Capitolo 41

2.9K 202 43
                                    

Mi ci sono voluti due autobus per arrivare alla strada giusta che conduce alla roulotte di Stockfelt, ma a questo punto non posso tornare indietro. Cammino con passo veloce nell' oscurità della notte e arrivo alla mia meta. Guardo distintamente la roulotte di quel bastardo e quella di Keira McFly, entrambi hanno solamente una luce accesa. Nel parcheggio che ho appena superato ho visto il SUV di Alden, lo stesso che aveva lasciato la palestra poco prima che trovassi Lacy. Il cuore mi pulsa nelle orecchie, però non ho paura. Provo solamente un enorme e indiscutibile moto di rabbia.
Lo ammazzo.
Mi avvicino a una delle finestre che stanno al buio e uso una cassa vecchia della spazzatura per arrampicarmi e rompere il vetro con una pietra. Faccio cadere tutto il vetro all' interno ed entro, trattenendo i gemiti di dolore causati dal braccio e dalla coscia. Mi manca il fiato non appena cado a terra e ringrazio di essere finito sul braccio giusto. Torno in piedi con difficoltà e sento il suono della doccia con sottofondo una canzone dei Guns & Roses.
Ok, non so quanto tempo ho a disposizione, mi basta trovare delle prove.
Giro su me stesso e guardo dove sono finito: una scrivania, un letto matrimoniale, un comodino, una scarpiera malandata e due armadi differenti. D' accordo, sono nella sua stanza o in quella dei suoi genitori. Credo che abbia i genitori, dato che Keira mi aveva raccontato che sua madre ha problemi con la droga e nessuno ha mai visto suo padre. Quello che non capisco è perché ci siano due armadi: uno è di legno fresco, grande e moderno, l' altro è piccolo sull' azzurro sbiadito e vecchio. Apro il primo e vedo solo vestiti appesi con delle grucce. Magliette, pantaloni, felpe...
Non appena tocco un tessuto a me familiare trasalisco e tiro fuori la felpa blu con zip.
Cazzo.
È la stessa... la stessa felpa del mio aggressore, la riconoscerei tra mille. La esamino con attenzione e trovo delle piccole chiazze di sangue. Scommetto tutto l' oro del mondo che è il mio.
Stronzo coglione...
Mollo la felpa sul letto matrimoniale e apro l' armadio più vecchio. Mi si strozza un singulto in gola e non mi muovo, come se una bomba stesse per esplodere proprio davanti a me.
Armi. Tante fottutissime armi.
Pistole di ogni genere, di ogni anno e origine. E tra queste, basandomi sulle mie ricerche, riconosco la pistola mitragliatrice Glock 18: la stessa che è stata usata su di me e i miei amici nella nostra vecchia casa.
Respiro dal naso e il mio petto trema. Due prove, figlio di puttana.
Metto anche questa, con delicatezza, vicino alla felpa incriminata. Ho bisogno di picchiarlo, sento il bisogno doloroso di fargli del male. Faccio un passo in direzione della porta, sempre sentendo l' acqua che cade, e qualcosa di metallo rotola nello sfiorare il mio piede. Abbasso lo sguardo e vedo quello che spero non sia quello che penso. Mi chino piegando le ginocchia e allungando la mano prendo gli oggetti che sbucano da sotto il letto: un piede di porco arrugginito e un coltello svizzero. Sono stati lavati di recente, tuttavia vi sono ancora dei segni; segni di chiazze di sangue.
"È stata colpita alla testa con un corpo contundente, per esempio un piede di porco".
Stringo con forza i denti e contraggo i muscoli dell' addome. Ecco con cosa l' ha colpita alla testa e ha usato il coltello per tagliarle i polsi e farlo passare per un suicidio.
Lacy.
Porto gli occhi alla porta e respiro pesantemente. Quello stronzo codardo figlio di una troia... Lancio con nonchalance il piede di porco e il coltello vicino alle altre prove e prendo in mano una piccola pistola dall' armadio azzurro. Mi assicuro che sia carica quando non sento più il suono della doccia.
Ti sei messo contro la persona sbagliata.
Mi nascondo dietro la porta e aspetto che entri. La sua figura si fa largo nella stanza, le mani a tamponare con un asciugamano i capelli bagnati e il corpo coperto solo dai boxer. Rimane sconcertato quando vede gli oggetti incriminati sulle sue lenzuola. -Ma che cazzo...?-
Adesso.
Chiudo la porta con un colpo secco, lui si volta e punto la canna verso la sua testa.
-Tomlinson?-
-Che diavolo hai fatto a Lacy?- domando freddo e mi avvicino di poco a lui. Ci troviamo faccia a faccia e lui fa una smorfia. -Io? Fratello, è venuta lei da me, lei mi ha rotto le palle!-
-E questo giustifica la tua aggressione? L' hai resa sorda, pezzo di merda.-
-Sorda?-
-Esatto. Tu le hai tolto l' udito? Io ti toglierò la vita. Per Lacy e per Amber, ma prima rispondimi... dov' è Keira?- la mano mi trema e cerco di tenere ben salda l' arma come posso. Sulla fronte di Alden si creano delle rughe. -Come cazzo faccio a sapere dove si trova Keira? E che diamine c'entra Talles, adesso?-
-L' hai uccisa!- urlo.
-Uccisa? Che merda ti sei fumato, stronzetto? Senti, la Hanson è venuta a rompermi il cazzo dopo che sono uscito dalla palestra e mi ha accusato di averti stalkerato o che cazzo ne so io. Mi ha tartassato, ha cominciato anche a darmi pugni e schiaffi, io ho preso il piede di porco e l' ho fatta svenire nel parcheggio, poi l' ho nascosta nelle docce e le ho tagliato i polsi per far credere che si fosse uccisa da sola. Lo confesso, ho avuto una reazione esagerata, ma non ne so un' emerita mazza riguardo a Keira e Amber.-
-Bugiardo, sono solo stronzate... Sei stato tu, non è vero?!- scuoto il capo e ora che ha confessato sento solamente la bile salirmi in gola per essere rimessa. Fa schifo, questo ragazzo è la schifezza fatta persona. -Le hai rapite tu, sei sempre stato tu! Hai sparato tu alla nostra vecchia casa, tu mi hai aggredito due volte e mi hai investito, sei tu che mi mandi sempre quelle dannatissime foto. Oltre che uno stalker e un aggressore sei anche un assassino!-
-Ok, adesso sembri veramente uno psicopatico.-
-Ah, ma davvero? Allora spiegami, come mai hai tutte queste armi nella tua stanza?-
-È la camera del mio patrigno, ha una ditta che vende armi e le ricompra, e la felpa me l' aveva rubata Keira.-
-E dov'è adesso il tuo patrigno?-
Alden serra la mascella e punta gli occhi scuri da per tutto, tranne che su di me. Sta mentendo. -Proprio come immaginavo... è tutto inutile, Alden. È finita, ti ho beccato. Ora hai due scelte: lasciati uccidere da me come il figlio di un cane che sei oppure io chiamo la polizia e ti fai dare l' ergastolo.- mormoro a denti stretti, con un fuoco che brucia ardente nel petto. Lo voglio morto, questo coglione. -Prima però dimmelo: dov' è Keira?-
Mi fissa, è incazzato nero e sta contraendo ogni muscolo del corpo. -Parla, lei dov'è?!- sbraito e preparo il primo colpo.
Fanculo il mio futuro, fanculo la mia vita. Gliel' avevo detto, l' avevo avvertito, non doveva toccare le mie amiche.
Muori, Stockfelt.
-Louis!-
Torno per un secondo con la mente lucida e sentiamo il rumore della porta principale che viene abbattuta, poi quella della camera dove siamo noi viene sfondata. Niall ha il fiatone e resta impalato quando vede che ho Alden sotto tiro. -Louis... metti giù la pistola.-
-È stato lui, Niall.-
-Lo so. Hanno guardato le videocamere di sorveglianza del parcheggio della palestra, la polizia è già qui fuori e tu non devi fare il paladino della giustizia.- parla con parole chiare e alza le mani per incitarmi a non fare cazzate. Sto combattendo contro la mia parte ragionevole, questo pezzo di merda potrebbe anche passarla liscia.
Non è giusto, Lacy meritava di meglio.
-Dammi la pistola.-
-Lo voglio uccidere.- borbotto e stringo la presa, non temendo che mi possa partire un colpo. Alden resta impassibile, non ha paura e mi guarda negli occhi senza timore.
-Anche io lo voglio vedere senza più fiato in corpo e seppellito sotto terra, ma non tocca a noi il compito di punirlo.- mi viene più vicino e allunga una mano. -Dammi. La. Pistola.-
Mi passo la lingua fra le labbra e prendo aria dalla bocca. Ansimo e mi vengono le lacrime. -Niall...-
-Mi avevi detto di non cedere alla rabbia, di non fare casini e di usare la testa. Volevi evitarmi la prigione perché sei mio amico e adesso io voglio fare lo stesso con te.- insiste e ammorbidisce la voce, -Non sei il Louis che ho conosciuto, non più. È un bene che tu ti lasci andare alle tue emozioni, ma questo è troppo. Torna in te, Lou. Non perdere il controllo, pensa a Grace.-
Grace.
Sento improvvisamente freddo e barcollo di poco. -Grace...-
-Sì, esatto. Ricordi cosa mi hai detto quando mi hai raccontato la verità su te e lei? Che eri un ragazzino che non ragionava, che non pensava prima di agire. Non fare lo stesso sbaglio con Alden.-
Mi mordo il labbro, il battito aumenta e comincio a vedere solo la figura di Alden.
Rabbia. Dolore. Furia.
Spara!
Non sparare!
Fallo!
Non farlo!
-Ma Lacy... lei...-
-Lei non è sorda!- esordisce e lo osservo con la coda dell' occhio, -È stata una cosa del momento, quando te ne sei andato ha ripreso a sentire. Sta bene e di sicuro non vuole che tu faccia una bastardata del genere. Ricordati chi vuoi essere, Louis. Pensa a Lacy, a Mary, a me, alle tue sorelle, a tuo figlio... pensa a Harry.-
Quel nome mi indebolisce tutto d' un colpo. No, Harry no... non posso fargli questo. Né a lui né al piccolo Troy.
Per la prima volta, mi rendo conto di quello che sto per fare, di cosa sto buttando via per niente.
Cosa sto facendo?
Disperato, consegno la pistola a Niall e i poliziotti entrano nella stanza. Ci fanno uscire e il mio amico mi porta fuori all' aria aperta, dove mi aspetta Harry con una delle sue macchine. Vedo anche i due detective con la quale ho parlato giorni fa all' ospedale e raggiungono i loro colleghi nella roulotte. Comprendendo come stanno davvero le cose, mi rivolgo al biondo: -Non è vero che era temporaneo, giusto?-
Niall si morde una guancia e scuote la testa, gli occhi luminosi in procinto al pianto. -No, è ancora senza udito.-
-Non fa niente.- lo abbraccio, -Avrei detto lo stesso anch' io per salvarti.-
-Non farlo più, Lou.- singhiozza su di me e io annuisco. Mi rannicchio sulla sua spalla per avere un po' di pace da questo mondo e lui si allontana solo dopo un po'. -Io torno in ospedale da Lacy, Mary e Nate mi stanno aspettando per fare il cambio. Tu che fai?-
I miei occhi cercano il riccio. -Penso che andrò a riposare per qualche oretta.-
-Bravo.- mi colpisce piano su una spalla, -Dovremo farlo tutti.- mi sorride in modo triste e si dirige verso la fermata dell' autobus più vicina. Rifiuta il passaggio che gli offro, coscente che Harry non avrebbe protestato, e sparisce dalla mia vista. Sobbalzo quando sento Alden che urla e tenta di ribellarsi alle mani dei poliziotti che lo stanno conducendo, in manette, verso una loro macchina. Stavolta è vestito e più arrabbiato di prima. -Non date ascolto a quello stronzo, non so di che cazzo stia parlando! Non ho fatto niente!- urla ai quattro venti, poi mi fulmina con lo sguardo: -Non finisce qui, frocio di merda!- dice, prima che gli chiudano la portiera e venga portato via.
Dio.
Trattengo le lacrime e vado verso Harry, il quale non esita nel tenermi stretto a lui. -Mi dispiace per Lacy.-
-Stavo per sparargli...- sussurro sulla sua giacca, costosa e profumata. -Stavo per uccidere una persona, come posso essere diventato così orribile? Prima lo stupro di Grace, poi Amber e adesso questo.- singhiozzo e mi lascio andare, -Sono un mostro, lo sono sempre stato e sempre lo sarò.-
-Non sei un mostro.- mi accarezza tra i capelli dolcemente, mi fa alzare il viso e mi costringe a guardarlo. Mi sorride con amore. -Eri arrabbiato. Hanno fatto del male alla tua migliore amica e tu hai lottato per lei. L' importante è che tu ti sia fermato, proprio come con Amber. Ti sei fermato, Louis, ricordati solo questo.-

One Hundred's TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora