Capitolo 38

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La donna di fronte a me ha la mia stessa altezza, il mio stesso colore di capelli, sempre legati in una crocchia fatta con bacchette, e gli occhi di una leggera sfumatura dorata. Porta con eleganza dei pantaloni e una camicia estiva scura, mentre mi fissa standomi di fronte.
-Mamma, cosa ci fai qui?- la mia domanda suona rassegnata, ma in parte non lo è. Alcune volte, si ha la necessità dell'affetto materno e questa è una di quelle volte.
Si avvicina a me e mi stringe in un abbraccio stritolatore. -Che domande mi fai? Sto facendo un lungo viaggio di lavoro e ne ho approfittato per venire a salutarti, purtroppo devo ripartire subito a causa del fatto che sei arrivato più tardi di quanto mi avevano detto. Salutami Rose e i suoi genitori.- mi dà un bacio sulla fronte, ma poi mi fissa intensamente in viso e poggia una mano sul mio petto. -Tesoro, hai delle occhiaie terribili! E senti il tuo cuore, batte come un tamburo. Fila subito a letto, signorino.- mi rifila una leggera pacca sul sedere e mi spinge verso le scale, mentre tira fuori dalla cucina tre valige e una borsa.
Dovevo aspettarmelo. Non è la prima volta che mi ritrovo mia madre in casa di colpo e sempre per colpa del suo lavoro. Prima che papà morisse, faceva la commessa in un negozio di scarpe. E subito dopo la nostra perdita si è buttata a capofitto in studio e lavoro, licenziandosi e trovandone un altro dove testavano e inventavano nuovi giocattoli per bambini.
-Ti voglio bene, chiamami per qualsiasi cosa.- mi manda un bacio volante e sta per aprire la porta, però ci ripensa e si volta verso di me: -Ricordati di chiamare almeno due delle tue sorelle, non ti fai mai sentire. Buonanotte, LouBear. E dormi, chiaro? Non accendere il telefono, il computer e non aprire nessun libro, ci siamo capiti?-
-Sì, mamma.- faccio un verso lamentoso, per poi farle il verso non appena se ne va. Possibile che ogni volta che ci vediamo debba sempre criticarmi o darmi ordini?
Mi butto sul letto e non mi sforzo nemmeno di mettermi il pigiama. Tolgo le scarpe e m'infilo sotto le coperte, dormendo subito profondamente.

Eccola lì, bella come un' orchidea.
Se ne sta tranquilla a leggere uno dei suoi mattoni sotto uno degli alberi della scuola, mangiando un panino col burro d'arachidi portato da casa. I capelli rossi sono raccolti in una treccia laterale, un po' coperti dal cappellino autunnale viola. I pantaloncini corti di jeans le arrivano fino a poco dopo le ginocchia e la felpa nera m'impedisce di trovare le sue curve perfette.
Possibile che mi senta accaldato anche al solo guardarle i polpacci nudi? Sono magri, un po' carnosi, contornati dalla sua pelle leggermente abbronzata e accompagnati dai suoi stivaletti.
Grace... bellissima Grace.
Sono riuscito a chiedere a Rose Catherine O'Donnell di uscire, e lei è fra i più popolari, perché me la faccio sotto con questa rossa? Forse perché Grace ha più seno rispetto alle altre, forse perché si comporta già come una donna matura. Neanche la mia insegnante privata di Matematica, Miss Jellis, mi fa eccitare così tanto.
Stringo in modo forte il mio sacchetto del pranzo, senza distogliere lo sguardo dalla mia compagna di scuola. Dovrei essere nel laboratorio d'arte a mettere a soqquadro i dipinti di tutti assieme ai miei amici, ma ho dovuto inventare la scusa del secolo pur di svignarmela. Incredibile: io che rifiuto di divertirmi pur di parlare a una ragazza.
Mi do del coniglio. Va' da lei e parlale, Louis, è solo una femmina.
Faccio un passo incerto, poi un altro, e alla fine mi decido, camminando in modo che sembri tranquillo, ma non lo sono per nulla. Mi siedo vicino a lei proprio quando morde una mela verde, abbinata coi suoi occhi, e leggo il titolo del libro che ha in mano: Il conte di Montecristo. Rimango stupito. So che è una lettura tosta, basata sulla vendetta. L'ho letto anche io, ma nessuno lo deve sapere.
-Ciao.- parlo finalmente. Lei sobbalza e si volta verso di me, i nostri nasi si sfiorano. L'ho spaventata, era troppo presa dalla storia. La respiro senza accorgermene: sa di fragole... amo le fragole. Come amo le sue lentiggini, che le popolano tutto il viso, come stelle rosse.
-Sono Louis. Facciamo Letteratura e Storia insieme, sto sempre seduto dietro di te.- tento di farle capire chi sono, sperando di non fare una figuraccia.
Lei arrossisce un po', ma poi annusice, timida. -Mmh, sì. Io mi ricordo di te.-

One Hundred's TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora