Geo mi accarezza una guancia. Non fa niente per distrarmi, quando mi vede assorta nei miei pensieri. Lo apprezzo molto per questo.
«Allora?», mi chiede.
«Allora cosa?», ribatto, nervosa.
«Ti piace il mio rifugio?»
Annuisco, sollevata.
«Non mi hai fatto vedere il resto», dico, finendo l'aranciata.
«Avevo paura pensassi male. Di là c'è la camera da letto. Ma ci andiamo solo se ti va...»
«Poi torniamo subito di qua?», chiedo, preoccupata.
«Ma certo», ribatte «per chi mi hai preso?»
La camera di Geo è piccolina, ma ha un letto a due piazze che sembra molto comodo e il piumino tutto bianco, ha l'aria di essere davvero morbido. Mi ci butto sopra, saltellando. Lui scoppia a ridere.
Si sdraia accanto a me, ma non mi sfiora.
Mi giro verso di lui e gli accarezzo una guancia.
«Ci hai portato tante ragazze qui?»
«Solo te», risponde.
«E perché?»
«Perché ne valeva la pena solo con te»
«Anche se sono una frana con queste cose?»
«Quali cose?»
«Lo sai... Il sesso...»
Geo mi accarezza di nuovo.
«Vieni qui», dice e mi abbraccia. Sento il suo profumo e l'odore di buono del piumino. Mi bacia sul collo e io faccio lo stesso.
«Posso aspettare quanto vuoi», mi sussurra Geo «non ho fretta»
«Davvero?»
«Davvero. Questo non vuol dire che io non ti desideri tantissimo. Ma sono innamorato di te. Posso aspettare ancora...»
Salgo a cavalcioni su di lui e inizio a muovere il bacino. Lui mi guarda e sorride. Mi sfilo la maglietta e il reggiseno.
«Hai intenzione di stendermi qui, Laura? Vuoi vedermi morire?»
«No», dico «voglio fare l'amore con te. Voglio sentire cosa si prova»
Mi chino a baciarlo e lui mi afferra per i capelli e ricambia il bacio. Gli sbottono i jeans e inizio a toccarlo. Non l'ho mai fatto prima.
Mi sembra di avere in mano qualcosa che non appartiene del tutto a Geo. Come se avesse vita propria. Cerco di concentrarmi sui suoi gemiti e capisco come gli piace di più. Anche lui mi tocca. Finisce di spogliarmi senza smettere di toccarmi e poi si toglie la maglietta. Passo una mano sul suo petto e sento gli addominali che si contraggono. Mi mordicchio un labbro e lui geme di nuovo.
«Ti voglio», ripete, prendendomi per le natiche «ti voglio, Laura...»
«Anch'io», rispondo.
E adesso l'immagine di Prisca è sparita dalla mia testa, perché Geo è diverso. C'è solo lui, adesso, e il bianco del piumino e c'è il mio corpo sopra di lui. Mi struscio sulla sua erezione e sento che sono bagnatissima.
«Geo», sussurro «voglio sentire sulla mia pelle tutti i colori del mondo»
«Va bene, piccola», risponde e si sposta sopra di me.
«Quale colore vuoi per primo?»
«Quello che conosco più di qualunque altro. Il bianco»
«Bianco come la tua purezza», risponde lui.
Continua a baciarmi, intanto mi tocca piano con due dita. Mi muovo insieme al suo tocco e a un certo punto mi sembra di impazzire. Lo voglio talmente tanto che glielo prendo in mano e lo sfrego su di me.
Geo ridacchia.
«Sei proprio decisa, eh?»
«Sì. Ti conviene cogliere l'attimo»
«Ho un po' paura», dice Geo.
«Tu, paura?»
«Di farti male. E'l'ultima cosa che voglio. Se senti troppo male mi fermo»
Annuisco e lo tiro verso di me. Sento il suo respiro nelle orecchie. Lui si sporge a guardarmi, poi entra piano, poco alla volta, come se stesse esplorando una barchetta di carta e non volesse romperla.
«Male?»
«No. Mi piace», rispondo.
Geo spinge un po' di più e io urlo di dolore.
Mi gira la testa.
«Mi devo fermare?», chiede lui, preoccupato.
«No, vai avanti», rispondo, e mi aggrappo alla sua schiena.
Bianco come il colore della purezza. Come quest'attimo che sto vivendo adesso con te. Bianco come la pelle, come le lenzuola, bianco come le nuvole e la spuma del mare. Bianco come la prima volta che si fa l'amore. Bianco come il velo di una sposa. Bianco come il gemito che mi esce dalla bocca, adesso che noi siamo una cosa sola.
«Geo», sussurro «Geo» e non riesco a dire nient'altro che il suo nome. Lui trema. Credo si stia trattenendo dal fare qualsiasi cosa che potrebbe spaventarmi. O forse ha davvero solo paura.
«Ti amo, Laura», sussurra, mentre si toglie bruscamente da me.
«Ti amo, Geo», rispondo e lo accarezzo. Finisce di godere sulla mia pancia. Mi guarda fisso negli occhi.
«Sei la cosa più bella che poteva capitarmi», dice.
C'è una macchia sul piumino bianco. E' molto scura.
«E' rossa», mi informa Geo, esaminandola come uno scienziato alle prime armi.
«L'avevo immaginato», ridacchio e lui mi spinge sul letto.
Poi ricomincia a baciarmi.
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Shake my colors
Literatura KobiecaATTENZIONE: TROVATE QUESTA STORIA AMPLIATA E CORRETTA IN TUTTE LE LIBRERIE E SUGLI STORE ONLINE, PUBBLICATA DA Sperling & Kupfer! Laura ha diciassette anni e ama il pattinaggio più di ogni altra cosa. È solo lì, sul ghiaccio, che si sente davvero se...