Capitolo 16

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"-Mr. Lestys, la prego...- sospirò Alexis, sentendo le mani di lui accarezzarle dolcemente le cosce liscie e morbide da sotto la gonna. -Il mio... ragazzo...-
-Non è qui, adesso, Miss Brooks. Ci sono io... e c'è anche lei.- sussurrò sensualmente al suo orecchio il suo professore, prima di baciarla al lato del collo per farla impazzire...".

-Lou?-
Chiudo velocemente il pc, salvando quello che ho scritto, e mi volto verso Niall, che mi guarda dalla soglia della mia stanza. -Sì?-
-Sei pronto? Dobbiamo andare al college.-
-Arrivo.- dico velocemente, prendendo le mie cose e scendendo le scale assieme all'irlandese.
Prendiamo la mia auto ed io mi bevo un caffè nel frattempo che Lacy guida al posto mio.
Ho passato l'intera mattinata e metà pomeriggio a scrivere. Sono addirittura arrivato al capitolo otto... e pensare che ero a corto d'immaginazione.
-Lace! Accendi la radio, che mi sto per addormentare.- borbotta Niall dai sedili posteriori, con gli occhiali da sole, una canottiera bianca e una camicia aperta, scozzese e rossa.
-Si dice "per favore".- lo corregge la cugina, facendo comunque come gli ha chiesto lui.
-Prego.-
Lacy si volta velocemente verso Niall e gli fa una linguaccia. -Stupido.-
-Cretina.- ribatte il biondo, alzando uno dei finestrini di dietro. -Lou, puoi trovare qualcosa di decente, per favore?-
-Ehi! A me non lo dici e a lui sì?-
-Lui, mia cara, a differenza tua, mi presta i vestiti quando ne ho bisogno.- sorride con soddisfazione alla ragazza, la quale gli fa il dito medio. -Scusami tanto, allora, la prossima che me li chiederai ancora, ti presterò la mia maglietta di Dolce & Gabbana, la mia borsetta Gucci e i miei tacchi firmati Prada!-
-Finalmente ti sei decisa a soddisfare la "Prima Donna" che è in me, cugina!- se la ride Niall, beccandosi un pugno alla gamba da Lacy, che aveva allungato il braccio. -Ahia! Louis, Lacy mi colpisce!-
-Lacy, non colpire Niall.- mormoro una delle solite frasi che sono abituato a dire loro, mentre cerco una canzone alla radio.
-Se una botta in testa da piccolo l'ha reso idiota, una adesso lo renderà Einstein! Dovrebbe solo ringraziarmi.- ghigna Lacy, tornando con lo sguardo sulla strada e svoltando.
-No, che poi diventa dislessico. Se mai Freud, sarebbe più adatto per il nostro college.- rido, appoggiandomi allo schienale dopo aver lasciato su una stazione radio che produce i Vertical Horizon.
-Ma tu da che parte stai?!-
-Dalla sua.- indico Lacy, lasciando a bocca aperta il mio amico.
-Come?!-
-Ah! Tiè!- sorride a trentadue denti la ragazza, canticchiando il ritornello.
Rido a cuor leggero, guardando New York scorrere sotto al mio sguardo.
Di solito ripenso a Los Angeles quando fisso questa città e mi manca casa. Le mie sorelle, mia madre... le sento quasi sempre per telefono, ma averle vicino è un'altra cosa.
Ad un certo punto, alla radio viene trasmessa una canzone che mi fa smettere di respirare.
Green Eyes dei Coldplay.
E che cazzo!
-Oh! Alza il volume, questa è stupenda!- si agita Niall, allungandosi lui stesso per alzare il volume.
Mi trattengo a stento dall'imprecare e sono costretto ad ascoltarmi il testo della canzone, soprattutto perché i due cugini si sono messi a cantarla a squarciagola.
Dio, la cosa che mi spaventa di più è che questa è una canzone con note basse. Con una in cui bisogna praticamente urlare... vi risparmio la scena orrenda.
Fisso oltre il finestrino e nel mio cuore si fa spazio un sentimento, che mi sembra... nostalgia. Nostalgia di Mr. Occhi di Ferro.
Questa canzone sembra essere fatta per lui. Solo ed esclusivamente per lui.
E ripenso e rivedo i suoi occhi. Così profondi, misteriosi, pieni di segreti, verdi scuri come il muschio delle montagne e con quello sguardo di ferro ardente...
Merda, sono fottuto.
Sospiro pesantemente e tiro fuori l'agenda dalla mia cartella scolastica. Oggi ho in programma il college, l'allenamento alla palestra di boxe e la cena con Mr. Occhi di Ferro e i suoi dipendenti in... non so in quale maledetto posto.
E in mezzo a tutto ciò devo pure avere il tempo di farmi una doccia.
Un messaggio mi arriva sul telefono e lo tiro fuori dalla tasca dei jeans. È Rose e mi ha mandato una foto.
Dei biglietti con la foto di un tramonto su New York e dei piccoli campanellini decorati d'argento.
Che diavolo...?
"Cos'è questa roba?".
"Tu che dici? Gli inviti e le bomboniere del matrimonio".
"Ah, ok... Carini".
Faccio uno sforzo sovrumano per non contraddirla. Perché cazzo ha scelto un fottuto tramonto da mettere sugli inviti?!
"Come sta la tua amica?".
"Chi?".
"Quella che sei andata a trovare ieri sera in ospedale".
"Ah... sta bene, era solo un classico mal di pancia premestruale. Com'è andata ieri subito dopo che me ne sono andata?".
In generale, da schifo! Se intendi solo la scopata, è stata dura fino in fondo! In tutti i sensi...
"Bene. Stasera devo andare alla cena alla quale ci aveva invitati, ricordi?".
"Va bene. Io sono già in aeroporto. Ci sentiamo tra due giorni. Ciao".
"Ciao".
Niente "ti amo", niente "mi mancherai"... ma ci sono abituato, ormai.
Lacy parcheggia una volta che siamo arrivati. Mi dà le chiavi e prendiamo le nostre cose. Mi finisco il caffè e butto il bicchiere in un cestino qualsiasi.
Gli studenti sono ovunque. Chiacchierano, studiono, leggono... ognuno di loro sembra non avere problemi. Anche io sembro così, ma le apparenze ingannano.
-Bonjour!- una testa mora spunta nella mia visuale e Jullienne sorride a tutti e tre. Niall l'abbraccia con disinvoltura, ma si vede che ci tiene.
Alzo gli occhi al cielo. È cotto.
Ci dividiamo non appena suona la campanella e andiamo ognuno ai propri armadietti e nella propria aula.
Una volta giunto nella mia, salgo le scale bianche per andare a sedermi al mio posto.
Il suono di una risata sghignazzata mi fa voltare verso il basso e vedo quattro ragazzi passarsi velocemente quella che mi sembra una canna.
Non ci metto molto a riconoscere uno di loro, quello che si è da sempre definito il leader: Alden Stockfelt, l'ex di Lacy. A parere suo, uno stronzo di serie A. Alto un metro e novanta, circa, capelli con cresta bruni, occhi indagatrici e di color miele... un bel ragazzo. Ma stronzo lo stesso.
Una sera, Lacy era tornata a casa piangendo per causa sua. Stranamente, il giorno dopo, la macchina del coglione era stata fatta a pezzi da uno sconosciuto. Non dissi niente quando vidi il piede di porco in camera di Niall.
Mi prendo un colpo quando i suoi occhi finiscono su di me. Lo guardo a mia volta, senza dargli alcun cenno di saluto. Non mi aveva mai guardato veramente, prima.
Sorride in modo strano nella mia direzione e si lecca le labbra lentamente. Deglutisco e guardo da un'altra parte, disgustato.
Viscido.
Ci mettiamo tutti ai nostri posti quando suona la seconda campanella ed io prendo ciò che mi serve, poggiando tutto sul banco.
Il professor Lee, il nostro insegnante di Psicologia, ha avuto da poco un incidente in auto ed è ancora sotto i ferri. Perciò avremo un supplente.
Apro il libro alla pagina dell' ultimo argomento che abbiamo fatto, quando la porta viene chiusa con forza e sento una voce familiare che parla alla classe: -Buongiorno, ragazzi. Dato l'infortunio di Mr. Lee e che ha già una certa età, ha dato le dimissioni, quindi io starò con voi fino alla fine dell'anno.-
Alzo la testa di scatto e non mi sento più nessuna parte del corpo quando vedo chi c'è a scrivere il proprio nome alla lavagna.
Questo. È. Un. Fottuto. Incubo.
-Mi chiamo Porters, Bailey Porters. Ma per voi, solo professoressa o Miss Porters.-

One Hundred's TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora