Capitolo 15

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Mi contraggo totalmente: viso, schiena, gambe e braccia.
Respiro appena. Sudo.
La sua carne che spinge dentro la mia, le mie unghie che si aggrappano a lui.
Le mie urla che distruggono il silenzio dell'appartamento.
Mi tiene per i fianchi, spinge senza sosta, ed io prendo a scalciare dal piacere.
Una parte di me vuole che si fermi, l'altra vuole che non smetta mai.
Vorrei liberarmi, ma so che poi non mi darebbe più alcuna soddisfazione.
Quant'è passato? Un'ora? Quindici minuti?
Oddio...
La penisola non è più fredda sulla pelle della mia schiena, ma è rovente a causa del calore che lui mi sta facendo sprigionare.
La gola mi va a fuoco per quanta aria tento di prendere, le dita mi tremano e ho i capelli appiccicati alla fronte.
Una volta che tocco il cielo con un dito, aspetto che lo faccia anche lui, ma poi prende quello che deve essere il settimo o l'ottavo preservativo.
Ed eccolo di nuovo.
Forte, veloce, grosso. Tutto, appieno.
A fondo.
-Come diavolo... sono finito... in questo casino?- balbetto appena, fissandolo negli occhi che bruciano alla sola mia visione.
Ringhia ad un'altra spinta, facendomi gemere con dolore e piacere. -Io l'avevo... avvertita.- mi comunica, poggiando le mani sul marmo sotto di me e tenendosi per dare spinte ancora più possenti.
Non sento più nulla, se non il suono dei nostri corpi insieme. Sono allo stremo.
Per favore... smettila...
Sono stanco, saranno le due del mattino, mi gira la testa per quanto ho sonno.
-Mr. Styles... la prego...- lo supplico di darci un taglio, perché so che ha capito da tempo che mi sono arreso.
Per tutta risposta, mi prende da dietro la schiena e mi solleva.
Urlo dalla sorpresa quando mi fa appoggiare al muro bianco e freddo e sbatte con più forza di prima.
Mi fa sentire tutto se stesso nel culo, riempiendomi con determinazione e velocità. Mi aggrappo alle sue spalle e lo mordo sul collo per mollare la presa su di me.
Nulla da fare.
-Cazzo!- dal mio grido, capiamo tutti e due che ha trovato la mia prostata.
E continua a trovarla, a colpirla, a torturarla, cercando di spezzarmi dal mio piacere.
Però adesso sono più lucido di prima. Devo dimostrargli che posso resistergli. Non verrò per lui, lui è solo un ostacolo per quella che sarà la mia vita.
Devo sposare Rose, lei è quella giusta. È sempra stato così. Perché lui è comparso proprio ora?!
-Mr. Tomlinson... venga...- mi ordina a denti stretti contro l'orecchio, mordendomi il lobo, schiacciandomi e sbattendo ancora in quel punto paradisiaco.
-No!- lo grido deciso, tirandogli i morbidi e lunghi capelli bagnati dal sudore e sentendo con l'altra mano i muscoli tonici del suo braccio.
-Avanti!- le sue mani vanno al mio culo, che stringe con forza facendomi male.
-No!- scuoto la testa e tiro una sua ciocca all'ennesima spinta.
Mi molla, mi fa scendere, mi gira e mi fa finire piegato contro lo schienale del divano. Sono piegato in due più che mai e sono costretto a rimanerci per via di un'altra sua costante penetrazione. Le mie mani si appoggiano ai sedili e spingo come posso contro di lui per cercare di soffrire il meno possibile.
Mi sta andando il sangue alla testa, sto per vomitare.
Arriva in punti che mi fanno impazzire, oltre alla prostata, e non sembra affatto stanco.
Sento addirittura la mia stessa pelle tirare, mi sto allungando all'inverosimile per colpa sua.
La mia erezione sbatte contro lo schienale più volte e se provo a toccarlo, perdo l'equilibrio e mi faccio male da solo.
Ok, ok, respira profondamente. Puoi sopportarlo.
La mia voce esce strozzata, la stanza sta incominciando a girare ed è peggio quando lui fa quella mossa.
La mossa della trivella.
Perché sa che così mi ha in pugno.
Ok, no, non puoi sopportarlo!
-Harry, ti supplico, basta!- grido con le poche forze che ho e delle lacrime lasciano i miei occhi. Il mio richiamo lo fa fermare e veniamo entrambi, di nuovo.
Quasi mi manca la sensazione di essere bagnato da lui lì.
Sono rosso in viso, ne sono certo, perché sto morendo di caldo. E tra poco morirò anche disidratato.
Non so se sto piangendo perché ho ceduto, perché questa posizione era completamente diversa dalle altre o perché mi sono finalmente lasciato andare all'appagamento finale.
Mr. Occhi di Ferro mi tira su lentamente e quasi casco all'indietro. Mi prende appena in tempo e mi solleva. Fa il giro del divano e mi ci fa sdraiare, mentre lui va a sedersi sulla poltrona più vicina.
Riprendo fiato, una mano poggiata leggermente su un occhio e sulla fronte sudata.
Non ho mai fatto così tanta "ginnastica" in tutta la mia vita.
-Si sente bene?- mi sorride, mentre si stiracchia con le braccia, lese e pesanti almeno quanto le mie.
-Me lo dica lei: otto round consecutivi! Più che altro, sono confuso come non mai.- soffio le parole, sfinito. È la prima volta che ammetto la verità. Sia a me stesso, che a qualcuno.
-Su cosa?-
È serio?
-Su questo, su... noi. Su me stesso.- mi passo una mano tra i capelli e lo vedo che mi mangia con gli occhi.
-È più difficile dire che una persona ci appartiene, piuttosto che ammettere di essere di qualcuno, Mr. Tomlinson.-
Arcuo un sopracciglio e lo fisso confuso. Che diavolo vuol dire?
Mi inarco con la schiena e guardo lo schienale. Successivamente, sussulto e fisso il padrone di casa, rosso in viso. -Mi dispiace per... il divano. Spero non sia troppo costoso.-
-Direttamente da Barcellona, tutta la mobilia di questa stanza.-
Te pareva.
Rido leggermente, a cuor leggero, e ripenso a tutta la cazzata che sto facendo con lui.
Non sono un esperimento, un tentativo... sono molto di più. Vorrei che lo vedesse.
-Si è arreso?- glielo chiedo con fatica, ricevendo solo un sorriso stanco in risposta. -No, Mr. Tomlinson. Lei si è arreso a me.-
-E cosa le fa pensare questa cosa?- sorrido leggermente e sarcasticamente.
-Ha finalmente detto il mio nome.-

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