Vorrei protestare, ma ormai ha aperto la porta e loro due ci hanno visto. La ragazza è davvero molto carina. Ha una gonna nera di pelle e una camicetta molto attillata. Si gira a guardarci, poi torna a bere, con indifferenza.
«Ciao, Geo», dice Prisca, in tono neutro. Ci sediamo e Prisca inizia a parlarmi di un ragazzo che sta frequentando. Sembra che abbia già messo una pietra sopra a Nic. Lui la considera troppo piccola. Non riesco a concentrarmi su quello che dice Prisca, ma lei lo sa benissimo: sta parlando solo per togliermi dall'imbarazzo. Sbircio l'altra ragazza seduta al bancone e dopo un po' ne sono sicura: sta flirtando con Geo. Il mio Geo.
«Cosa vi porto?», chiede Geo senza neanche venire al tavolino. Evita di guardarmi negli occhi.
«Due Spritz, grazie», risponde Prisca, tra una chiacchiera e l'altra. Vorrei alzarmi e andare da quella rossa e dirle di stare via da lui. Vorrei ordinarle di non guardarlo, di non provarci, di non sperarci neppure. Ma mi rendo conto di non avere più nessun diritto. Geo ci porta i due Spritz e dice: «Ecco a voi», poi si volta e torna da lei. Lo odio. Lo odio con tutto il mio cuore.
Prisca ridacchia e io cerco di imitarla, anche se non ho la minima idea di che cosa abbia detto. E' per quella ragazza che mi ha lasciato? E io che pensavo stesse soffrendo. Bevo il mio Spritz quasi d'un fiato. Prisca sgrana gli occhi.
«Voglio andarmene», le sussurro, mentre Geo e la ragazza continuano a parlare a bassa voce, come se noi fossimo inesistenti.
«Fossi in te gli darei un pugno in un occhio», mi risponde Prisca «sono schifata. Usciamo senza pagare?»
«Non ci penso proprio», ribatto. Lascio dieci euro sul tavolo e mi alzo. Cerco il suo sguardo, ma Geo è rivolto verso la ragazza dai capelli rossi.
«Ciao e grazie», dice Prisca, con un tono che vorrebbe significare tutt'altro.
Poi succede l'impensabile. Geo mi guarda, sorride e poi prende per i capelli la ragazza e la bacia con trasporto. Un bacio con tanto di mezzo metro di lingua.
Sono inorridita. Osservo per un istante la ragazza avvinghiarsi a lui, quasi a scavalcare il bancone, poi esco sbattendo la porta.
Prisca mi insegue.
«Laura, aspettami», urla «aspetta, non riesco ad andare così veloce»
Non ho voglia di fermarmi. Il cuore mi martella nel petto e mi viene da urlare di rabbia.
«Laura! Stop!»
Prisca ha il fiatone, quando mi raggiunge. Guardo il lago e mi chiedo come faccia a essere così calmo. Io sto impazzendo.
«E' stato uno sbaglio andare lì, forse», balbetta Prisca. Anche lei sembra scioccata.
«E' stata un'enorme cazzata», ribatto, furente.
«Mi dispiace. Solo trovo strano che lui...»
«Basta, Prisca. Ti prego»
Mi salgono le lacrime agli occhi.
«Adesso almeno lo so. Adesso è davvero finita».
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Shake my colors
ChickLitATTENZIONE: TROVATE QUESTA STORIA AMPLIATA E CORRETTA IN TUTTE LE LIBRERIE E SUGLI STORE ONLINE, PUBBLICATA DA Sperling & Kupfer! Laura ha diciassette anni e ama il pattinaggio più di ogni altra cosa. È solo lì, sul ghiaccio, che si sente davvero se...