è chiusa»

Merda.

«Mamma senti, saranno cavoli miei dove sono andata per una sera!»

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Mamma senti, saranno cavoli miei dove sono andata per una sera!»

«Ti sembra questo il modo di rispondere?», sbotta lei.

Abbasso lo sguardo.

«Scusa», bisbiglio.

«Paolo era con te?»

Annuisco. La cosa sembra tranquillizzarla.

Sospira.

«Tra poco comincerà anche l'estate», dice la mamma «e di solito hai sempre dato il massimo, d'estate, negli allenamenti. Io non voglio che tu... Insomma, Laura, se per te questa cosa del pattinaggio sta entrando in secondo piano, lo capirei, ma non voglio solo che tu prenda brutte strade»

«Non sta entrando in secondo piano», ribatto «è solo che non voglio giustificarmi con voi sulle persone che frequento»

Mio papà ha un sussulto. Ho parlato troppo. Maledizione a me.

«Fino a che sarai in questa casa, signorina», tuona «le persone che frequenti sono anche affar nostro»

«Sembra di essere in carcere», sbotto, alzandomi.

«Non alzarti prima che abbia finito di parlare!», mi riprende Mario

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Non alzarti prima che abbia finito di parlare!», mi riprende Mario.

Mi risiedo e sbuffo.

Stanno entrambi in silenzio.

«Ecco, laura, noi pensiamo che sia molto difficile per te questo momento»

Quale momento? Di che momento parlano?

«Non hai voluto le medicine e noi siamo d'accordo. Ma siamo solo preoccupati», si aggiunge la mamma, con la voce più dolce che può. E fa il suo rumore con la gola due o tre volte. Sì, lei decisamente è molto preoccupata. Ma perché?

«Cosa vi spaventa tanto?»

Mario e Rossella si guardano di nuovo e ancora mi sento un'esclusa.

«La tua adolescenza», risponde il papà «ci sei dentro in pieno e tu sei... diversa dagli altri. Lo capiranno? Saremo in grado di proteggerti?»

Diversa. Il metro di paragone tra me e gli altri sono sempre i miei dannati occhi. Mi rialzo. Stavolta non ho alcuna intenzione di tornare indietro.

«Adesso devo andare», dico e mi sporgo per recuperare il mio telefono sequestrato.

«Dove vai?», chiede la mamma, tenendolo alto sopra la mia faccia.

«Da Prisca», rispondo «per i compiti».

Si arrende. Mi ridà il telefono e guarda Mario in un modo strano, come per dire: io ce l'ho messa tutta.

«Torno presto, questa sera», cerco di rassicurarli. Ogni tanto credo che non si arrabbino perché si sentono in colpa. Non so per cosa, esattamente. Come se il fatto di essere nata diversa fosse una cosa che è dipesa da loro.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Shake my colorsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora